Ascierto: Il 70% dei melanomi non nasce dai nei - Le Cronache Ultimora
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Ascierto: Il 70% dei melanomi non nasce dai nei

Ascierto: Il 70% dei melanomi non nasce dai nei

di Erika Noschese

 

 

Per battere il melanoma è necessario un vero e proprio “gioco di squadra”, proprio come accade nello sport. Questo è il messaggio lanciato dal Prof. Paolo Ascierto, uno dei massimi esperti in oncologia, che in un’intervista esclusiva ci guida attraverso le nuove frontiere della prevenzione. In qualità di direttore dell’Unità di Oncologia Melanoma, Immunoterapia Oncologica e Terapie Innovative dell’Istituto Pascale di Napoli e presidente della Fondazione Melanoma, Ascierto ha presentato un dato che può salvare vite: il 70% dei melanomi non deriva da nei già presenti, ma insorge come una lesione o una macchia del tutto nuova. L’intervista è l’occasione per sottolineare l’importanza della diagnosi precoce che, nonostante i progressi della medicina, rimane l’arma più efficace contro la malattia. Ascierto ci spiega perché, soprattutto in questo periodo dell’anno, è fondamentale coinvolgere amici e familiari nel controllo della pelle, ricordando però che il parere del dermatologo è insostituibile. L’evento “We in Action”, di cui il professore è ideatore, conferma l’approccio multidisciplinare e collaborativo nella lotta contro i tumori cutanei.

L’evento “We in Action” si concentra anche sulle “nuove frontiere” nella lotta contro i tumori cutanei. Quali sono le più promettenti scoperte o terapie innovative in fase di studio che potrebbero rivoluzionare il trattamento del melanoma?

«Tra le nuove frontiere più promettenti ci sono tre approcci innovativi che potrebbero davvero cambiare il futuro dei pazienti: La terapia con TILs(Tumor Infiltrating Lymphocytes): si tratta di una tecnica che utilizza le stesse cellule del sistema immunitario del paziente, prelevate dal tumore, “rinforzate” in laboratorio e poi reintrodotte nel corpo per combattere il melanoma. In pratica, si sfrutta la forza naturale del nostro sistema immunitario, potenziandola per renderla più efficace contro le cellule tumorali; I virus oncolitici: sono virus modificati in laboratorio per infettare e distruggere solo le cellule tumorali, lasciando intatte quelle sane. È una sorta di “cavallo di Troia” biologico: il virus entra nella cellula malata e la fa esplodere dall’interno, stimolando al tempo stesso il sistema immunitario a riconoscere e colpire altre cellule simili; I vaccini terapeutici: a differenza dei vaccini classici che servono a prevenire una malattia, questi servono a curarla, “insegnando” al sistema immunitario a riconoscere il tumore come un nemico da attaccare. Sono personalizzati sul profilo del tumore del singolo paziente e rappresentano una delle sfide più affascinanti della medicina moderna. Tutte queste terapie sono ancora in fase sperimentale o in uso in centri altamente specializzati, ma mostrano risultati molto promettenti. Al We in Action cerchiamo proprio di raccontare queste novità in modo chiaro, per dare speranza e consapevolezza a chi ci ascolta».

I testimonial come Giuseppe Bergomi e Gennarino Esposito contribuiscono a sensibilizzare il pubblico. Ritiene che la figura di persone non strettamente legate all’ambito medico sia cruciale per diffondere il messaggio di prevenzione in modo più efficace e accessibile?

«Assolutamente sì. Figure come Bergomi o Esposito rappresentano modelli di autenticità, vicini al vissuto quotidiano delle persone. Parlano un linguaggio diretto, concreto, empatico, e questo rende il messaggio più accessibile, credibile e condivisibile. La medicina ha bisogno di alleati fuori dagli ospedali, per uscire dalle stanze scientifiche e arrivare davvero alla gente».

Considerando che l’evento è stato organizzato con il contributo di aziende farmaceutiche, quali sono gli sviluppi più recenti nel campo dell’oncologia innovativa, in particolare per quanto riguarda l’immunoterapia per il melanoma?

«L’immunoterapia ha rivoluzionato la prognosi del melanoma avanzato. Le combinazioni di checkpoint inhibitors, in particolare anti-PD1 e anti-CTLA4, continuano a offrire risultati promettenti. Inoltre, nuove molecole in fase di sperimentazionemirano a superare la resistenza terapeutica. Il contributo delle aziende farmaceutiche in questo campo è fondamentale: ricerca, accesso ai farmaci innovativi e supporto ai pazienti sono i tre pilastri su cui si fonda la vera innovazione».

“We in Action” è giunto alla settima edizione. Potrebbe condividere i risultati o i feedback più significativi raccolti in questi anni, in termini di aumento della consapevolezza o della diagnosi precoce tra il pubblico?

«In questi sette anni abbiamo visto una crescita costante nella consapevolezza del pubblico, testimoniata dal numero crescente di persone che ci raccontano di essersi sottoposte a controlli dopo aver partecipato all’evento. Alcuni ci hanno scritto di aver scoperto un melanoma in fase iniziale, spinti da ciò che avevano ascoltato. Ma il dato più prezioso resta il clima di condivisione e collaborazione tra specialisti, pazienti, testimonial e cittadini. “We in Action” è diventato un luogo dove la scienza e la motivazione si incontrano davvero, dando vita a un’azione concreta».