Peppe Rinaldi
Dovrebbero bastare le poche righe dedicate ieri dal direttore di questo “foglio telematico che si definisce giornale” al sindaco di Paestum, Gaetano Paolino, dopo la sua lamentela per la pubblicazione (mercoledì 8 ottobre 2025) dell’indiscrezione che vorrebbe imminente lo scioglimento del Consiglio comunale per infiltrazione mafiosa. Dovrebbero. Qui, però – e il termine sarà familiare al primo cittadino – si depositerà un addendum.
Il rischio scioglimento è un problema che non ha creato lui, questo è pacifico, sebbene egli erediti un bel lacerto della dinamica politica interrotta per le note ragioni. Paolino allunga, parla in solenne assise e con tutto il peso della carica istituzionale, di noi come “giornalisti.. diciamo giornalisti..” manifestando una sindrome tipica, quella del personaggio pubblico alla prese con la stampa. Nessuno scandalo, nessuna offesa, Paolino ha tutto il diritto di dire, fare, scrivere e pensare ciò che desidera, da queste parti le trombe di immaginari «attacchi alla libertà di stampa» o scemenze di casta varie non suonano, certo non ora. Ma i diritti – l’avvocato Paolino ce lo insegna – sono bifronti, nel senso che anche i giornali hanno quello di dire, scrivere e fare ciò che desiderano: per la relativa disciplina esiste una cosa che si chiama legge.
Riferisce, poi, di aver “stigmatizzato la pubblicazione parlandone col prefetto di Salerno” nonché di aver fatto la medesima cosa “col presidente della Commissione d’accesso” che sta spulciando da agosto scorso le famose carte del Comune per capire se la macchina amministrativa sia stata infiltrata dalla camorra o da qualcosa del genere; riferisce, ancora, che “la notizia è infondata in quanto assolutamente riservata” e che la cosa gli è (sarebbe) stata ribadita dai rappresentanti del Governo consultati. Se abbiamo ben capito, il prefetto e il presidente della commissione avrebbero detto al sindaco che “la notizia è assolutamente riservata”. Chi l’avrebbe mai detto?
Il primo cittadino dello splendido centro magnogreco che tanto ha lasciato all’umanità (detto senza ironia) non dovrebbe essere «manifestamente illogico» – espressione che pure dovrebbe ricordargli qualcosa – perché la riservatezza è una categoria del possibile e non annulla l’esistenza di un fatto, in tal caso di una notizia. Semmai è il contrario. O forse Paolino pensava che i due interlocutori compulsati per «stigmatizzare la notizia» gliene dessero conferma? Oppure che la negassero? Non è facile credere che il primo cittadino possa pensare che quanto riferitogli sia una posizione ufficiale, non ce ne possono essere prima che la Commissione concluda il lavoro. Ci possono essere indiscrezioni, giornalistiche o meno, non comunicazioni ufficiali pubbliche che vadano oltre un generico (e se proprio necessario) “Abbiamo letto… vedremo se è vero … per ora non ne sappiamo nulla perché non è tecnicamente possibile saperlo…etc.”. Cosa c’entra un “diciamo giornale” e cosa comunica al Consiglio (che, forse, neppure ha avuto da ridire) e cosa smentisce se non è possibile smentire una cosa che dipende da altri, peraltro ancora in corso d’opera? Certo avranno parlato in via informale, ci mancherebbe, ma né con lui, né con chicchessia potrebbero affermare o smentire alcunché: se l’abbiano fatto o meno, cioè smentire o affermare, sarebbe a quel punto un problema, un problema serio, in pratica un’altra notizia. E che notizia.
Il giornalista, anzi il “diciamo giornalista”, in genere, si assume la responsabilità di ciò che scrive, ribadendo per il caso specifico che si tratta di un’indiscrezione, considerata fondata, che, come tale, potrebbe essere smentita dal divenire delle cose. Nessun problema, fa parte della fisiologia di questo complicato mestiere. Come pure potrebbe essere confermata, accadono le une e le altre cose. Non è da escludere che il sindaco, visibilmente inesperto sul tema, sia abituato ad altro, forse egli parametra la funzione giornalistica con quanto sperimenta o ha sperimentato nel concreto del suo agire professionale o politico-istituzionale. Molto spesso, infatti, i giornalisti scrivono cose non riservate.
Al sindaco, non al «diciamo sindaco», dovrebbe essere estranea l’idea di avviarsi sulla strada della “speranza che vengano presi presto provvedimenti”, come ha dichiarato in esordio di Consiglio comunale l’altra sera: non si capisce, peraltro, quali potrebbero essere al di di fuori di quanto rigidamente e tipicamente previsto dal legislatore. Vedremo. Divertendoci un po’ con le parole, pare esserci un serio difetto di legittimazione nella sua doglianza/accusa, un avvocato esperto come Paolino – tra l’altro molto attivo anche nello stesso Comune che oggi rappresenta legalmente, a giudicare dagli incarichi professionali qui ottenuti prima della magnitudo giudiziaria di un anno fa – senz’altro afferrerà al volo. Prenda esempio dal suo predecessore, del quale abbiamo scritto di tutto e di più avendoci egli fornito numerose occasioni di lavoro: mai si è sognato, Alfieri, se non quando si sentiva assolutamente sereno giocando in casa, di offrire il destro ai… “diciamo giornalisti”. Almeno a questi.





