CAVA DE’ TIRRENI. Il Tar sospende la chiusura del reparto di ginecologia e ostetricia dell’ospedale metelliano: per i giudici amministrativi viene prima la continuità nell’erogazione di prestazioni sanitarie di primaria necessità per i cittadini delle ragione di organizzazione dell’azienda universitaria. Un provvedimento d’urgenza, quello adottato dalla seconda sezione salernitana del tribunale amministrativo campano, che ha accolto l’istanza di sospensione cautelare “ante causam” dei provvedimenti impugnati, fissando la trattazione dell’istanza cautelare in sede collegiale, nella camera di consiglio del 3 febbraio prossimo. Tanto urgente che la decisione è arrivata poche ore dopo il ricorso presentato dal sindaco Vincenzo Servalli. Il reparto di ostetricia e ginecologia di cui era stato disposto la chiusura immediata, tornerà pienamente operativo. Dopo le proteste di questi giorni, il primo cittadino cavese aveva deciso la via del ricorso alla giustizia amministrativa contro le disposizioni dell’Azienda Sanitaria Universitaria Ruggi D’Aragona. «La nostra serietà ed il nostro impegno sono stati premiati –ha commentato a caldo il primo cittadino metelliano-. La strada del ricorso al Tar che abbiamo seguito è stata la scelta giusta. Restituiamo al mittente con forza il fango che ci hanno buttato addosso. W Cava de’ Tirreni, la battaglia continua». Nell’udienza di ieri mattina, il Tar ha ritenuto che «il pregiudizio lamentato dalla Amministrazione comunale ricorrente presenti – alla luce di un obiettivo bilanciamento degli interessi in conflitto – il carattere della estrema gravità ed urgenza, che giustifica la temporanea sospensione dell’efficacia dei provvedimenti impugnati nelle more della fissazione della camera di consiglio preordinata alla delibazione, nella ordinaria sede collegiale, della articolata istanza cautelare»; ed ha considerato che «la continuità nella erogazione di prestazioni sanitarie di primaria necessità in favore della comunità locali interessate appare, nella prospettiva del sommario e liminare apprezzamento delle ventilate ragioni di danno, meritevole di salvaguardia a dispetto delle motivazione di matrice essenzialmente organizzatoria addotte dalle resistenti autorità sanitarie». Un provvedimento più unico che raro e che potrà essere invocato anche da altre realtà nella stessa regione e fuori da essa che si trovano alle prese con la chiusura di reparti o di intere strutture sanitarie. Il Comune di Cava de’ Tirreni aveva chiesto l’annullamento della disposizioni del “Ruggi” che hanno disposto la chiusura di ostetricia e ginecologia dell’ospedale Santa Maria Incoronata dell’Olmo, a partire dal primo gennaio di quest’anno. «Atti, secondo l’Amministrazione comunale, che mettono a repentaglio la salute di una utenza di circa 92 mila persone atteso che al nosocomio cavese afferiscono i cittadini non solo di Cava de’ Tirreni, ma anche dei Comuni della costiera amalfitana e dell’Agro nocerino sarnese», ricordava il Comune metelliano. «Come abbiamo sempre sostenuto e detto fin dall’inizio di questa ulteriore crisi che riguarda il nostro ospedale – dice Servalli – siamo e resteremo in campo per difendere in tutti i modi e ad ogni livello, istituzionale e politico, il diritto della nostra città a mantenere i livelli di assistenza assicurati da circa 500 anni dal nostro ospedale. Non solo, stiamo lottando anche per risolvere, una volta e per sempre, una questione che non può trascinarsi da una emergenza all’altra, senza mai trovare una soluzione definitiva. Rivendichiamo il diritto della piena efficienza e del rafforzamento anche strutturale del Santa Maria Incoronata dell’Olmo. Di certo non si fermeremo e siamo in testa a quanti con orgoglio e grandissimo senso civico stanno lottando per il diritto della salute».
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