Il musicista salernitano sarà il maestro di musica Schaunard nella Bohème che chiuderà la stagione lirica del Teatro Verdi di Salerno
Di LUCA GAETA
Abbiamo incontrato il baritono Biagio Pizzuti nel corso delle prove della Bohème di Giacomo Puccini, che chiuderà la stagione lirica del Teatro Verdi. Suo il ruolo del musicista Schaunard sulle tavole del nostro teatro, anche nel ricordo della madre che lo ha instradato verso gli studi musicali.
L.G. Come ti sei avvicinato al mondo della musica e del canto in particolare?
B. P. Mi sono avvicinato al mondo della musica in modo del tutto casuale. Ho perso mio padre quando ero piccolo e mia madre per distrarmi da quel periodo non facile, decise di farmi studiare pianoforte presso una scuola privata di musica qui a Salerno. Quindi agli studi tradizionali, il liceo e poi l’università, ho affiancato questo percorso, diplomandomi in Conservatorio. In seguito cominciai a collaborare con il Maestro Antonello Mercurio in qualità di pianista, accompagnando diversi cantanti presso il Teatro G. Verdi di Salerno. Da qui diverse collaborazioni con altri Enti Lirici e Teatri. In un’audizione per il ruolo di Musetta, mi venne del tutto naturale cantare le risposte del personaggio Alcindoro. Questo episodio venne notato dal direttore d’orchestra, che mi invitò a studiare canto, avendo notato una voce particolare. Poi sono entrato a Salerno in Conservatorio. Le tappe significative del mio percorso di studio legato al canto, sono legate a L’Opera studio di Roma con Renata Scotto, lo studio con Rolando Panerai presso il Teatro di Genova nel 2011, poi lo studio successivo per diversi anni con Renato Bruson. Poi le tre vittorie ai concorsi che rappresentano i punti di riferimento per i cantanti d’opera: AsLiCo, Spoleto e il Toti Dal Monte.
L.G. Che tipo di repertorio vocale stai affrontando, e quale reputi più congeniale alla tua attuale vocalità?
B.P. Il mio attuale e più congeniale repertorio è quello del baritono lirico, quindi bel canto: Donizetti e Bellini. Sto lavorando e studiando anche qualche titolo pucciniano, lo stesso Schaunard, ma anche Marcello, Gianni Schicchi, che già ho debuttato. Mentre per ritornare al bel canto, Malatesta, Belcore, Enrico della Lucia di Lammermoor, il Bartolo di Rossini, Taddeo dell’Italiana in Algeri.
L.G. Quali sono fra i baritoni del passato i tuoi punti di riferimento?
B.P. Sono tanti gli interpreti del passato, recente e non, che rappresentando per me un modello d’ispirazione. Fra questi, volendone fare una terna, direi Ettore Bastianini, Piero Cappuccilli e Renato Bruson. Proprio per la loro “diversità”, o meglio peculiarità: chi per la voce, per il fraseggio, per una determinata interpretazione.
L.G. Quando è iniziata la collaborazione con il Maestro Oren?
B.P. Colgo l’occasione per ringraziare il Maestro Oren, per avermi invitato a partecipare a questa produzione, che oltre a darmi la possibilità di potermi esibire nel Teatro della “mia” città, esaudisce un desiderio di mia madre, che purtroppo quasi un anno fa è venuta a mancare. L’incontro con il Maestro è avvenuto in Arena a Verona, in occasione di un Barbiere di Siviglia, dove io facevo da cover ad Ambrogio Maestri per il ruolo di Bartolo. In una delle diverse recite ho sostituito Maestri ed il Maestro Oren è stato favorevolmente colpito dalla mia interpretazione.
L.G. Quali saranno i tuoi prossimi impegni artistici?
B.P. Dopo La Bohème qui a Salerno, ad inizio gennaio sarò a Ravenna per il Serse di Haendel nel circuito Emiliano con Ottavio Dantone e L’Accademia Bizantina. Subito dopo parto per Verona per iniziare le prove della Lucia di Lammermoor, dove interpretò Enrico e sempre a Verona, a febbraio, L’Italiana in Algeri, interprete di Taddeo. A marzo mi dividerò tra Berlino e Parigi per Il Barbiere di Siviglia alla Deutsche Oper, mentre a Parigi con una ripresa del Serse presso il Teatro degli . Ad Aprile sarò in Inghilterra invitato al Festival di Glyndebourne per interpretare Belcore ne L’Elisir d’amore. Poi in Arena a Verona, per Turandot con Ping e Silvio ne I Pagliacci.