di Carmine LANDI
BELLIZZI. Tre anni di tempo per tirar fuori il milione e mezzo di euro necessario a eliminare il pesante fardello debitorio che riversa al momento sulle fragili spalle dello scheletro chiamato “Cooperazione e Sviluppo”: è quanto è stato approvato ieri dal consiglio comunale nel corso di un’assemblea che s’è tenuta in un’aula semideserta.
Il gruppo di minoranza, “Insieme per la Bellizzi che vogliamo”, timonato dall’ex-sindaco, Giuseppe Salvioli, ha pensato, infatti, di disertare la conferenza dei capigruppo e la successiva riunione consiliare in segno di dissenso rispetto all’operato dell’amministrazione.
La società in house, dunque, risorgerà mediante una newco, che si chiamerà significativamente “Cooperazione e Rinascita” e che avrà alcune delle mansioni che toccavano in passato alla sua antenata.
La storia della partecipata comunale, in effetti, è particolarmente travagliata: “Cooperazione e Sviluppo” nacque per volontà di Mimmo Volpe, che, all’epoca, era già sindaco del comune dei picentini.
L’azienda cominciò a dar lavoro a una quarantina di bellizzesi e prese ad agire come braccio operativo del municipio nella gestione del patrimonio pubblico: nel 2009, però, a Bruno Dell’Angelo, da sempre affezionatissimo sostenitore della politica di Volpe, subentrò nella carica di sindaco l’attuale capo dell’opposizione, Pino Salvioli.
L’amministrazione che si insediò all’epoca, allora, in ossequio alle leggi nazionali di quegli anni, che prevedevano la drastica riduzione delle municipalizzate, e in preda a qualche sospetto di assunzioni clientelari all’interno della società in house, denunciò una gravissima situazione economica in cui le spese per la partecipata comunale sarebbero state insostenibili per il groppone dei bellizzesi: Salvioli e i suoi, dunque, decretarono la liquidazione di Cooperazione e Sviluppo, vista dalla maggioranza dell’epoca come una macchina di consenso elettorale allestita da Volpe e Dell’Angelo.
Fu insignito delle vesti di liquidatore il bolognese Attilio Magliano, che diede il la alle ultime ore di vita della partecipata, ufficialmente liquidata nel 2012.
Nel maggio del 2014, però, il massimo scranno municipale di Bellizzi viene occupato di nuovo da Mimmo Volpe: la maggioranza comunale scandaglia a fondo il quadro debitorio di Cooperazione e Sviluppo, e scopre che buona parte dei creditori sono enti pubblici.
«Si tratta – ha spiegato ai nostri taccuini il capogruppo di “Città Possibile”, Nicola Pellegrino – di debiti contratti dalla mancata gestione dei bilanci della società: in poche parole, chi ha avviato la liquidazione non s’è curato di chiudere definitivamente la vicenda, determinando una situazione debitoria di tipo moroso, che ammonta a un milione e mezzo; in tutto ciò, bisogna tener conto che, secondo quanto previsto dalla legge, una società comunale non può fallire, dal momento che è lo stesso comune a fare da garante».
Ora, stando a quanto deciso nel corso della riunione consiliare monocolore che s’è tenuta ieri sera, il comune di Bellizzi dovrà ripagare i debiti nei prossimi tre anni, ma, in base alle dichiarazioni della maggioranza, il tutto non dovrebbe comportare aumenti fiscali nei confronti dei cittadini: «la grande cosa – ha dichiarato Pellegrino – è che i debiti saranno dissolti attraverso un oculata spending review che riguarderà esclusivamente i costi di alcuni privilegi comunali, come ad esempio il risparmio sulle utenze telefoniche (i consiglieri e gli assessori non hanno un dispositivo telefonico mobile comunale, nda) ed energetiche».
Nel frattempo, naturalmente, il risanamento dei bilanci di “Cooperazione e Sviluppo” favorirà la crescita della neonata “Cooperazione e Rinascita”.
La maggioranza, dunque, è estremamente soddisfatta di quanto venuto fuori dalla riunione di ieri, seppur amareggiata dall’assenza dell’opposizione – che, tra l’altro, non è nuova a scelte del genere, considerando che si astenne dal partecipare all’assise consiliare anche lo scorso 7 dicembre, quando si affrontò sempre la controversa quaestio relativa alla partecipata – che ha motivato la diserzione ricorrendo anche ad ulteriori argomentazioni: gli uomini di Salvioli, infatti, ritengono nulli gli atti a causa della mancanza della proroga della delega alla segretaria comunale, Annalisa Consoli. «Non sanno – ha confutato Pellegrino – che c’è unaprorogatio naturale di 45 giorni».
Infine, arriva la stoccata finale: «comprendo – spiega il capogruppo di maggioranza – la differenza di idee, ma la politica si fa nei luoghi idonei, non sui social-network: questo andrebbe colto da chi ha amministrato fino a maggio e a febbraio, in una fase in cui ci si interfaccia con il cinquennio appena trascorso, pretende di fare opposizione a priori».
Cooperazione e Rinascita, sì, ma il parto s’è rivelato davvero travagliato.