di Antonio Mazo, Alfredo Greco
Abbiamo deciso di intervenire con una lettera appello nel dibattito aperto da questo giornale sul destino, prossimo e futuro, della divisione di Cardiochirurgia dell’ospedale Ruggi, diretta dal primario Severino Iesu. E lo facciamo dopo che su questo giornale abbiamo letto autorevoli opinioni tese tutte ad attivare l’attenzione che merita il problema, non più solo confinabile ad un dialogo tra esperti, addetti ai lavori e sindacati vari, e associazioni a tutela dei malati. Noi abbiamo deciso di farlo come atto di riconoscenza verso il primario Iesu ed il personale della divisione ospedaliera di cardiochirurgia da lui diretta. Lo abbiamo fatto perchè entrambi, già ospiti loro malgrado della struttura ospedaliera, con le loro firme, vogliono deliberatamente entrare in un dibattito pubblico su un tema delicato: sul destino, prossimo e futuro, del primario Iesu e della struttura di serie A che merita una città appena promossa in serie A. E lo facciamo persino sfidando una debolissima e povera “lettura” tutta ripiegata sul cosiddetto utilitarismo di carriere professionali quasi sempre ostaggio di valori “politici” nella gestione della sanità pubblica. Sia chiaro, non che non ve ne siano, soprattutto al sud, valori “politici” nella gestione della sanità pubblica ,ma stavolta vogliamo offrire alla città ,una testimonianza diretta per mantenere una struttura conosciuta nel mondo per la sua caratura professionale. Le improprie valutazioni “politiche” le lasciamo correre, secondo diverse scuole di pensiero politico, se così possiamo ancora definirle. Il tema è proprio questo: fino a che punto la meritocrazia può abdicare di fronte alla presunta imposizione di altre logiche. Non è un giudizio di valori in campo, sia chiaro, ma solo considerazioni preliminari alle nostre riflessioni di ex ammalati, che vogliono dar voce a migliaia di “invisibili”. Noi difendiamo il “Ruggi” e la sua struttura diretta dal professor Severino Iesu. Abbiamo la pretesa, con la nostra storia, di essere voce degli “invisibili” che non hanno uno strumento ed una voce per esporli. Una pretesa ingombrante? No, una pretesa banalmente umile, fondata e voluta con un cuore nuovo. Poi sarà la storia a darci ragione o torto, ma senza scansare il paletto inevitabile del giudizio sulla nostra iniziativa, con l’ obiettivo di difendere una struttura ad alta specializzazione, che tutta la città deve difendere. Chi per un verso, chi per un altro, siamo stati ospiti della struttura del professor Iesu , dopo aver speso una vita a combattere con la parola. Stavolta ingaggiamo una battaglia, mettendoci faccia, cervello e cuore, una battaglia per gli “invisibili”. Stavolta vale la pena di combattere ancora, per tutelare la dignità di un valore professionale praticato con l’umiltà della grandezza. Grazie Severino da chi , sia pure in tempi diversi ,
è stato salvato dalle tue mani sapienti, guidate dalla volontà di Dio.
Davvero grazie Severino. Te lo dovevamo. Per tutti gli “invisibili” e per noi.