di Marta Naddei
PAGANI. Il servizio di trasporto pubblico locale comincia a risentire della disorganizzazione interna al deposito di Pagani. A singhiozzo i collegamenti Cstp dalla zona dell’Agro nocerino sarnese con Salerno e con Napoli: basti pensare che, qualche giorno fa, l’ultima corsa della linea 4 è stata effettuata alle 18.30, poi nulla più. Sono questi gli effetti del nuovo modus operandi che l’azienda sta adottando presso la struttura dell’Agro con la soppressione di cinque turni non lavorativi (riserva e capolinea) che stanno creando diversi disagi, oltre che ai lavoratori che si trovano in balia degli eventi quotidiani, all’utenza che ora si ritrova con un servizio altalenante. In sostanza, con un personale tra ferie e malattia, i turni di guida che, quotidianamente, saltano sono 25. Insomma, dalla disorganizzazione dovuta all’avvio dei periodi di cassa integrazione ed a scelte non proprio azzeccate da parte dell’azienda che ormai regna nel deposito di Pagani del Cstp si è scatenata una vera e propria reazione a catena che sta interessando tutte le parti in causa e, al momento, lo scotto più pesante lo stanno pagando i pendolari. Intanto la situazione resta come è anche perché la richiesta di convocazione inoltrata da Filt Cigl, Fit Cisl e Uiltrasporti è stata parzialmente accolta. Infatti, la convocazione per il prossimo 3 settembre c’è stata, ma non da parte del direttore generale dell’azienda, Antonio Barbarino, ma dal capogruppo stesso del deposito di Pagani. Una soluzione che non è piaciuta ai tre delegati rsa Antonio Balzano, Francesco Cordiano e Antonio Quercitelli che nei giorni passati avevano sollevato la questione. «Abbiamo chiesto – spiegano i tre – di essere convocati dall’azienda, non dal capogruppo del deposito. Per noi è come se non esistesse la convocazione perché vogliamo parlare direttamente con i vertici aziendali. C’è da sottolineare che con questa situazione si sta creando solo un danno al Cstp ed all’utenza: con tutti questi turni che non escono l’azienda perde soldi e i cittadini restano a piedi. E’ inconcepibile quello che sta accadendo. Per non parlare dei lavoratori che, in cassa integrazione e a causa di essa, ora si ritrovano a svolgere o mansioni che non gli spettano o più mansioni di prima. E’ inaudito: l’azienda ritorni sui propri passi o la situazione rischia di degenerare in poco tempo».