di Erika Noschese
“In Campania ci sono le condizioni per una nuova battaglia politica ma per farlo è necessario rimuovere il deluchismo, una pietra di piombo sulla nostra provincia, qualcuno dice una maledizione per la Campania”. Non usa mezzi termini Carmelo Conte, già ministro delle Aree Urbane nei governi Andreotti VI-VII e Amato I che plaude alla decisione del figlio, Federico, di ritirarsi dalla competizione elettorale e non risparmia accuse al governatore della Regione Campania e alla classe dirigente del Pd. Conte lancia un appello ai giovani a ribellarsi a questo sistema di potere ma, in contemporanea, chiede un cambio di passo deciso ai vertici del partito per provare a “ridimensionare De Luca, prima che lo facciano gli elettori. Onorevole, dopo la decisione di suo figlio di ritirarsi dalla competizione elettorale, arrivano una serie di attacchi al Pd. Cosa ne pensa? “La formazione delle liste e le occasioni elettorali dovrebbero servire per qualificare una presenza dei territori in Parlamento, questo lo dicono la Costituzione e la storia politica della prima Repubblica, ma adesso avviene una dissociazione tra la politica e il merito, tra la politica e i territori e la morale, come mai avvenuto prima. In Campania soprattutto c’è un ritorno di tipo borbonico in cui non sono le qualità, le lotte politiche o le proposte a fare la differenza bensì l’appartenenza ad un gruppo di potere o di interessi. Oggi, in Campania, prevalgono personaggi che hanno un potere attuale e, per quanto riguarda il Pd, il grumo di potere che si sta formando ha bloccato la nascita di una classe dirigente nuova. Complessivamente, a livello locale, provinciale e regionale, manca una classe politica nuova. Ad oggi, ci sono le condizioni per una nuova battaglia politica? Io penso di sì ma per farlo è necessario rimuovere il deluchismo”. Alfonso Andria ha consegnato la tessera del Pd, deluso e amareggiato da questa classe politica che si appresta a tornare al voto. Suo figlio, si può dire, ha aperto il valzer delle polemiche e, di conseguenza, ad una serie di addii… “Alfonso Andria ha dato voce ad un malessere diffuso nella nostra regione. Ha avuto la forza, la determinazione, il senso politico e il coraggio di dare voce a questo malessere; se i vertici nazionali del Pd non prendono misure nell’immediato per rassicurare la popolazione, gli iscritti e le istituzioni, lo faranno gli elettori, istantaneamente. Bisogna liberarsi da questa pressione e alcuni lo fanno in silenzio, altri manifestando, altri restituendo la tessera di partito e, altri ancora, come stanno facendo Federico e tanti altri, rinunciando alla candidatura. È in rivolta la base politica di questo partito che prometteva tanto ma c’è una valutazione da fare: nelle liste predisposte per la Campania ci sono nove collegi su tredici che sono stati dati ad altri, agli alleati, e i due unici collegi senatoriali sono stati affidati a due personalità non napoletane. Alla fine, se andrà bene, ci sarà qualche parlamentare a Salerno, Caserta e Napoli. Siamo in presenza di una svendita della Campania ed anche da questo punto di vista, non c’è rappresentanza territoriale e ci domandiamo cosa sia avvenuto. Una spartizione o forse un tentativo di eliminare coloro i quali hanno capacità di intendere, volere, pensare, di sapersi proporre? Non si tratta di collegi ma di civiltà e questo scontro deve essere risolto da interventi che non debbano essere usati per modificare le liste ma per cambiare gli equilibri. Dovrebbe essere il partito a ridimensionare De Luca, non gli elettori; hanno nominato un commissario in Campania, un suo portavoce, ed è la svendita della politica. Non posso non invitare i giovani a ribellarsi”. In questi anni show contro il ministro Speranza, oggi candidato capolista a Napoli… “Noi siamo passati dal rinascimento napoletano che aveva lanciato Bassolino alla decadenza. La cultura napoletana viene rappresentata da un ministro del nord est e non è forse in grado di esprimere una rappresentanza diretta? Questa è pura decadenza, i parlamentari uscenti di Napoli sono stati messi tutti secondi e terzi. Speranza è stato svillaneggiato, accusato; De Luca lo ha definito il nulla e oggi fanno un accordo. Cosa devono dedurne gli elettori? La Campania è ultima in Italia per tutti gli indici più negativi, a partire dalla disoccupazione fino alla povertà e alla delinquenza. Con la scissione di Articolo Uno c’era stata una speranza di cambiamento ma così non è stato, il campo largo non è mai esistito ed è un gruppo ristretto di pochi interessi senza respiro politico. Non ho sentito nessuno parlare del programma del Pd: le Agorà per pochi mesi sono state una piattaforma sulla quale discutere ma oggi è tutto fermo e questa della nostra regione non è una condizione positiva. Il problema è la Campania, sempre più in decadenza”. Cosa pensa della decisione di suo figlio di rinunciare alla candidatura? “Ho apprezzato perché è un atto di responsabilità, di coraggio e di una denuncia; avrà il merito di averla fatta per primo e spero che i cittadini possano riconoscere questo merito. Può vantare di aver avviato un cambiamento, è una delle cose che – storicamente – possono segnare una svolta a Salerno e in Campania come testimoniano le tante chiamate di queste ore”. Crede che per il Pd possa essere l’inizio della fine? Offre il fianco ad una vittoria della destra… “Non posso dire che è la fine del Pd, è un grande partito, esprime un’idea con un suo valore ma questo comportamento è un contributo alla destra e non vi è alcun dubbio. Hanno fatto quanto necessario per far vincere la destra, il tentativo di recuperare sarà anche peggiore perché si criminalizzano le destre senza indicare una soluzione; in Campania le destre sono state determinanti per l’elezione della maggioranza in Regione, c’è una convivenza di tipo elettorale che non fa distinguere più destra e sinistra. Non è la fine del Pd perché si saprà risollevare, ma servono interventi mirati rispetto al grido di dolore giunto dai territori per assumere impegni nei confronti delle comunità, altrimenti commetterebbero un secondo errore”.