di Erika Noschese
Nel periodo di pandemia, ovvero dal primo lockdown ad oggi, si è verificato un incremento crescente delle emergenze in Codice Rosso ma, proprio nei mesi di blocco, chiamate totalmente ferme. A lanciare l’allarme sul netto aumento dei casi di violenza sulle donne l’avvocato Claudia Pecoraro, dell’ufficio legale dell’associazione Sofferenza Donna ong che opera sui territori della Campania, con i centri antiviolenza Leucosia di Salerno e Piano di Zona S10 con sede ad Atena Lucana. “Subito dopo il lockdown e le varie zone rosse che si sono susseguite le chiamate sono aumentate, ogni giorno di più, tanto che dal rapporto Istat abbiamo potuto appurare che c’è stat un incremento di oltre il 79% delle chiamate al 1522 rispetto all’anno precedente”, ha dichiarato l’avvocato Pecoraro, evidenziando che proprio durante la chiusura, il fatto che una donna viva proprio con il maltrattante, la porta ad essere maggiormente a rischio. I centri anti violenza hanno fatto i conti anche con un aumento di richieste per violenza dai figli: “Un aumento delle richieste di donne che hanno subito non solo una violenza all’interno delle mura domestica ma un indurimento di quella violenza”, ha aggiunto l’avvocato Pecoraro che, in questi mesi, ha avuto modo di accogliere donne veramente disperate, vittime di violenza fisica e psicologica ma oggi è stato fatto un passo avanti riconoscendo anche la violenza economica e verbale. La donna vittima di violenza, con il tempo, tende ad isolarsi dai contatti esterni, rimanendo sempre più sola. “Noi ci siamo sempre per loro, non sono mai sole e noi lavoriamo quotidianamente anche per sensibilizzare l’opinione pubblica”, ha dichiarato ancora l’avvocato Pecoraro ribadendo che il pericolo non è mai solo la violenza fisica. Oggi, una donna fatica a denunciare anche per la lentezza della giustizia penale i cui processi hanno un iter molto lungo che porta la donna maltrattata a vivere più volte quei momenti terribili. Spesso, è l’ambiente familiare a indurre i figli ad essere violenti nei confronti della madre, come ha detto l’avvocato Stefania De Martino che, da oltre 30 anni, si occupa e combatte attivamente la violenza sulle donne. “Spesso i ragazzi hanno lo stesso atteggiamento del padre nei confronti della madre o della sorella. Come centro anti violenza viene raccolta anche la denuncia relativamente ai figli ma bisogna dividere tra minorenni e maggiorenni perché ci sono percorsi e approcci differenti”, ha dichiarato l’avvocato De Martino evidenziando che, con i minorenni si interviene attraverso il tribunale per i minorenni e con i servizi sociali, per recuperare una dinamica disfunzionale che c’è in famiglia. Spesso, le donne dopo aver denunciato ritornano dai propri mariti, compagni: “Credo, per la mia esperienza, che tra l’abusante e la vittima si crea una dipendenza molto forte”, ha evidenziando l’avvocato De Martino che ribadisce la necessità di avere centri ad hoc per donne che sviluppano una dipendenza dai loro compagni. “Quello che accade alle donne vittime di violenza è proprio il fatto che spesso le loro esperienze e il loro vissuto ha a che vedere con il loro passato, come se fossero abituate a vivere la stessa situazione e vivono queste situazioni reiterate perché è l’unica forma di amore che loro sentono di meritare”, ha dichiarato invece la psicologa Emanuelle Scarpa, sottolineando che spesso le donne tornano indietro, dopo un percorso già avviato, proprio perché incapaci di vivere una situazione del tutto nuova e “paradossalmente, si ritorna a vivere situazioni già riconosciute e la vittima ritiene di poter gestire queste situazioni”. Una donna vittima di violenza trova un alleato in una psicologa ma non sempre si riesce a parlare della violenza subita. “Non è un qualcosa che avviene nell’immediato ma accade dopo aver messo a proprio agio il paziente perché uno dei primi sentimenti che a noi vengono mostrati è il senso di colpa, la vergogna, il peso della responsabilità di ciò che è accaduto”.