Antonio Manzo
Non gli offrirebbero a tavola neppure un “filetto alla Stanzione” né gli pagherebbero una seduta in un centro di bellezza perché lui da mesi è diventato l’incubo del collegio dell’Autorità del Garante per la Protezione dei dati personali. La farsa politica tutta italiana l’aveva compresa da tempo e di come si stesse trasformando un’autorità indipendente in un centro di permanente illegalità. Si chiama Simone Aliprandi è un avvocato del Foro di Lodi, attivo da vent’anni nel settore del diritto della proprietà intellettuale e delle tecnologie digitali. Svolge un’assidua attività come autore di libri divulgativi (di recente ha pubblicato “L’autore artificiale” pe la casa editrice Ledizioni) e come divulgatore sui social media. Da alcuni mesi sta seguendo costantemente e puntualmente le vicende del Garante Privacy, informando i cittadini sui lati oscuri dell’autorità.
Lei sostiene che negli incarichi fatti agli studi legali per gestire il data breach (cioè un attacco hacker con esfoliazione dei dati dal sistema computer) dell’Asl 1 Abruzzo non tutto sia limpido. In che senso?
“Secondo il Garante della Privacy e secondo le linee guida delle autorità competenti in materia di protezione dati personali, la gestione di un data breach rientra pienamente nelle competenze del DPO (alias, responsabile protezione dati), professionista specializzato che ogni ente pubblico ha l’obbligo di incaricare periodicamente. Nel maggio del 2023, all’epoca della fuga di dati personali, l’Asl 1 Abruzzo aveva come DPO una ditta individuale di Bari specializzata in gestione dati personali e sicurezza informatica. Ciò nonostante l’Asl decise di incaricare nel giro di due mesi (tra giugno e agosto 2023) altri due soggetti per gestire quella stessa pratica”.
Può dirci qualche dettaglio in più su questi incarichi, facendo riferimento ai documenti in suo possesso?
“Sì, tramite un accesso civico e tramite un’attenta navigazione nella sezione trasparenza del sito dell’Asl 1 Abruzzo ho trovato tutti i documenti relativi a questi incarichi. È emerso che in data 16 giugno 2023 è stato incaricato un avvocato per un totale di 5.000 euro, con il compito di gestire la parte di contenzioso conseguente alla violazione della privacy.
Passano due mesi e l’Asl cambia idea e avvocato. In data 25 agosto 2023 è stato poi incaricato un altro studio legale per la somma complessiva di 134.500 euro: una somma davvero enorme e molto sproporzionata rispetto a quella precedente. E tutto ciò avviene con il DPO ancora pienamente incaricato e operativo.
Gli incarichi sono stati fatti con affidamento diretto e attraverso procedure a mio avviso non pienamente conformi al diritto amministrativo.
Secondo lei quindi ciò può comportare un danno erariale?
“A mio avviso sì. Se esiste già un soggetto preposto per legge a occuparsi di una mansione, perché una pubblica amministrazione dovrebbe incaricarne altri due, con un esborso totale di ulteriori 140 mila euro? Doveva essere lui a fare una formale richiesta di essere affiancato da altri professionisti; e dovrebbe comunque essere lui a coordinare i lavori. Ma non può esserci un’iniziativa autonoma della Pubblica Amministrazione a incaricare altri professionisti che di fatto si sovrappongono a un soggetto già incaricato e già pagato per le medesime mansioni. Inoltre gli importi sono davvero spropositati rispetto ai precedenti nella stessa PA e rispetto in generale agli standard di mercato.
Lei però non si è limitato a denunciare il fatto alla Corte dei Conti. Si è rivolto anche all’Autorità Nazionale Anticorruzione (ANAC). Perché?
“Mi sono rivolto anche ad ANAC perché ho il sospetto che la scelta dello studio legale non sia stata dettata solo da logiche di elevata competenza e specializzazione, ma anche da una ormai ben nota vicinanza di quello studio legale con gli uffici del Garante Privacy. Scegliere quello studio legale piuttosto che altri ugualmente competenti e specializzati avrebbe indotto nei dirigenti dell’Asl 1 Abruzzo la speranza di arrivare a un provvedimento più morbido da parte dell’Authority, come in effetti poi è stato. Ciò è emerso anche nell’inchiesta di Report del 9 novembre scorso: infatti Guido Scorza, membro del collegio giudicante e socio fondatore di quello studio, non si è astenuto dalla decisione, ignorando le norme etiche dell’Autorità Garante (oltre che quelle del. buon senso) sulla gestione di situazioni di conflitto di interessi”.
