Chiuse le cucine al presidio ospedaliero: i lavoratori hanno incrociato le braccia - Le Cronache
Provincia Vallo della Lucania

Chiuse le cucine al presidio ospedaliero: i lavoratori hanno incrociato le braccia

Chiuse le cucine al presidio ospedaliero:  i lavoratori hanno incrociato le braccia

di Erika Noschese

Chiuse dal mese di dicembre le cucine e le linee di confezionamento al presidio ospedaliero di Vallo della Lucania, lo stop è stato disposto dalla ditta Serenissima Ristorazione Spa che gestisce il servizio di cottura. A chiedere spiegazioni al governatore De Luca, attraverso un’interrogazione, il consigliere regionale della Lega, Attilio Pierro, evidenziando che tale decisione ha generato forti preoccupazioni sia tra le maestranze che nelle organizzazioni dell’intero servizio di ristorazione; di fatti, lo scorso 14 dicembre 2021, presso la Prefettura di Salerno è stato tenuto un incontro richiesto dalle Organizzazioni Sindacali, al quale hanno preso parte oltre alle organizzazioni sindacali, l’Azienda Sanitaria Locale e rappresentanti della società “Serenissima Ristorazione S.p.a”. Proprio i sindacati hanno hanno espresso forti preoccupazioni per l’eccessivo utilizzo della riduzione oraria, coperta da ammortizzatori sociali, non giustificata dal numero dei pasti prodotti chiedendo di dare risposte certe sui tempi di realizzazione dei lavori da effettuarsi nei locali adibiti a cucina presso il P.O. di Vallo della Lucania in quanto il rappresentante dell’Aslm in tale sede ha riferito che i lavori di cui trattasi non rientrano tra quelli inseriti nel “piano triennale” e che, pertanto, saranno effettuati dalla società aggiudicataria dell’appalto. “I lavori di adeguamento dei locali avrebbero riguardato un’attività temporanea, con le medesime garanzie per i lavoratori, prevedendo un servizio di navetta per i dipendenti durante il periodo di spostamento alle sedi di Polla (Sa) e Tito (Pz)”, hanno precisato i rappresentanti della società Serenissima. Ieri mattina, intanto, la manifestazione di protesta degli operatori addetti alla cucine e al servizio mensa che hanno organizzato una protesta per chiedere massima attenzione da parte delle istituzioni. Una mobilitazione che, ormai, va avanti da diverso tempo: nel mese di dicembre 2021 lo stato di agitazione anche perché a dispetto di quanto espressamente previsto in sede di tentativo di raffreddamento che: non è stato istituito un “servizio navetta” propriamente detto, bensì sono semplicemente stati messi a disposizione due veicoli, condotti dallo stesso personale addetto alla mensa per raggiungere le temporanee sedi di lavoro di Polla o di Tito, con un ulteriore affaticamento per tutti e una oggettiva “presa di servizio” al momento stesso della partenza da Vallo della Lucania e la conclusione della giornata lavorativa al momento del rientro; ad oggi, non si ha contezza dei tempi di effettuazione dei lavori di ripristino delle cucine, non ancora iniziati benché sia quasi trascorso il periodo indicato come necessario alla riapertura e copertura da ammortizzatori sociali; l’Asl, oltre che l’azienda aggiudicataria dell’appalto in parola, avevano garantito che il centro di cottura di Vallo della Lucania sarebbe stato riattivato in pochi mesi e che avrebbero ripristinato le condizioni di lavoro degli addetti. Con “il perdurare della totale assenza di chiarimento sui tempi di realizzazione dei lavori di adeguamento ipotizzati che preoccupa fortemente le maestranze e le organizzazioni sindacali e aumenta inevitabilmente le incertezze di questi lavoratori per il proprio futuro lavorativo e per la definizione dei nuovi orari e carichi di lavoro dovuti alle modifiche organizzative”, Pierro chiede al presidente di Palazzo Santa Lucia “quali soluzioni intende assumere per risolvere doverosamente i problemi evidenziati, determinati dalla chiusura del servizio di cottura del P.O. di Vallo della Lucania e per conoscere i tempi di esecuzione degli interventi previsti, la cui riapertura è necessaria sia per garantire all’utenza degente pasti prodotti in sede, qualitativamente migliori, sia al fine di ripristinare le condizioni di vita e di lavoro dei dipendenti addetti che al momento sono costretti a sostenere orari massacranti e ad affrontare un lungo ed inammissibile viaggio di andata e ritorno per raggiungere e rientrare dalla sede di lavoro”.