di Andrea Pellegrino
Una vita intera all’interno delle istituzioni. In Regione fino alla scorsa primavera, quando Antonio Valiante ha ceduto il passo. Ed ora – dice: «Mi godo la possibilità di osservare e giudicare conservando i diritti di cittadinanza». Il testimone lo ha lasciato direttamente al figlio Simone, che ha mosso i suoi primi passi nel suo paese d’origine Cuccaro Vetere fino ad approdare ora a Montecitorio.
Onorevole Antonio Valiante, alla luce di quanto sta accadendo in Campania, come giudica le ultime mosse del Partito democratico?
«E’ una situazione che si sta ingarbugliano. E secondo me inutilmente. Il problema è che non si può far pesare sulle istituzioni equilibri che riguardano le presenze dei singoli amici né si può far pesare sul partito il potere che si occupa nelle istituzioni. Il partito faccia il partito e le istituzioni facciano le istituzioni. E’ indispensabile, in questa fase, che in Campania si ritrovi la capacità di collegarsi ai problemi in modo forte e determinato. Ed ora più che mai mi preoccupa molto Napoli..»
In che senso?
«Vedo che su Napoli c’è la totale, o quasi, incapacità di raccordarsi. Vedo che si è interessati ad accaparrarsi una quota di potere invece di trovare la strada per portare il Pd al governo della città. Si sta rischiando ed il partito in tutto questo non aiuta a sbloccare la situazione. Si sta rischiando di commettere errori che porterebbero ad una sconfitta ulteriore su Napoli. E parliamoci chiaro: la Campania non si può governare senza Napoli che, oltretutto, con il ruolo di città metropolitana ha un impulso più forte e determinante nella vita politica ed amministrativa della regione. Il Pd deve compiere una riflessione più seria e capire cosa realmente voglia fare».
Lei a Palazzo Santa Lucia è stato il vice di Antonio Bassolino. Ora come valuta il suo ritorno ed una sua eventuale discesa in campo a Napoli?
«Bassolino ha il diritto e la facoltà di candidarsi se vuole. La strada intrapresa è quella della primarie: se i cittadini vorranno Bassolino lo sceglieranno alle primarie che dovranno essere svolte senza limitazioni».
Da uomo delle istituzioni, invece, come giudica i fatti che si sono verificati durante l’ultimo Consiglio regionale?
«Quello che è accaduto è del tutto inaccettabile. Abbiamo a che fare con presenze politiche che di politico hanno solo il nome. Non si può stare in una istituzione con tali atteggiamenti e comportamenti».
Il Pd è alle prese con una nuova composizione dei gruppi dirigenti ma non riesce a trovare la quadra…
«Il partito innanzitutto deve lavorare per cercare il più forte raccordo possibile con il territorio. La classe locale è preposta a tenere uno stretto rapporto con i cittadini e con le istituzioni. Abbiamo bisogno, però, di una classe dirigente provinciale e regionali che rafforzi questa capacità».
Dopo l’azzeramento della segretaria regionale pare che si vada verso una soluzione tecnica
«Mi pare si vada verso una soluzione di potere, invece che tecnica. Ossia attraverso una sorta di spartizione».
Poi c’è da riequilibrare il rapporto con il governatore De Luca…
«Il partito ha tutto l’interesse ad avere un rapporto con le istituzioni. Ma deve essere di dialogo e non solo di mera ricerca di postazioni di potere».
A Salerno, invece, che aria tira?
«Nelle prossime settimane credo che si discuterà del caso Salerno. Il Pd non credo che abbia eccessive preoccupazioni. Penso che manterrà il suo consenso».
Si discute della possibilità o meno di far scendere in campo il simbolo del Pd alle prossime elezioni comunali…
«Penso che vada presentato. Molti amici salernitani che aspirano a candidarsi sono iscritti del Partito democratico. E’ giusto, dunque, che si presenti la lista con il simbolo di partito».
Un giudizio finale sulla sua attività politica ed amministrativa…
«Sono sereno. Ho svolto con impegno e passione la mia attività politica sempre legata agli interessi delle comunità che ho amministrato. Devo dire che ho avuto grossi riconoscimenti rispetto a quanto prodotto. Ora mi godo la possibilità di osservare e giudicare conservando i diritti di cittadinanza».