Massimo Cellino esplode di rabbia in una delle giornate più nere della sua gestione al Brescia:
«Che cosa è successo? Chiedetelo a Gravina e alla Sampdoria, non a me! Io sono solo il truffato, non il truffatore».
Parole dure, pronunciate con amarezza da un presidente che si sente “screditato dal Comune e dai tifosi”: «Adesso avranno gioco facile».
A rendere ancora più tesa l’atmosfera è la convocazione del Tribunale Federale Nazionale per giovedì 22 maggio, con una sentenza attesa tra venerdì e sabato. Un verdetto che potrebbe riscrivere il destino del club e decidere la sua permanenza in Serie B o la retrocessione in Serie C.
La posizione della società
In serata arriva anche una nota ufficiale del club:
«A seguito delle notizie di stampa emerse in data odierna e dell’avviso di conclusione delle indagini ricevuto dalla Figc per presunte irregolarità nei pagamenti, Brescia Calcio spa comunica che ricorrerà in qualsiasi sede sportiva e, qualora necessario, extra-sportiva, per tutelare la propria posizione, ritenendo di aver adempiuto correttamente alle scadenze federali e di aver agito in conformità alle norme statali e sportive».
La ricostruzione dei fatti
Il nodo della questione risale al 17 febbraio, data entro cui dovevano essere pagati stipendi e contributi. Il Brescia, in difficoltà economiche, riesce a coprire solo gli stipendi di novembre, dicembre e gennaio, ma non ha liquidità sufficiente per saldare i contributi INPS e IRPEF pari a 1,439 milioni di euro.
Nel pieno di una turbolenza societaria – con la rottura tra Cellino e il direttore generale Luigi Micheli, poi dimessosi – il club decide di affidarsi a una società terza per l’acquisto di crediti d’imposta, pratica legale e usata da molte aziende per sanare i debiti. Apparentemente, tutto sembra regolare: viene attivata la procedura per il pagamento degli F24 e non arriva alcuna contestazione nei dieci giorni successivi, termine entro cui eventuali anomalie vengono solitamente segnalate.
Il colpo di scena
Il problema emerge solo alla vigilia dell’ultima gara di campionato contro la Reggiana, quando l’Agenzia delle Entrate, rispondendo a un quesito della Covisoc del 28 febbraio, segnala che i crediti utilizzati non sono esistenti. Tradotto: il Brescia, pur convinto di aver saldato il dovuto, in realtà non ha versato le imposte lorde per quei tre mesi.
In sostanza, la società a cui si era affidata non ha effettuato il pagamento all’Agenzia delle Entrate, lasciando scoperti gli importi dovuti. A questo si aggiunge un’ulteriore contestazione: il mancato pagamento di 445 mila euroalla scadenza del 16 aprile.
Le possibili conseguenze
La FIGC ha concluso l’indagine e ha formalizzato le accuse:
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Per la scadenza non rispettata di febbraio, il rischio è una penalizzazione immediata di 4 punti, che farebbe precipitare il Brescia in Serie C.
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Per quella di aprile, l’eventuale sanzione ricadrebbe sulla prossima stagione, la cui categoria però è ancora tutta da definire.
Ora il club ha tre giorni per preparare la difesa, poi toccherà al tribunale sportivo decidere. In ogni caso, per Cellino, la società e i tifosi si preannuncia una lunga estate d’incertezza e battaglie legali.