PAGANI. A Pagani il clan Fezza-D’Auria Petrosino controllava gran parte della città, dal traffico della droga ai trasporti per il mercato ortofrutticolo, dalle assunzioni in varie società, anche pubbliche o gerenti servizio di pubblico interesse- a quelle private. Tutto questo grazie a contatti con i Casalesi e ai buoni rapporti con la politica. Las nuova inchiesta “Criniera” della Dda di Salerno traccia un quadro allarmante e desolante nello stesso tempo della città di Sant’Alfonso negli anni duemila. Ieri mattina, l’operazione eseguita dei carabinieri del comando provinciale e del reparto territoriale ha visto l’esecuzione di otto misure cautelari. Destinati al carcere i ben noti fratelli Antonio e Michele D’Auria Petrosino, considerati dagli inquirenti, più che dalle sentenze finora emesse, punto di riferimento della malavita organizzata a Pagani e nell’Agro nocerino. Ai domiciliari sono stati destinati un volto noto alle cronache nere il 46enne Gennaro Napolano di Pagani e gli imprenditori Gennaro Caldieri di San Valentino Torio (40 anni del settore dei trasporti) e Michele Califano di Pagani (43 anni attivo nell’ortofrutta). In tre sono stati sottoposti all’obbligo di presentazione alla P.g. e si tratta dell’ex vicesindaco ed ex assessore provinciale Massimo D’Onofrio di Pagani (attualmente consigliere comunale di Fratelli d’Italia), del 35enne Gerardo Pagano di Pagani e del 48enne Alfonso Califano di San Marzano sul Sarno. Tra i 53 indagati dell’inchiesta anche il consigliere regionale ed ex sindaco Alberico Gambino (che ieri ha subito una perquisizione domiciliare), l’ex assessore comunale e provinciale Gerardo Cascone detto Aldo (vicino a Fdi), il fratello Renato (ex consigliere comunale di Forza Italia-Pdl). Per associazione per delinquere di stampo camorristico sono indagati, tra gli altri, i D’Auria Petrosino, Tommaso e Francesco Fezza, e di concorso esterno D’Onofrio e Gambino, l’ex presidente della Multiservice Giovanni Pandolfi Elettrico e Gerardo Coscone. Tra i reati contestati ai 53 indagati per alcuni c’è l’associazione mafiosa e per altri il concorso esterno nella stessa anche finalizzato allo scambio elettorale politico-mafioso, per altri ancora la concorrenza illecita mediante minacce e violenza, le estorsioni pluriaggravata e riciclaggio aggravato mediante reimpiego in attività economiche dei proventi delittuosi. Sequestrati ieri mattina anche quattro società: Lion’s Group Agengy srl (settore trasporti) di San Valentino Torio, la “New service società cooperativa sociale” di Pagani (parcheggi e non solo), la Queen’s Fruit e la “Ortofrutta Califano” srl (settore trasformazione dei prodotti ortofrutticoli) di Pagani. Sequestrati anche i conti correnti e di deposito in capo alle società sequestrate e agli indagati per un valore complessivo di circa tre milioni di euro. Le indagini sono state avviate nel 2009 e costituiscono un ulteriore sviluppo del clan egemone a Pagani, scompaginato il 16 maggio scorso con l’operazione “Taurania Revenge”. I campi d’interesse del clan oggetto dell’inchiesta “Criniera” sono concentrate sulla ricostruzione delle attività economiche con particolare attenzione sulle ingerenze che il gruppo aveva in diverse società di trasporti e di trasformazione di prodotti ortofrutticoli, attive tra Pagani e San Marzano sul Sarno. Il clan Fezza-D’Auria Petrosino, capeggiato dai fratelli Antonmio e Michele D’Auria Petrosino, grazie alle complicità di imprenditori aveva imposto la sua presenza nel settore dei trasporti e della trasformazione dei prodotti ortofrutticoli, eliminando ogni forma di concorrenza, anche con gravi minacce ed intimidazioni mafiose, monopolizzando queste attività in particolar modo quelle all’interno del mercato ortofrutticolo di Pagani. Per i trasporti di ortofrutta, i Fezza-D’Auria Petrosino avevano allacciato rapporti con imprese legate al clan dei “Casalesi” che operavano nel mercato ortofrutticolo di Fondi. Il clan paganese indicava anche le assunzioni di personale nella ditte di trasporto o chi doveva essere licenziato, favoriva le sue società a discapito dei concorrenti con l’utilizzo di metodi intimidatori e violenti, garantendosi cosi ingenti profitti. Il gruppo malavitoso usava anche le armi tanto che molti non hanno denunciato le estorsioni subite. Il clan godeva di buoni legami con diversi legami con esponenti della politica locale ed era in grado di far assumere familiari di affiliati detenuti nelle imprese collegate o al Consorzio di bacino Salerno 1 per la raccolta dei rifiuti solidi urbani dove Michele D’Auria Petrosino era un dirigente. Attraverso la “Tempor”, società temporanea di servizi con sede in Milano, alcuni amministratori pubblici di Pagani e Michele D’Auria Petrosino hanno ottenuto l’assunzione presso Consorzio di Bacino di alcune persone, in buona parte pregiudicate, appartenenti al clan camorristico di riferimento, indipendentemente dalle esigente degli interessati e dei relativi nuclei familiari ed a discapito di altre persone più meritevoli. Il clan gestiva anche i parcheggi in città e sarebbe intervenuto per esercitare pressione su alcuni membri dell’associazione “Quipaganilibera”, che con la loro opera mettevano in risalto i legami tra il sodalizio camorristico e l’Amministrazione comunale del sindaco Gambino.
Gerardina Pepe