di Pina Ferro
Delitto Petrone: condanna a 30 ani di carcere per Vincenzo D’Andrea. E’ quanto ha chiesto ieri il pubblico ministero Rocco Alfano nel corso dell’udienza dal Gup Zambrano. D’Andrea, difeso dall’avvocato Boffa, ha scelto di essere giudicato con il rito dell’abbreviato. La sentenza dovrebbe arrivare nei prossimi giorni.
Vincenzo D’Andrea insieme a Ciro Villacaro secondo l’accusa sarebbero il mandante (Villacaro) e l’esecutore materiale (D’andre) delll’omicidio di Fabio Petrone avvenuto nel corso della notte tra l’11 e il 12 agosto 2007, all’uscita dello svincolo autostradale di Baronissi.
D’Andre si è sempre difeso dall’accusa di aver ucciso Petrone che ha definito un amico “anzi quando ho saputo della sua morte sono stato male….quella sera in quel momento io ero altrove” avrebbe detto, lo sorso mese di settembre, dinanzi al Gup Zambrano nel corso dell’udienza preliminare.
Il sostituto procuratore Rocco Alfano ha ricostruito, nel corso delle indagini, uno scenario in cui l’amico di Walter Castagna fu ucciso perché si temeva che potesse iniziare a collaborare con la giustizia e, rivelare agli inquirenti i nomi di chi aveva assassinato, sei mesi prima, il minore dei fratelli “Papacchione”.
Secondo la ricostruzione della Procura sarebbe stato Villacaro, a ordinare la morte di Petrone, irritato da qualche sua esternazione sull’omicidio di Stellato, preoccupato della scelta fatta da Walter Castagna (che in quel periodo aveva iniziato a collaborare con la giustizia) e insospettito dall’esito di un blitz della polizia, che in casa di Petrone pare avesse trovato nove grammi di cocaina ma non aveva proceduto all’arresto. Petrone che era organico al gruppo D’Andrea,/Villacaro, è stato barbaramente trucidato dai suoi stessi sodali con 4 colpi d’arma da fuoco, di cui uno al volto, poiché aveva confidato nell’ambiente la sua diretta partecipazione all’omicidio di Donato Stellato.