CASTEL SAN GIORGIO. Salta il Consiglio comunale. La maggioranza di fatto non c'è più, ma nessuno ha il coraggio di dirlo e di prendere le decisioni del caso. Non fanno in tempo a trovare gli accordi che già si rimangiano le parole. Ormai a Castel San Giorgio la faccia e la parola sono un optional, come i tappetini delle macchine dove poggiare i piedi. Mai la politica di Castel San Giorgio, a detta di qualche anziano del luogo, aveva raggiunto livelli così bassi. Da dieci mesi la maggioranza che regge Pasquale Sammartino non fa altro che litigare mentre i problemi del paese si ingigantiscono. Ad ogni accordo subito dopo si sussegue una crisi e così di crisi in crisi la maggioranza non fa altro che litigare e restare ferma.
Ieri sera si è consumato l'ultimo atto di un'altra parola data e non mantenuta, di un accordo fatto e non rispettato. Il gruppo che fa capo ai consiglieri Capuano, Velluto e Spinelli, dopo la crisi di febbraio aveva accettato il ritorno in maggioranza per il dietrofront di Andrea Donato (che aveva ricevuto l'incarico di superconsulente dal sindaco) e per un accordo sui dirigenti comunali che dovevano essere portati da sei a otto. Accordo fatto, ma ieri sera, prima di andare in consiglio comunale il sindaco ha comunicato alla sua maggioranza che non avrebbe smosso nulla e che comunque non avrebbe accontentato gli esponenti della sua maggioranza che chiedevano la responsabilità dei settori lavori pubblici (con Carmine Russo) e dell'Ambiente e Protezione Civile (con Roberto Capuano). Ovviamente la decisione a un'ora dal Consiglio comunale ha provocato la reazione e ai tre consiglieri capeggiati da Velluto si sono uniti anche i quattro di centrodestra (Lanzara, Gioiella, Sica e Alfieri) che tutti insieme hanno deciso di dimostrare a Sammartino che tira e ritira la corda può pure spezzarsi. Cosi i sette non si sono presentati in Consiglio e la maggioranza è rimasta sola con quattro consiglieri rispetto ai cinque della minoranza. All'appello la maggioranza presente non ha risposto e così il consiglio comunale è saltato. Non ha risposto neanche la minoranza anche se per questa la motivazione appare più appropriata al ruolo che svolge. “Non potevano rispondere all'appello – spiega Michele Salvati – Da minoranza saremmo diventati maggioranza e avremmo dovuto bocciare i punti all'ordine del giorno che riguardavano anche le convenzioni con la san Giorgio servizi. Per senso di responsabilità abbiamo ritenuto che era meglio non tenere il Consiglio comunale ma questa maggioranza oltre che rendersi ridicola ora sta giocando anche con il futuro del paese. E' ora di dire basta. Se Sammartino non se la sente di governare lo dicesse chiaramente. E' stato votato dai cittadini sangiorgesi non da pochi suoi amici. Il Comune non è un circolo privato e non so se si rende conto di assumersi una responsabilità grande nei confronti dei giovani tra i quali ci sono anche i suoi figli”. Insomma a San Giorgio non si riesce a governare. Cinque crisi in 10 mesi. Per risolvere ogni crisi in media ci sono voluti due mesi. Il paese è allo sfascio e la maggioranza non ha ancora risolto un solo problema….tranne che nominare lo staff e dispensare qualche incarico. Forse sarebbe il caso di tornare a domandare ai sangiorgesi cosa pensano dei loro amministratori.
(g.p.)