Concorsi, graduatorie e personale. Il metodo Cilento sbarca ad Eboli - Le Cronache
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Concorsi, graduatorie e personale. Il metodo Cilento sbarca ad Eboli

Concorsi, graduatorie e personale. Il metodo Cilento sbarca ad Eboli

E’ nelle pieghe di leggi, leggine, regolamenti e circolari che si annida il batterio del clientelismo, anche di quello esercitato «in buona fede» o «per una causa giusta», ove mai risulti possibile conciliare i tre concetti. Chi scrive si è occupato in più occasioni, anche su queste colonne, della diffusa pratica delle assunzioni nel pubblico impiego negli enti locali attraverso il meccanismo dei comandi, dei distacchi, delle graduatorie e dei concorsi «sartoriali» cosiddetti, vale a dire di quelli disegnati, ritagliati e confezionati su misura in base alla bisogna. Abbiamo raccontato, nei limiti delle possibilità, di come questo sistema abbondi nel Consorzio farmaceutico cui Eboli aderisce o, soprattutto, Cilento, dove un numero imprecisato di enti, piccoli e meno piccoli, poggiando su instabili piattaforme di transito come l’Unione dei Comuni, la Comunità montana di turno o altri alla fine aggravano le già ammalate piante organiche di diversi settori del pubblico impiego, specie nei comuni. Il figlio del sindaco qua, l’amica dell’assessore là, il medico piazzato sotto, il manovale piazzato sopra, il diplomato che diventa dirigente, quello con la terza media ma senza titoli assorbito alla carlona perché “ha i voti di famiglia”, la cognata del magistrato (di qui una generica distrazione nei controlli) parcheggiata a sud per andare poi a nord accanto a quella del poliziotto e via elencando. Insomma, un meccanismo scoperto che, a conti fatti, non risolve i problemi di tenuta del personale pubblico, semmai la peggiora, per non dire dei costi che a valle tutti dovremo sopportare. E la ruota gira, gira sempre, ogni tanto ne fermano qualcuno mentre un altro è già in rampa di lancio come un missile di Hamas. Gli anni passano, i peli cadono ma i lupi avanzano sapendo che di cacciatori in giro v’è poca ombra.
Sistema importato
Ora pare che questo batterio si sia annidato anche nella città di Eboli, amministrata da due anni dall’avvocato Mario Conte con un maggioranza scombiccherata (diceva Andreotti: «Le guerre si fanno con gli eserciti che si hanno») a tratti esilarante a tratti preoccupante per via del timbro assunto in continuità di quanti precedettero Conte stesso: la qual cosa non lascia presagire nulla di buono. Su un “concorso” cadde l’ex sindaco Cariello, a tacer d’altro, su un altro “concorso” gli schizzi di fango rischiano di macchiare il gessato del relativamente nuovo sindaco. E sarebbe un gran peccato. Ma tant’è.
Succede che l’ente locale pare abbia proceduto alla “acquisizione” di una graduatoria per tre posti di impiegati amministrativi traendola dal comune di Bellosguardo, profondo Vallo di Diano. Lo poteva fare? Certo che sì, la legge lo consente, si tratta di capire, però, se sia stata rispettata in ogni suo aspetto la norma: sarà anche tutto una Babele di commi e di virgole, roba che fa impazzire tutti noi, ma finché sono in vigore le leggi sono leggi. Punto. Ci si chiede, in primo luogo: il comune del Bellosguardo come mai ha fatto questo bando se non ha più utilizzato il personale in graduatoria? Non l’avrà mica fatto per il comune di Eboli? E’ verosimile pensare che l’utilizzo di quella graduatoria da cui sono state scelte le tre nuove figure professionali abbia avuto una etero-direzione tipica di questi ambiti, un dettaglio che col tempo si chiarirà da solo. Sta di fatto che il rispetto di alcune prescrizioni di legge pare non abbia ottenuto troppo successo: le quote riservate a determinate categorie, come le forze dell’ordine, l’esercito e/o i volontari del servizio civile, non sarebbero state tenute nel giusto conto, anzi, non sarebbero proprio state calcolate come dovuto. Con ciò determinando, verosimilmente, un pervertimento del meccanismo di assunzione all’interno del comune.
Schermaglie mediatiche incomprensibili
Nelle scorse settimane c’è anche stato qualche bagliore dell’argomento su alcuni organi di stampa ma quanto emerso non è stato di agevole interpretazione. Quel che si è capito è l’anomalo ingresso dello stesso primo cittadino nella discussione sulla materia attraverso pubbliche prese di posizione (tali sono tutte le cose che compaiono sui media), quasi che la faccenda riguardasse il suo ruolo e non quello, autonomo e separato, della dirigenza impiegatizia, al netto della sua delega al Personale.
