di Alfonso Malangone*
Colledara è un piccolo Comune della Provincia di Teramo, in Abruzzo, lungo la strada per il Gran Sasso. E’ abbastanza conosciuto tra coloro che viaggiano perché, nei bollettini meteo invernali, non manca quasi mai la segnalazione di “banchi di nebbia tra Assergi e Colledara”. Per il resto, non superando i 2.000 abitanti, avrebbe poco da dire, a parte per la storia, con le molte Chiese, e per l’ambiente, con le tante montagne. Epperò, nei giorni scorsi, è balzato agli onori delle cronache perché il suo Consiglio Comunale ha approvato il Bilancio di Previsione 2024-2026 pur in assenza del parere favorevole dell’unico Revisore. Un evento possibile, visto che quel giudizio non è vincolante. E, in verità, la notizia sarebbe anche passata sotto silenzio se qualcuno non l’avesse portata ad esempio di quella libera e professionale collaborazione che, nel settore della pubblica amministrazione, deve essere offerta dalla componente tecnica alla controparte politica per evitare decisioni viziate da errori involontari, oppure da valutazioni distorte o del tutto difformi rispetto alla Legge. Poi, è l’Ente a dover assumere la responsabilità di far prevalere il superiore interesse politico, avendo il potere di farlo. In concreto, a giustifica della negativa pronuncia, il Revisore ha detto: “Al fine di garantire il migliore utilizzo delle risorse finanziarie destinate a spese di investimento nella costituzione del Fondo Pluriennale Vincolato (FPV) al 1° Gennaio 2024, l’Organo di Revisione ha verificato che l’Ente non ha utilizzato correttamente il Principio applicato alla contabilità finanziaria. La mancata costituzione del FPV non rende possibile verificare la coerenza dello stato di attuazione dei progetti con le fonti di finanziamento assegnate e con i relativi cronoprogrammi”. Poiché il Fondo ha la finalità di trasferire da un anno all’altro le risorse da impiegare per le opere pubbliche, sottraendole nel calcolo del Risultato di Amministrazione/Disavanzo, questo può significare almeno due cose: – gli equilibri finanziari non sono veritieri; – le somme disponibili sono inferiori rispetto a quanto dichiarato. C’è da dire che l’obbligo del FPV nel Bilancio di Previsione è disposto da una Sentenza della Corte dei Conti, non è su “Topolino” (fonte: Sez. Piemonte, 142/2021). Martedì 26, il nostro Consiglio Comunale ha approvato il Bilancio di Previsione 2024-2026. Sulla sua ‘costruzione’ e sui suoi equilibri, il Collegio dei Revisori ha espresso parere favorevole benché fosse stata omessa proprio la valorizzazione del FPV. In verità, sono mancate pure altre cose, come la quantificazione del Fondo Rischi-Spese Legali, mentre è apparso sottodimensionato l’accantonamento per i crediti da riscuotere rispetto alle cautelative disposizioni di un’altra Sentenza della Corte dei Conti (fonte: Sez. Veneto, 256/2023), che pure non è su “Topolino”. Anche qui, nessun problema. E’ un diritto dei Controllori sostenere la loro visione dopo un approfondito esame del Bilancio, anche se tra FPV, per almeno 35milioni, a naso, e altre voci, il totale degli accantonamenti sarebbe stato pari ad almeno 45/50milioni, salvo errore. Un importo in grado di ‘scassare’ ogni equilibrio. Forse, sarebbe giusto verificare. Ciò posto, con tutto il rispetto e lasciando da parte ogni altro commento, non può essere omesso un riferimento alla dichiarazione a pag. 3, punto 2, della Relazione dove è scritto che: – l’Ente non è in disavanzo; – l’Ente non è in piano di riequilibrio. Eppure, c’è un Disavanzo di € 172milioni, a fine 2022, primo in Italia per quota pro-capite (fonte: 24Ore), ed è stato firmato un piano di rientro ai sensi del cosiddetto “decreto Aiuti” che vincolerà i cittadini fino al 2044. In realtà, le due dichiarazioni sono verosimilmente da riferire alle previsioni del Testo Unico Enti Locali dedicate ai Comuni in difficoltà finanziarie (fonte: art. 243 TUEL e segg.), ma non applicabili al nostro, piuttosto che alle differenti disposizioni del decreto. E, quindi, potrebbero pure ritenersi corrette se non ci fosse un documento della Camera dei Deputati nel quale, in forza di una recente interpretazione della Corte dei Conti, queste norme sono definite come una integrazione del TUEL e, anzi, “una nuova strada da seguire nella gestione delle amministrazioni in difficoltà”. Cioè, il Comune è da considerare tecnicamente in disavanzo elevato e in piano di riequilibrio, a dispetto dei tecnicismi del TUEL. Si può pure sostenere il contrario, ma non sarebbe stato un errore dire qualcosa a beneficio di chi dovesse leggere la Relazione venendo da Marte. Anche perché, salvo ogni errore, del piano di rientro si parla una sola volta e in modo davvero fugace. Una notizia quasi da tenere riservata. Ci sarebbe da aggiungere che gli equilibri del 2024 sono stati calcolati con riferimento ad una rata di rimborso di € 25,2milioni mentre quella quantificata dalla tecnostruttura dell’Ente sarebbe di € 33.6milioni. Una vera stranezza, seppure non isolata. Colledara e Salerno non hanno niente in comune. Sono diverse per dimensioni, posizioni, storie, culture, tradizioni. Ma, sono due Comuni Italiani e, per questo, sono sottoposti alle stesse Leggi. Appare, quindi, quantomeno sorprendente la diversità di comportamento dei rispettivi Certificatori, pur volendo riconoscere la loro piena autonomia decisionale. Peraltro, per quanto ci riguarda, una eventuale pronuncia negativa sul Bilancio non avrebbe avuto alcuna conseguenza perché, come a Colledara, il Consiglio avrebbe potuto votarlo assumendone la piena responsabilità politica. Tra l’altro, questo avrebbe certamente evitato di far emergere una incresciosa criticità, non politica, né contabile, ma di credibilità dei ruoli istituzionali. Da un piccolo centro Abruzzese, è venuta una indicazione di verità: “i Revisori, in quanto esterni alla struttura, hanno il compito di garantire la realtà, veridicità e certezza degli atti, apportando competenze giuridico-contabili a tutela degli interessi della Comunità” (cit.). Per questo, sarebbe opportuna, se non doverosa, una pur sintetica elencazione delle motivazioni che hanno spinto a condividere la scelta dei tecnici Comunali di omettere Fondi per 45/50milioni, salvo errore, dal calcolo degli equilibri. Anche perché, alla pagina finale della Relazione è scritto che i Certificatori hanno “verificato che il bilancio è stato redatto nell’osservanza delle norme di Legge, dello statuto dell’Ente, del regolamento di contabilità, dei principi previsti dall’articolo 162 del TUEL e delle norme del D.lgs. n.118/2011 e dei principi contabili…allegati al predetto decreto legislativo”. In verità, tra tante norme da rispettare, ci sarebbero anche le due Sentenze della Corte dei Conti. E’ evidente che, se si creassero possibili smagliature, si potrebbero mettere in discussione le reali funzione di un Organo pagato con le tasse dei cittadini, frutto dei loro sacrifici. Non sono accuse, ovviamente, ma solo osservazioni volte a fare chiarezza. E, se pure ci fosse stato un equivoco, tutto si potrebbe appianare, anche solo chiedendo scusa. Almeno alla nostra latitudine. A quelle più alte, quelle davvero europee, forse le cose funzionano diversamente. *Ali per la Città