A che punto sono adesso queste sue segnalazioni alle autorità competenti?
“Non ne so più nulla. La notitia damni è stata inviata via PEC alla procura regionale Abruzzo della Corte dei Conti in data 9 settembre, mentre la segnalazione ad ANAC è stata inviata il 15 settembre. Della prima non ho ricevuto alcun riscontro (ho solo la conferma di ricevimento del mio messaggio PEC); l’ANAC invece mi ha inviato solo una risposta automatica con conferma di ricevimento dei documenti e con attribuzione del numero di protocollo della pratica. I lettori possono comunque leggere tutti i documenti da me inviati (pur con alcuni “omissis”) sul mio blog aliprandi.org/blog”.
La vicenda ASL 1 Abruzzo è stata incidentalmente citata anche nel servizio di Report della scorsa domenica. Scorza ha dichiarato di non essersi accorto per tempo che l’ASL era difesa dallo studio legale da lui fondato e che quindi non si è astenuto come invece avrebbe dovuto fare. Lei che cosa ne pensa?
“Penso che sia davvero assurdo e mi meraviglio che Scorza abbia fornito tale risposta alle giornaliste di RaiTre. Lui continua a sottolineare che il collegio giudicante di cui fa parte non ha alcuna contezza di ciò che fanno gli uffici amministrativi fino a quando la pratica viene presentata al collegio per la decisione. Onestamente, dopo tutto quello che è emerso nell’inchiesta (con tanto di email e chat scambiate tra i membri del collegio e i funzionari amministrativi per “aggiustare” alcuni procedimenti scomodi), questa sembra davvero una favoletta poco sostenibile. Come d’altronde è stato poco elegante il giro di dichiarazioni contraddittorie rilasciate in questi giorni in merito alle dimissioni; dimissioni che sono state prima paventate da Scorza in un’intervista a Repubblica e poi ritrattate in altre interviste solo poche ore dopo. Ieri, dopo aver solo minacciato le dimissioni dal collegio garanti, si è presentato in Senato pe un’audizione. Tutto ciò non è un grande segno di serietà istituzionale”
Intanto prosegue il balletto delle dimissioni. Pasquale Stanzione sta lì alla presidenza e con nessuna voglia di dimettersi, Ghiglia ha le spalle coperte con Fratelli d’Italia, la vice presidente Ginevra Cecilia Feroni, leghista e baronessa fiorentina era già in predicato di essere votata dal Parlamento come giudice costituzionale e, quindi, deve rimanere, Guido Scorza continua solo a minacciare le dimissioni ma non le dà. Nel frattempo, il quotidiano Il Foglio scrive che Fratelli d’Italia ha già i suoi nomi per il nuovo collegio della Privacy. Potrebbe esser condotta alla presidenza una donna, Ida Nicotra, professore di diritto costituzionale e grande amica di Ignazio La Russa oppure Tommaso Frosini dell’università Suor Orsola Benincasa, il prof che ha spiegato e sostenuto scientificamente il premierato di Giorgia Meloni. Ma lui ha anche un altro vantaggio. È molto amico dell’attuale presidente Pasquale Stanzione, come sono pronti a giurarti accademici napoletani. Sarebbe un vero “trasversale” del diritto. Al Sud c’è sempre qualcuno che è più al Sud degli altri. Merita un premio-riscatto.
Perché, come scrive sempre Claudio Cerasa che pubblica il primo giornale al mondo realizzato con l’intelligenza artificiale, “quando la Rai fa un’inchiesta, il governo tace e l’opposizione d’indigna. Quando la Rai tace, l’opposizione si spegne, È la democrazia dei telecomandi: il pubblico si emoziona, i partiti rincorrono. In mezzo le istituzioni diventano ostaggi del clima”.
Temperatura da farsa, solo tempesta annunciata.





