Capone, un cognome che a Salerno ricorda il grande Totonno, con le sue prodezze tecniche al Vestuti. Almeno, per chi ha avuto la fortuna di ammirarle, restano un ricordo indelebile. Ora a Salerno ricorderemo un altro Capone, palermitano, di professione guardalinee, in scena ieri sera all’Arechi. Prende una cappellata tremenda annullando un gol regolare a Gondo che avrebbe dato – sul 2 a 0- un altro senso alla sfida con l’Ascoli. Già condizionata dal mancato rosso al difensore ascolano, il cui intervento su Lombardi meritava l’uscita anzi tempo dal terreno di gioco. Capone l’ha fatta grossa. Non amo nascondere limiti e difetti della Salernitana dietro gli errori arbitrali ma l’elenco comincia ad essere lungo, troppo lungo e certo non si può attendere il Var. O la Var, come preferite. Per avere giustizia. Anche negli anni scorsi si è masticato amaro per alcune decisioni arbitrali ma questa stagione sta vivendo, nelle ultime settimane, episodi al limite del codice penale. Capone aveva la visuale libera, il taglio di Gondo è stato perfetto, nessuno aveva protestato: eppure la bandierina è stata sventolata per punire l’off side. A Cremona l’arbitro non diede retta al suo collaboratore e assegnò la rete irregolare dei lombardi. Ieri è successo il contrario, il fiorentino Baroni si benda gli occhi per affidarsi mani e piedi a Capone. Eppure, data la dinamica dell’azione, poteva tranquillamente intervenire.
Episodio che alla fine ha inciso negativamente sulla gara, vai sul 2 a 0 e la partita prende un’altra piega. Cosa paga la Salernitana? Il problema va posto nelle sedi opportune –per la verità andava fatto da tempo – questa volta con lo stile irruente di lotitiana memoria, perché il prevedibile e scolastico dossier dei torti che verrà predisposto e inviato dalla società, resterà carta straccia. Né può servire il silenzio stampa che solitamente punisce i tifosi. Valori e limiti di una squadra vanno esaminati da ciò che produce sul terreno di gioco, l’errore arbitrale può starci ma il sequel settimanale no. Certo non si può avere nostalgia dell’ombrellata di Picentino a Tuveri, o le orde dei tifosi che cingevano d’assedio il Vestuti in attesa dell’uscita del fedifrago domenicale che incappava in una giornata no. Neppure si può trasformare l’Arechi un un monastero di educande e novizie dove tutti si sentono protagonisti di fare quel che gli aggrada. La Salernitana deve avere giustizia, poi se è scarsa, brava, mediocre lo stabilirà il campo. Non il Capone di turno che assomiglia a uno dei fratelli Capone del celeberrimo film di Totò. Solo che c’è poco da ridere.