Ieri mattina anche Salerno, insieme a tutta la sua provincia, è scesa in piazza, aderendo allo sciopero generale proclamato da Cgil e Uil contro una Legge di Bilancio che, hanno attacccato, «tutto fa tranne che garantire i diritti ai lavoratori e ai pensionati. Anche il futuro dei giovani è messo in serio pericolo dai mancati investimenti sull’istruzione e sulla ricerca, sulle politiche industriali e sul lavoro che sempre più spesso si trasforma in sfruttamento per via dei salari incongruenti rispetto alle prestazioni svolte, in termini di ore e di fatica, e che non consentono di investire sul futuro». «E’ il caso di dirlo: è un vero Plebiscito. Al nostro fianco anche le lavoratrici, i lavoratori, i pensionati ma anche gli studenti e i docenti, sempre più mortificati da una politica incapace di ascoltare. Un governo sordo davanti ai bisogni dei cittadini, sempre più vessati e sempre meno garantiti nei diritti», ha dichiarato Antonio Apadula il segretario Generale Cgil provincia di Salerno. «Al centro di questa manifestazione così partecipata non v’è soltanto la totale bocciatura della Legge di Bilancio, ma anche la richiesta necessaria di avviare una serie di riforme per rilanciare la vita economica del Paese: da quella fiscale a quella delle pensioni, passando per investimenti che devono interessare la Scuola, le Politiche Sociali e la Sanità – ha aggiunto il sindacalista salernitano – Il governo aveva dichiarato di voler incrementare la spesa sanitaria, nei fatti, invece, sta spingendo cittadini e personale sanitario verso i privati. Volevano rilanciare la contrattazione collettiva, ma non stanziano le risorse necessarie per rinnovare i contratti del pubblico impiego. Tagliano le risorse alla scuola pubblica, sostenendo quella privata. Pochi spiccioli per le politiche sociali, zero per la legge delega sulla non autosufficienza. Avevano promesso di cancellare la legge Fornero e la confermano, peggiorandola. Nessun investimento concreto per migliorare le condizioni di lavoro delle lavoratrici, solo propaganda. Non ci sono politiche industriali e di investimento per i giovani. Per aumentare i salari, per estendere i diritti e per contrastare una legge di bilancio che non ferma il drammatico impoverimento dei lavoratori, pensionati e giovani dobbiamo scendere in piazza. Non c’è altra scelta possibile». Con la giornata di ieri, dunque, si apre il ciclo di cinque giorni di scioperi di otto ore e manifestazioni in 58 piazze con oltre cento presidi su base territoriale e regionale. Ieri è toccato alle regioni del centro Italia che hanno scioperato, su tutto il territorio nazionale, insieme alle categorie Pubblico impiego, trasporti, sanità, scuola, appalti di vigilanza, pulizia e ristorazione collettiva, lavoratori e lavoratrici dei Consorzi di Bonifica. Si concluderà il ciclo di scioperi a Napoli il prossimo 1°dicembre con l’intervento del segretario generale della Cgil Maurizio Landini. In piazza anche Antonio Capezzuto, Segretario Generale Fp Cgil Salerno che ha acceso i riflettori ancora una volta sulla sanità pubblica alla luce delle tante difficoltà che ancora oggi si registrano e Gerardo Arpino, a capo della Filt Cgil. «Non si può pensare di privatizzare aziende come Ferrovie dello Stato solo per fare cassa, deve continuare ad essere mantenuta la loro natura pubblica. Chiediamo scusa a chi abbiamo provocato disagi ma la protesta serve a dare dignità ai lavoratori del trasporto», ha detto Arpino.
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