di Nicola Russomando
All’esito di una implacabile malattia è morto D. Leone Morinelli, priore claustrale della Badia di Cava. Non è retorica affermare che con la scomparsa di D. Leone si chiude per la Badia di Cava un ciclo storico che è stato contrassegnato dalla sua missione educativa sin dall’istituzione del Collegio S. Benedetto nel 1867 e del liceo classico di diretta emanazione. Nato a Casal Velino l’8 marzo del 1937, in quella che fu una delle parrocchie dell’antica diocesi abbaziale nel Cilento, entrato alla Badia come seminarista giovanissimo, vi maturò la vocazione monastica sotto il servo di Dio Mauro de Caro per emettere la professione religiosa perpetua il 13 novembre 1956 e per esservi ordinato sacerdote l’11 maggio 1960. Sessantasette anni di professione religiosa e sessantatré di sacerdozio vissuti nella militanza della Regola di S. Benedetto e nell’adesione più convinta ai consigli evangelici di povertà, castità e umiltà. E dell’umiltà D. Leone ha percorso tutti e dodici i gradi delineati dalla Regola per il percorso ascetico del monaco. Docente di lettere classiche al triennio del liceo, per decenni è stato riferimento di generazioni di ex alunni che, anche grazie alla sua impeccabile direzione del periodico “Ascolta” per oltre cinquant’anni, hanno mantenuto vivi i legami di appartenenza a quella che non è stata mai una scuola ordinaria, bensì espressione di una tradizione culturale che connetteva il medioevo monastico con la contemporaneità. Anche se negli ultimi tempi il senso di questa continuità è risultato appannato per l’assenza di un’adeguata successione, bastava il tratto della sua personalità schiva e riservata per far arguire, oltre l’immagine dell’uomo, la grandezza del monaco nella sua professione di fede e di cultura. Su questo binomio, fede e cultura, si è spesa tutta la vita di D. Leone nell’ideale congiunzione tra eredità dei classici e perpetua novità del Cristianesimo. Allo stesso modo, come direttore dell’Archivio e della Biblioteca abbaziali, ha rappresentato l’anima di quell’istituzione, nella successione, questa sì reale, di una lunga sequela di monaci che lo hanno preceduto in quell’ufficio. E se negli anni Settanta il paventato progetto di secolarizzazione delle biblioteche monastiche non andò in porto, sulla testimonianza di Francesco Sisinni, direttore generale del Ministero dei Beni Culturali, questo fu risultato dell’ascolto del Canto gregoriano dei monaci di Cava cui assisté il ministro dell’epoca, il liberale Oddo Biasini. E sul canto gregoriano la lezione di D. Leone è stata fondamentale nel rappresentare la scuola della tradizione cavense che ancora oggi vive nei più giovani monaci. Secondo S. Bernardo, ricordato da Benedetto XVI, il monaco che non canta fa parte della “regio dissimilitudis”, il luogo della dell’assenza di identità. Al contrario l’identità di D. Leone Morinelli è stata segnata profondamente dall’essere monaco benedettino nella tradizione propria della Badia di Cava e di quella che è stata la Congregazione cassinese, nell’esercizio degli studi ecclesiastici più pazienti e severi, a rappresentare l’immagine di chi ci è stato padre nella fede e di cui è giusto e doveroso tessere l’elogio.
Le esequie di D. Leone saranno celebrate alla Badia di Cava domenica 26, solennità di Cristo Re, alle ore 16.