Il giorno dopo l’arresto Di Marco Di Lauro, il rampollo del clan Di Secondigliano, alla periferia Di Napoli, che e’ stato latitante per 14 anni, l’attenzione degli investigatori e’ ora rivolta a far luce sulla ‘rete Di fiancheggiatori’, ovvero a quanti gli hanno fornito aiuto. Ora gli inquirenti vogliono ricostruire tutti i movimenti dell’uomo che nel pomeriggio Di ieri e’ stato bloccato in un modesto appartamento Di via Emilio Scaglione, a pochi chilometri Di distanza da quello che era il quartiere generale dell’organizzazione che agli inizi degli anni 2000 controllava lo spaccio della droga nell’area a nord del capoluogo campano. Un clan che e’ stato decimato dai numerosi arresti. Di Lauro e’ stato sorpreso in un appartamento arredato senza alcun lusso ed aveva scelto, hanno evidenziato gli investigatori, Di confondersi tra la gente comune. Intorno al suo alloggio non sarebbero state trovate delle telecamere. Ora si lavora per capire da quando tempo fosse in quell’appartamento. Per questo, fanno sapere gli investigatori, verranno messe a sistema tutte le informazioni che sono state acquisite.
Ecco gli ‘invisibili’ che hanno stanato il boss
Li chiamano gli “invisibili” ed hanno sempre la valigia pronta per inseguire i latitanti da un capo all’altro del Paese, e talvolta anche all’estero, mobilitabili in poche decine Di minuti. Sono gli uomini delle sezioni ‘catturandi’ della squadra mobile della questura Di Napoli e del reparto operativo del comando provinciale dei carabinieri Di Napoli che ieri hanno individuato l’alloggio dove si nascondeva Marco Di Lauro, bloccando il rampollo del potente clan del quartiere Secondigliano Di Napoli che per anni ha controllato il traffico e lo spaccio della droga nella zona a nord Di Napoli. Sul capo Di Marco Di Lauro pende una condanna ad 11 anni Di reclusione e un’ordinanza Di custodia cautelare. Un lavoro fatto in piena sinergia tra polizia e carabinieri, come piu’ volte sottolineato dal questore Di Napoli, Antonio De Iesu, e dal comandante provinciale dei Carabinieri Di Napoli, colonnello Ubaldo Del Monaco, che ha dato il suo risultato. Come gia’ avvenuto anche in altre diverse occasioni. I 50 uomini che della sezione ‘catturandi’ della squadra mobile Di Napoli sono coordinati dal vicequestore Nunzia Brancati. La selezione degli uomini destinata alla “sezione catturandi” avviene sul campo, tra gli uomini in forza alla squadra mobile. Devono essere investigatori Di grande esperienza, predisposti ad un lavoro Di squadra, fatto Di pedinamenti, appostamenti e ascolto, dove non deve essere trascurato alcun particolare e dove molto conta anche la valutazione del contesto ambientale. Trenta invece sono gli uomini della sezione ‘catturandi’ che fanno capo al Reparto operativo del Comando provinciale dei carabinieri. Sono militari con alle spalle diversi anni Di servizio affiancati da alcuni piu’ giovani, guidati da un esperto tenente. Tutti abituati pero’ ad un lavoro ‘sotto traccia’, a non apparire mai e a non trascurare alcun dettaglio, anche quello piu’ insignificante che pero’ puo’ essere determinante per scovare un latitante. Volti che devono essere anonimi. Talvolta basta poco per mettere a repentaglio un’attivita’ che semmai e’ andata avanti per mesi. Tutti gli uomini della ‘catturandi’ – sia della polizia che dei carabinieri – devono essere in grado Di poter agire nel piu’ breve tempo possibile. Come e’ avvenuto ieri. Dal momento in cui polizia e carabinieri hanno deciso Di intervenire al momento dell’irruzione e’ passata poco meno Di un’ora.
redazione cronache