Calcio. Evasione fiscale: 64 indagati tra calciatori, dirigenti e procuratori. Sott'inchiesta De Laurentis e Lotito. Finanzieri nella sede del Milan - Le Cronache
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Calcio. Evasione fiscale: 64 indagati tra calciatori, dirigenti e procuratori. Sott’inchiesta De Laurentis e Lotito. Finanzieri nella sede del Milan

Calcio. Evasione fiscale: 64 indagati tra calciatori, dirigenti e procuratori. Sott’inchiesta De Laurentis e Lotito. Finanzieri nella sede del Milan

Evasione fiscale e false fatturazioni: perquisizioni e sequestri in corso da parte della Guardia di Finanza a carico di 64 indagati tra i quali tra i più importanti dirigenti, calciatori e procuratori di squadre di calcio di serie A e B.

L’inchiesta è diretta dai pm della procura di Napoli Danilo De Simone, Stefano Capuano e Vincenzo Ranieri, coordinati dal procuratore aggiunto Vincenzo Piscitelli.
Sequestrati beni per circa 12 milioni. Tra glòi indagati ci sarebbero l’Ad del Milan Adriano Galliani, il patron del Napoli Aurelio De Laurentiis, il presidente della Lazio Claudio Lotito e Jean Claude Blanc. Tra i calciatori, indagati anche “il Pocho” Lavezzi ed Hernan Crespo. Coinvolt diversi procuratori, tra cui Alessandro Moggi.
I finanzieri sono arrivati nella sede del Milan per acquisire documenti
“OPERAZIONE FUORIGIOCO” . Il calcio, o buona parte di esso, si reggerebbe su un radicato sistema finalizzato ad evadere le imposte. Sarebbero 35 società calcistiche di serie A e B coinvolte ed oltre un centinaio di persone fisiche, tra calciatori e loro procuratori. Il meccanismo fraudolento sarebbe stato architettato per sottrarre materia imponibile alle casse dello Stato italiano è stato adottato nel contesto delle operazioni commerciali sulla compravendita di calciatori.

I procuratori dei calciatori provvedevano a fatturare in maniera fittizia alle sole società calcistiche le loro prestazioni, simulando che l’opera di intermediazione fosse resa nell’interesse esclusivo dei club, mentre di fatto venivano tutelati gli interessi degli atleti assistiti dagli agenti medesimi. È questo, secondo il procuratore aggiunto di Napoli, Vincenzo Piscitelli, uno dei meccanismi fraudolenti che ha portato a perquisizioni e sequestri nei confronti di società di calcio di A e B. Inoltre, le società, da parte loro – sempre per la Procura – approfittavano dell’indebito vantaggio di potersi completamente dedurre dal reddito imponibile queste spese, beneficiando altresì della detrazione dell’imposta sul valore aggiunto relativa alla pseudo prestazione ricevuta in esclusiva. In questo modo – si sottolinea – veniva consentito ai calciatori di non dichiarare quello che sostanzialmente era un benefit riconosciuto agli stessi dalla società calcistica che si accollava, a vantaggio dell’atleta, anche la spesa per l’intermediazione. Alcuni agenti stranieri, di nazionalità argentina, peraltro, mediante il ricorso a documentazione fiscale e commerciale fittizia e attraverso l’interposizione di società `schermo´ con sede anche in `paradisi fiscali´, delocalizzavano i proventi derivanti dalle attività professionali. A fronte dei rilevanti importi fraudolentemente evasi (oltre 12 milioni di euro), la misura patrimoniale del sequestro applicata – dice Piscitelli – ha lo scopo di tutelare in maniera cautelativa le casse dello Stato, facendovi rientrare le somme che illecitamente erano state sottratte al Fisco dagli indagati.

L’ORIGINE . L’inchiesta che ha portato ai provvedimenti di oggi nasce con la Guardia di Finanza che nel 2012 nelle sedi del Napoli e della Figc acquisisce i contratti di Ezequiel Lavezzi, ceduto dal Napoli al Psg, e del quasi sconosciuto attaccante argentino Cristian Chavez. Partendo da quella attività, nove mesi dopo, i finanzieri si sono presentati nelle sedi di 41 società di serie A e B per acquisire ulteriore documentazione. Gli investigatori parlarono di un “fenomeno generalizzato” nel calcio italiano, vale a dire la “progressiva ed esasperata” lievitazione degli oneri relativi agli ingaggi dei calciatori. E questo, era l’ipotesi investigativa, avrebbe fatto sì che nel tempo si determinasse una situazione di squilibrio gestionale sul piano economico-finanziario che potrebbe aver spinto le società a compiere una serie di illeciti fiscali.