Ovvio che, una volta entrato il sindaco in medias res, come dicono gli uomini di mondo, le osservazioni eventuali sul problema tornino verso di lui.
Ad esempio, chiedersi se il sindaco ritenga che il regolamento comunale possa inibire l’applicazione della legge che, in caso di nuove assunzioni, impone una quota di riserva in favore dei volontari che hanno concluso il servizio civile e dei volontari delle forze armate. Oppure se non ritenga che la riserva debba essere applicata dall’ente detentore della graduatoria (in questo caso Bellosguardo) e quindi se l‘ente detentore non è obbligato non si applica la legge. Non è così, non può esserlo, nulla si regge in piedi se è contra legem, come Conte sa benissimo. Nel caso che ci interessa la legge sarebbe inapplicabile anche per i giovani del servizio civile perché è in vigore da giugno 2023 e le graduatorie sono tutte precedenti. C’è poi in questa direzione anche un problema di “discriminazione” che nulla ha a che vedere, fortunatamente, con la nevrosi dilagante nella società dovuta all’ossessiva petulanza della parte politico-culturale cui pure appartiene il primo cittadino. No, qui non parliamo di immaginarie discriminazioni nel reclutamento della forza lavoro nei confronti di stranieri, sodomiti o roba del genere: parliamo invece del fatto che l’ente, per favorire questa sua manovra, ha previsto di applicare le riserve di legge solo per le procedure con il Centro per l’impiego, cioè solo per le aree inferiori. E’ o non è discriminazione questa?
La Faq che non ti aspetti
Va altresì sottolineato che è stato bandito un concorso da funzionario amministrativo, ampliato anche ai funzionari contabili ma solo dopo la pubblicazione del bando, stabilendo l’equivalenza con una Faq (Frequently asked question) inserita in una pagina interna del sito del Comune da trovare col lanternino, cioè senza una vera pubblicizzazione e senza disporre la riapertura dei termini per consentire pari opportunità di partecipazione: come mai? L’ente ha poi previsto nel fabbisogno triennale del personale approvato dalla giunta, poi dal consiglio comunale, di assumere nel 2023 i funzionari amministrativi diversificandoli dai funzionari contabili, i quali dovranno essere assunti nel 2024. Lo stesso bando di concorso prevede l’assunzione di funzionari amministrativi e non contabili: come si spiega questa cosa se non con la suggestione che sindaco e funzionari abbiano modificato le decisioni della giunta e del consiglio? Non si sa.
Si è parlato di equivalenza dei profili, un dato che appare anomalo perché l’area professionale (che ha rilevanza solo sul piano dell’inquadramento giuridico del personale) ricomprende i profili che appartengono alla stessa area e riguardano invece le professionalità. Un po’ come dire: ci serve un contabile ma assumiamo un farmacista che appartiene alla stessa area professionale perché comunque è laureato. Evidente che la cosa non stia in piedi. Perciò anche i funzionari amministrativi partecipano ai concorsi banditi per i contabili e per i farmacisti. Ma sembra che il Consiglio di Stato (sent. 2486-2019) abbia escluso questa equiparazione sostenendo che «l’identità dei profili non può essere desunta semplicemente sulla scorta della mera equivalenza dell’inquadramento e della posizione economica attribuita, ben potendo verificarsi che mansioni, sebbene ricadenti all’interno della stessa area e categoria, richiedano per il loro svolgimento competenze non equivalenti (…) Un utile elemento di valutazione consiste nel confrontare le rispettive procedure concorsuali, con speciale riguardo alle prove di esame e ai requisiti di partecipazione». Perciò, sono equiparabili alle graduatorie dei funzionari amministrativi solo le graduatorie dei funzionari contabili che hanno previsto la partecipazione dei possessori dello stesso titolo di studio. Anche qui sembrerebbe evidente che tale valutazione non sia stata fatta.
La domanda finale, globale diremmo, a questo punto è: la (presunta) mancata coerenza dei concorsi con il fabbisogno triennale del personale determina o no una nullità insanabile con annesso danno erariale? Le interpretazioni delle norme e dei regolamenti comunali nei sensi indicati dal sindaco e dagli uffici sono confortate dai pareri dell’ufficio legale e del segretario comunale? Non si è capito bene. Almeno non ancora.
(pierre)