Cassazione: pentiti inaffidabili su Cagnazzo - Le Cronache Attualità
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Cassazione: pentiti inaffidabili su Cagnazzo

Cassazione: pentiti inaffidabili su Cagnazzo

Antonio Manzo

Sono le righe finali della sentenza che annulla l’ordinanza di custodia cautelare del colonnello dei Carabinieri Fabio Cagnazzo in galera dal novembre 2014 con l’accusa di concorso nell’omicidio del sindaco Angelo Vassallo avvenuto quindici anni fa e ancora senza esecutori e mandanti processati e condannati. Tutta la filiera giurisprudenziale, Pm, gip e tribunale del Riesame dovrà rivedere l’ordinanza di custodia cautelare appena annullata. È tutto da rifare e rivedere, mentre sono ancora chiuse le porte del carcere per il l’indagato eccellente. La sentenza per i giudici salernitani la firma Giacomo Rocchi presidente della prima sezione penale quando, prima di scrivere, il classico p.q.m. (per questi motivi) concludono il periodo con un irrituale punto interrogativo. E’ all’ultima pagina, dove prima dell’ultimo periodo della sentenza, il ragionamento si conclude con un  punto interrogativo.

I giudici della Cassazione chiedono ai loro colleghi salernitani quali nuovi elementi sono indicativi del rafforzamento del proposito criminoso altrui. Le ragioni dei giudici della Cassazione vanno oltre lo sbarramento processuale sull’inutilizzabilta’ dei pentiti (Ridosso e D’Atri) ma  ci sono censure anche sull’impianto logico e motivazionale. Gli avvocati difensori del colonnello Fabio Cagnazzo, Dominici e Criscuolo, ora dovranno combattere al tribunale del Riesame di Salerno  per far cambiare idea ai magistrati inquirenti e giudicanti che avevano consacrato l’impianto accusatorio poi demolito dalla Cassazione.

Il ruolo dei pentiti

Le dichiarazioni del pentito Eugenio D’Atri, che ha riferito della confessione di Romolo Ridosso sull’omicidio del sindaco di Acciaroli Angelo Vassallo, sono inutilizzabili. Questo il motivo principale per cui la Corte di Cassazione (prima sezione penale) ha annullato il provvedimento del tribunale del Riesame nei confronti del colonnello dei carabinieri Fabio Cagnazzo.

L’accusa

Secondo l’accusa, Cagnazzo, arrestato a novembre, sarebbe stato coinvolto in un traffico di droga ad Acciaroli, scoperto dal sindaco Vassallo che per questo sarebbe stato eliminato. L’ufficiale dell’Arma avrebbe aiutato gli altri coinvolti nel delitto assicurando, già prima che l’omicidio venisse compiuto, il depistaggio delle indagini (cosa che poi sarebbe avvenuta sin dalle ore successive il ritrovamento del corpo) sviandole verso Bruno Humberto Damiani (non indagato per il delitto), trafficante di droga.

Le dichiarazioni del pentito “inutilizzabili”

Nel provvedimento del Riesame, sono valorizzate le dichiarazioni del coindagato Romolo Ridosso, ritenute in qualche modo contraddittorie. A completarle, però, ci sono le propalazioni di D’Atri che ha parlato del legame di Ridosso con l’altro carabiniere coinvolto nel delitto, Lazzaro Cioffi, di Casagiove. E’ D’Atri a indicare Cagnazzo, Cioffi ed altri carabinieri quali organizzatori dell’omicidio.

Dichiarazioni che sono state ritenute particolarmente credibili dal gip e dal Riesame ma che sono state dichiarate inutilizzabili in quanto, alla riapertura delle indagini, D’Atri non sarebbe stato sentito nuovamente dagli inquirenti.

I dubbi sulla credibilità di Ridosso

Il provvedimento del Riesame, dunque, è stato annullato  per una rivalutazione delle prove e, in particolare, dell’attendibilità dello stesso Ridosso che dopo anni di silenzi  sul suo coinvolgimento nel delitto avrebbe riferito sull’omicidio di Angelo Vassallo. E se la motivazione del Ridosso fosse stata quella di ottenere benefici penitenziarii “non deporrebbe affatto a favore della credibilità complessiva del dichiarante”, scrivono i giudici della Cassazione.

I dubbi dei giudici 

E ancora. I giudici chiedono al Riesame di confrontarsi anche sull’accordo preventivo relativo all’inquinamento delle indagini da parte di Cagnazzo: “quali elementi sono indicativi del rafforzamento del proposito criminoso altrui mediante l’assicurazione del successivo depistaggio?”, si chiedono i giudici della Suprema Corte.