di Salvatore Memoli
Da qualche giorno in tutte le Chiese Diocesane i Vescovi, ripetendo il gesto del Papa, hanno aperto la Porta Santa per dare a tutti la possibilità di vivere il giubileo. Con la bolla Spes non confundit il Pontefice Francesco ha indetto il Giubileo Universale ordinario dell’anno 2025 per consentire all’umanità di vivere un tempo di avvicinamento a Dio e di conversione di vita. Attraversare la Porta Santa diventa una scelta importante per il valore salvifico della persona, scelta preminentemente di natura spirituale, di forte impatto nella vita quotidiana e di grande significato per chiunque gli attribuisca i valori dati dalla Chiesa Cattolica. Si prevede che milioni di persone compiranno questo pietoso rito e che i benefici si riverbereranno sulla vita individuale e comunitaria. Si auspica che tutti possano beneficiare di questo speciale appuntamento per una revisione di comportamenti e per un impulso nuovo al modo di vivere.
Attraversare la Porta Santa può avere un grande valore per tutta l’umanità, non solo per i credenti per il valore intrinseco del gesto da parte di chi lo compie. Un invito a ritrovare un modo nuovo di intendere la vita può essere un’occasione di riscoperta anche per chi corre troppo, per chi la Fede la intende come qualcosa di lontano, per chi non è più stimolato a fare un’esperienza religiosa ma che crede che ogni persona ha un posto dentro di sé per momenti speciali per riflettere, per riscontrare differenze, per indirizzare la vita verso obiettivi nuovi e stimolanti. Forse molte persone non vorranno accettare i riti che impone la Fede e forse per molti non ci sono capacità di riscoprire percorsi spirituali praticati invece da chi vive quotidianamente i messaggi di Fede.
La Porta Santa è un luogo fisico che si può attraversare semplicemente, non rilascia a nessuno un risultato identitario individuale, non è uno scanner che fotografa uno stato di salute personalizzato, almeno di quello che tutti possono vedere e stabilire lo stato di salute fisico. Si può attraversare la Porta con profondità di valori o con un gesto superficiale che non impegna l’emotività profonda dello spirito. Chi attraversa la porta con i richiami dati dal Papa s’impegna a vedersi dentro, ad interrogarsi profondamente e sinceramente, a farlo onestamente innanzitutto senza prendersi in giro da solo ma rispondendo a un bisogno di scuotere profondamente il proprio mondo interiore e a confrontarlo con un modello nuovo, diverso di iidentità umana che richiede risultati di cambiamento.
Che i credenti compiano questo gesto di fede è senza dubbio un portato importante nella dimensione individuale e comunitaria della vita di Fede. Fatto bene è un aiuto a migliorarsi e a migliorare con nuove radiazioni e motivazioni il cammino spirituale e umano delle persone. Sarebbe bello se le Porte Sante, da quelle romane a quelle aperte in tutte le Chiese particolari del mondo, avessero un richiamo soprattutto per i non credenti, per i lontani, per i senza Dio, per chi ha perso il contatto con Lui da tempo e non è capace di nuovi gesti di conversione, non è sensibile a costruire un vissuto con nuovi fili di speranza. Il Giubileo è un percorso nuovo tra Dio e l’uomo. Con qualsiasi uomo, Dio stabilisce un approccio nuovo che modifica il loro patto e il loro modo d’incontrarsi e parlarsi. Mi piacerebbe se i lontani da Dio provassero a ricontattarlo, senza gesti eclatanti, in solitudine, confusi da una miscredenza e un atto di sfida, nel silenzio di giornate di solitudine, nella penombra di giorni che profumano di sfida e di scoramento ma capaci di cogliere valori importanti accompagnati dai profumi d’incenso di una chiesa vuota o dalle note lontane di una musica sacra che vengono da un organo, toccato fuori da un rito. Dio parlerebbe ancora a chi saprebbe ascoltarlo e cambierebbe tante storie individuali. Attraversare la Porta non sia mai un gesto scontato, un ripetere quello che fanno tutti, una sfida alla vita ed alla fede.
La Porta è stata aperta perché chi l’ attraversa, cambi come un calzino rivoltato, tutto se stesso per iniziare un’avventura nuova. Una novità che ha ritorno nella dimensione dello spirito ma che restituisce all’amenità del quotidiano donne ed uomini nuovi ricaricati di nuovi valori che come batterie di energie vitali portino nel mondo una testimonianza nuova.
Attraversare la Porta Santa non dà benefici e vantaggi, cambia tutto della persona che è la sola a cogliere la sua novità e la prima a volerla comunicare agli altri, non come trofeo da mostrare bensì come condizione per costruire il bene con tutti e viverlo come risultato di una conquista che sana tutte le ferite del mondo. Oltre la Porta c’è un Dio che resta un padre. Un padre di amore, tenero, comprensivo, compagno di strada che corre in soccorso della creatura e lo restituisce più forte di prima ad un vissuto che esce dal suo vacillare.