di Monica De Santis
Questa sera, con inizio alle ore 21, Capaccio Scalo ospiterà in piazza il concerto di Edoardo Bennato, voluto fortemente dall’amministrazione comunale guidata dal sindaco Franco Alfieri ed organizzato dalla Everline Italia srl. Bennato, nato a Bagnoli (a cui ha dedicato anche un brano “Vendo Bagnoli”) ritenuto uno dei migliori rocker italiani, autore di testi sono spesso ironici e dissacranti e rivolti in modo graffiante contro il potere, a qualsiasi livello e in qualsiasi forma si manifesti senza schieramenti politici o appartenenze a partiti, salirà sul palcoscenico che sarà allestito al centro di Capaccio Scalo, per offrire al suo pubblico due ore di musica e parole. Un viaggio attraverso i suoi brani più belli. Si andrà da “Dotti medici e sapiente” a “Fantasia”, da “Sono solo canzonette” a “Mangiafuoco”, da “Lo zio fantastico” a “Italiani”, passando per “Rinnegato”, “Venderò”, “Nisida”, “Le ragazze fanno grandi sogni” e tanti altri ancora. A poche ore dall’inizio del concerto siamo riusciti ad intercettare il cantautore partenopeo autore tra gli altri del brano “L’isola che non c’è”, che si è raccontato ed ha parlato del suo pubblico, della sua passione per la musica e dei progetti futuri.
La fortuna è una ruota ed il vento la fa girare ma se corri più forte la fortuna rimane a guardare. Sono tutti messaggi importanti quelli che inviano le sue canzoni. Oggi dove anche il bambino è convinto che per far qualcosa deve prendere una via “traversa” questo messaggio può ancora smuovere qualche animo, qualche cervello?
“Ritengo di sì. Nella vita, a mio parere, la fortuna ha certamente un ruolo importante ma, la determinazione, la tenacia, lo studio possono fare in modo che ” la fortuna rimanga a guardare”
Edoardo e l’impegno sociale attraverso due grandi favole, Pinocchio e PeterPan due favole iniziatiche con un viaggio percorso attraverso il suo sguardo trasversale: erano gli anni ’80 c’era speranza e oggi?
“I tempi cambiano, le situazioni si modificano ma anche oggi Mangiafuoco fa il burattinaio, il gatto e la volpe sono in piena attività per irretire i giovani, grilli parlanti e sparlanti sono dovunque, in TV, sui giornali, nei social e la fata (metafora della condizione femminile) non se la passa certo meglio che negli anni 70 e 80, e inoltre che mondo sarebbe senza Capitan Uncino? C’è sempre speranza…”
Che effetto fa ancora vedere tre generazioni insieme ai tuoi concerti? Quali emozioni? E un nuovo progetto discografico?
“La cosa importante che accade durante i concerti è il continuo scambio di emozioni e buone vibrazioni tra palco e pubblico al di là delle generazioni che si succedono. Per quanto riguarda un nuovo progetto discografico c’è da considerare che sono Napoletano… scaramantico… quindi non ne parlo ancora”.
Lei è un artista che ha sempre precorso i tempi in ogni suo progetto, con occhio illuminato, come nella Torre di Babele, che dobbiamo aspettarci?
“Più che avere un occhio illuminato mi limito ad osservare, alla mia maniera, ciò che mi circonda…anzi…ciò che sotto gli occhi di tutti noi…analizzare i paradossi, le schizofrenie, ironizzando su tutto e tutti, anche su me stesso…il tutto a tempo di Rock”.
Dotti medici sapienti è uno splendido minuetto, che rapporto ha con la musica cosiddetta “seria”?
“Fin dalla prima ora ho utilizzato la formula del quartetto d’archi che mi ha dato l’opportunità di svincolarmi dai modelli anglo-americani o per meglio dire, otre alla classifica band rock: chitarre elettriche, basso e batteria, anche violini, viola e violoncello. Una formula molto apprezzata all’estero. Comunque sono un fan di Rossini che, per la sua modernità, considero il sesto dei Rolling Stones”.