di Oreste Vassalluzzo
BATTIPAGLIA. C’è un sottile filo rosso (fil rouge per dirlo con i francesi) che lega indissolubilmente le vicende politiche e giudiziarie della città di Battipaglia con un personaggio politico e carabinieri. Un rapporto di contiguità, amicizia, un legame stretto che aleggia ormai da più di un decennio sulla testa dei battipagliesi. Una storia inaspettata che esce fuori, ora, dalle carte di un processo a carico di due marescialli del nucleo operativo dei carabinieri della compagnia di Battipaglia. Un “processucolo” se vogliamo, una inezia che però apre scenari inquietanti sulla “stretta amicizia” tra la politica battipagliese e chi esegue le indagini su Palazzo di Città. Due carabinieri, due marescialli del nucleo operativo di Battipaglia finiscono a processo (procedimento r. g. 1284/09 – r.g.n.r. 11275/03 del 6 novembre 2012), per utilizzo improprio delle linee telefoniche della caserma di via Consolini. In pratica avrebbero utilizzato il telefono dell’ufficio facendo lievitare oltre il limite le spese telefoniche. Subito balza all’occhio, nel leggere le carte, che la maggior parte di quelle telefonate giunge ad una utenza telefonica di un noto politico battipagliese. Lo stesso che è chiamato in causa nel dibattimento come teste a difesa di uno dei due marescialli sotto processo. Da quelle dichiarazioni emerge tutto un mondo sotterraneo fatto di richieste di “favori”, di notizie, di circostanze e di incontri che avvengono nella cittadina della Piana del Sele. A questo punto, prima del racconto dettagliato, sorge una domanda. Ma può un carabiniere, un appartenente delle Forze dell’Ordine, parlare delle indagini che svolge con un “attore parte in causa”? Una domanda lecita seguendo sempre il sottile filo rosso che collega tutti i personaggi della nostra inquietante storia. Ebbene, il politico, interrogato in aula dall’avvocato inizia il suo racconto. Spiega in maniera chiara i rapporti con i carabinieri di Battipaglia, soprattutto da quando ha deciso di scendete in politica. Le vicende che s’intrecciano sono quelle relative ad inchieste che riguardano alcuni tecnici comunali dei primi anni del Duemila fino ai giorni nostri. Ammette che le telefonate che gli giungono dalla Caserma sono iniziate già dagli anni Novanta. Brigadieri, marescialli, comandanti di stazione e di compagnia avevano rapporti personali di amicizia, di cordialità, con il politico battipagliese che in più di una circostanza ha favorito anche missioni all’estero, o evitato trasferimenti grazie ai “suoi personali rapporti con alti ufficiali dell’Arma”. Ma c’è di più. Nelle carte dell’udienza si percepisce il rapporto quasi quotidiano e lo scambio di “notizie” sulle indagini della Procura sulle attività amministrative del Comune di Battipaglia. In pratica i carabinieri svelavano alcuni particolari delle inchieste al politico che era, e pare sia ancora, molto informato sui fatti giudiziari che avvengono o stanno per avvenire in relazione all’attività politico amministrativa del Comune di Battipaglia. Una vicenda tutta ancora da raccontare e che presuppone una serie di collegamenti “inquietanti” tra le inchieste che sono state portate avanti dai carabinieri (soprattutto dai sottufficiali dell’Arma invischiati in questo processo) e le denunce del politico. Senza che questo filo rosso sia mai indagato, svelato e per lo meno censurato. (continua)