Questa sera, alle ore 18, il musical della Compagnia dell’arte sbarca al Centro Sociale “R.Cantarella”
Di Ambra De Clemente
Appuntamento stasera, alle ore 18, per tutte le famiglie al Centro sociale “R.Cantarella” di Salerno per la rivisitazione della celeberrima favola di Biancaneve ad opera di Antonello Ronga. Rivisitazione perché la favola è stata riadattata e resa “ più moderna ed accattivante” con contaminazioni di musiche moderne e classiche insieme, che rendono, insieme a costumi spettacolari ed imponente scenografia, una commedia musicale emozionante adatta ai grandi ed ai bambini. In scena la compagnia dell’arte con dieci attori professionisti Biancaneve (Annabella Marotta), Strega Grimilde (Federica Buonomo), i sette nani (Mauro Collina, Vincenzo Triggiano, Martina Iacovazzo, Katia Caivano, Daniele Nocerino, Francesco Preziosi, Ivano Ronga) con la direzione artistica di Antonello Ronga, il Professional Ballett di Pina Testa, le coreografie di Fortuna Capasso, le scenografie della Bottega San Lazzaro e i costumi di Nina Olivieri e Rosaria Casaburi, curati nella regia da Antonello Ronga, e 8 straordinari ballerini del “professional ballet” di Pina Testa, coreografati da Fortuna Capasso. Lacrime di commozione, travolgenti musiche, e simpatici e divertenti momenti , incollano sulle poltrone intere famiglie, dando vita alla magia dello spettacolo teatrale. Come ha origine la fiaba prodotta dalla Walt Disney Biancaneve? Un film di animazione distribuito dalla RKO Radio Pictures come primo lungometraggio del 1937. Ricordiamo i nomi dei nani italianizzati come : Brontolo, Cucciolo, Dotto, Eolo, Gongolo, Mammolo, Pisolo, la matrigna Grimilde, le lacrime dei nani per la morte nella bara di cristallo ed il bacio del principe che spezza l’incantesimo. La trama ha origini ottocentesche e deriva dalla quinta fiaba dei fratelli Grimm: Jacob e Wilhelm: Biancaneve o Rosarossa, pubblicata nel 1812 nella raccolta Kinder- und Hausmärchen :Fiabe dei bambini e del focolare, è ancora attuale e suscita l’entusiasmo di grandi e piccoli. Il titolo della fiaba popolare europea in tedesco è Schneewittchen o Schneeweißchen ( dialetto della Bassa e dell’Alta Germania ) , in francese Blanche-neige. La città di Lohr in Bassa Franconia rivendica l’origine di Schneewittchen. Aarne-Thompson la classifica come la settecentonovesima delle sue fiabe. Lo schema della fiaba contrappone la protagonista Biancaneve alla Matrigna cattiva e vede come aiutanti: i Sette nanetti con i sette lettini nella casa nel bosco, il cacciatore che cerca il cuore ed i polmoni della donna, l’elemento magico: la mela avvelenata portatrice di morte. Il bacio risolve l’incanto e spezza la maledizione con il trionfo dell’amore del Bene sul Male. La versione conosciuta di Biancaneve ed i sette nani è quella della settima edizione dei fratelli Grimm del 1857. La protagonista ha la pelle bianca come il latte, le labbra rosse come il sangue, i capelli neri come l’ebano così come nel desiderio della regina che si era punta cucendo, e desiderando di avere un figlio con tali caratteristiche, che muore dopo il parto. La matrigna era invidiosa della nipote perché il suo specchio fatato rispondeva sempre che lei era più bella di Biancaneve ed assoldò il cacciatore per avere i suoi organi vitali. Sottrarre gli organi vuol dire ucciderla, però il cacciatore uccide al suo posto un cinghiale. Biancaneve fugge nel bosco dove trova rifugio dai minatori nanetti dove tutto è piccolo e lei non trova un letto della sua dimensione. La matrigna si traveste da vecchina e le porta una cintura stretta, poi le fa passare un pettine avvelenato nei capelli, lei sviene ma è salvata dai nanetti. La matrigna diventata una vecchia contadina le porge una mela avvelenata per metà che la fa addormentare. I nani pensano che sia morta e la ripongono in una bara di cristallo nel bosco, dove il principe invaghitosi la fa trasportare al castello. Nel trasporto la bara cade e la metà mela avvelenata viene sputata da Biancaneve che si risveglia. L’amore tra i due si completa nell’unione delle nozze. Alla strega come punizione vengono date delle scarpe arroventate che la fanno ballare fino alla morte. Secondo un’altra versione la matrigna invitata alle nozze sarà incarcerata e accudita da Biancaneve, che perdona come tutti i personaggi buoni. Le versioni si contrastano e la madre infanticida viene eliminata e fatta morire nell’altra versione definitiva eliminando l’elemento del cannibalismo , il desiderio di mangiare la bambina ed il desiderio necrofilo del principe. Nella prima versione non è la matrigna ma la madre ad essere gelosa della figlia ed all’età di sette anni manda il cacciatore per ucciderla. Nella versione del 1819 comincia a comparire la morte della madre. Nelle terza versione il desiderio della madre era quella di avere un bambino e non una bambina e non è lei a volere uccidere la figlia perché muore e questo desiderio viene espresso dalla matrigna, che vuole essere la più bella del reame e non vuole rivali e la voce del suo specchio è incontrovertibile. E ‘ lo specchio l’elemento magico che aiuta il male a svelare il Bene ed a raggiungerlo. L’amore trionfa e vince insieme al perdono, la speranza ed il sorriso della bontà e la delicatezza di Biancaneve con la sua fisionomia tenera e delicata come il latte, l’ebano ma inficiata dal rosso del sangue delle sue labbra, che le costano la morte e la rinascita. Le nozze ed una nuova famiglia segnano l’unione e la sconfitta del male per un nuovo regno di pace. Barthels aveva ipotizzato alla fine del XIX secolo che Biancaneve fosse Maria Sophia Margaretha Catherina von Erthal, morta di vaiolo e divenuta martire tedesca. Nata a Lohr nel 1725, figlia di un magistrato e rappresentante del Principe Elettore tedesco. La matrigna aveva preferito i figli nati dal suo letto che quelli precedenti del marito e lei era stata costretta a vagare nei boschi. I nani incarnano i bambini ed i lavoratori bassi delle miniere tedesche. A Von Erthal si conserva il ricordo del castello e dello specchio parlante : un giocattolo acustico in voga nel Settecento, che registrava e pronunciava le frasi di chi si specchiava in esso. Un’altra versione dello storico Sander la identifica nell’eroina cinquecentesca Margaretha Von Waldeck, nata a Bruxells, amante di Filippo II di Spagna, uccisa dalla polizia del re per avvelenamento perché volevano un matrimonio combinato per il regnante. Lei nella realtà era rimasta orfana di madre e cresciuta dalla matrigna ed il padre era gestore delle miniere di Bruxelles. Fu Sander a parlare anche dello stregone Dei Meli: l’Uomo cattivo della tradizione popolare creata per vietare ai bambini di rubare dal frutteto, con la punizione del mal di stomaco e mal di gola a chi mangiasse le mele avvelenate.