di Antonio Manzo
Oggi a casa mia sarà festa grande.
Ho lasciato Roma, ferie, rientrato a Eboli e, sia pure con ritardo di un mese per seri motivi di salute alla mamma di Mariella, festeggiamo il primo compleanno di Anna, nata il 21 giugno dello scorso anno. Vincenzo, tre anni,contento ed elettrizzato per la classica liturgia torta, candeline, festa, foto con la sorellina.
Aria di festa. TV chiusa nel salone della torta con la candelina, naturalmente.
Ore 18: suona il telefono di casa. È la voce imperiosa ma affettuosa del direttore Pasquale Nonno. “Dove sei?”. Rispondo: “A Eboli sono arrivato ieri sera comincio le ferie come sai, festeggio il compleanno di Anna “. Lui:”Accendi il televisore hanno ammazzato Borsellino e la scorta,un’autobomba. Voglio un pezzo con le reazioni dal quirinale . Vedi tu, poi parla con Giacomino Lombardi e Gianni Festa. Preparati a partire per Palermo giù ci sarà anche Raffaele indolfi”.
Tv accesa, Palermo è come Beirut. Bomba macerie corpi dilaniati asfalto liquefatto fumo delle auto inceneritori. Disperazione, impotenza, lacrime.
La festa è già finita. Candelina spenta, torta, tv accesa e poi al telefono e alla macchina da scrivere. Mi ricordo che appena una settimana fa Borsellino e stato a Salerno per il battesimo del primo figlio di Diego Cavaliero Pm salernitano che è stato con lui a Marsala. Il bimbo si chiama Paolo in onore di Borsellino Hanno accolto Borsellino con il suo fidatissimo collaboratore maresciallo Carmelo Canale, Diego e Alfredo Greco. Prima telefonata al Quirinale, risponde Tanino Scelba, il portavoce capo ufficio stampa di Scalfaro. Mi dice: stiamo valutando un appello di Scalfaro al tg uno delle venti, il presidente non solo è molto addolorato ma pensa ad un vertice immediato sulla ordine e la sicurezza nazionale. La situazione è molto seria, mi dice Scelba, e la linea diretta del presidente con il capo della polizia Parisi conferma di minuto in minuto l’ inquietante gravità ad un mese da Capaci.
Chiamo a casa di Diego Cavaliero. E già partito per Palermo. Lui lo ha saputo mentre rientrava a casa, abita nei pressi di largo pioppi a Salerno dove c è il comando dei carabinieri. Glielo hanno detto per strada, immagino dolore e sconcerto. Per lui Borsellino era un secondo padre. Mi raccontava di quand Borsellino lo portava a casa sua a Palermo a dormire anziché farlo rimanere da solo a Marsala.
Chiamo a Palermo. Telefono a Francesco Renda, grande storico amico di famiglia e straordinario comunista siciliano e italiano. Lui giovanissimo sindacalista sopravvisse alla strage di Portella delle Ginestre.
” Come va, prof? Come vuoi che vada Antonuzzo, sono bombe che demoliscono la democrazia. Non è solo maffia” mi dice con quel calmo incedere siciliano e quella parola mafia pronunciata con la doppia effe strisciante.
Tguno parla Scalfaro. Appunti e scrittura. Non ho computerino lasciato a Roma riprendo la mia Olivetti lettera 22 regalo di mio padre 1983, un anno prima della morte. Scrittura e poi dettatura ai dimafonisti del giornale a Napoli. Mi dicono: “Uaglio’ va chian a dettare. Fa ‘o spellingg si ci stanno parole straniere, fa ‘ambress. Vai, sciascio”. Solo a Napoli sono talmente grandi da consegnarti un poco d buon umore quando fuori la porta c è una disgrazia.
La notte serve per preparare la valigia. Domani primo volo Napoli Palermo, o via Roma. Sento altri colleghi. Ci organizziamo. Ma stavolta è davvero dura partire. Poi pensi a quella ragazza poliziotta che si sarebbe dovuta sposare tra poco si chiamava Emanuela Loi pensi ai suoi colleghi ai loro figli che non festeggeranno più compleanni e la vita non sarà mai più una festa.
A volte, nella vita, per chi resta anche la parola è un dovere. Per quel che possa valere. E un po’ come la preghiera. Per chi crede c è sempre Uno che l’ascolta.