Erano trenta i reperti custoditi nell’antiquarium di Agropoli, almeno stando al verbale di consegna firmato dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici di Salerno, Avellino, Benevento e Caserta nella persona di Adele Campanelli.
«Vista la nota autorizzativa del soprintendente numero 4667 del 31 marzo 2011, in data 1 aprile 2011 alle ore 10.30 – si legge – presso il Museo Archeologico Nazionale di Paestum, si procede al prelievo dai depositi del museo, all’imballaggio ed alla consegna per il trasporto e l’esposizione presso Palazzo civico delle Arti di Agropoli per la mostra “Agropoli: dai greci e bizantini”, che sarà allestita in occasione della tredicesima settimana della cultura, del materiale archeologico sotto elencato. Gli oggetti vengono consegnati al sindaco del comune di Agropoli Franco Alfieri».
La nota elenca i reperti: Cratere a calice a figure rosse, Neck-Amphora a figure rosse, Oinochoe a figure rosse, Lekythos a figure rosse, Kylix a figure rosse, Patera a vernice nera della “Tomba 1”. Hydria a figure rosse, Stamnos a figure rosse con coperchio, Lekythos a figure rosse della “Tomba 5”. Dalla “Tomba 6”, Piatto da pesce a figure rosse, Kylix a figure rosse, Anfora a figure rosse, Patera a vernice nera. Lebes gamikos a figure rosse con coperchio, Lekane a figure rosse con coperchio, Skyphos a vernice nera, Coppetta a vernice nera, Patera a vernice nera dalla “Tomba 8”. Lebete a figure rosse con coperchio, Lekane a figure rosse con coperchio, Hydria a figure rosse, Patera a vernice nera, Skyphos a vernice nera dalla “Tomba 9”.
Infine, dalla “Tomba 10” Lekythos a figure rosse, Kylix a figure rosse, Oinochoe a figure rosse, Anfora a figure rosse, Piatto da pesce a figure rosse, Patera a vernice nera. Questi pezzi erano parte integrante della mostra di cui sopra e da allora sono trascorsi undici anni. Le domande, alle quali si dovrà dare una risposta, nascono spontanee: quali tra questi sono i dodici reperti, volendo utilizzare un termine caro al sindaco Roberto Antonio Mutalipassi, “distratti”?
Delle trenta testimonianze del passato di Agropoli e del territorio elencate nel verbale quante poi sono tornate al luogo d’origine? Quante sono rimaste all’antiquarium? Il sindaco ha dichiarato che si lavorerà per installare un sistema d’allarme nel palazzo che ospita il museo dunque non c’era o non è più funzionante? Per questo motivo il furto è stato possibile? L’allarme non è scattato perché il sistema era assente o non attivo? Se il sistema era presente e funzionante, chi ha portato via i dodici reperti aveva le chiavi? A questi dilemmi se ne aggiungono altri e vedono protagonista il Parco Archeologico.
Stando alla Soprintendenza, i reperti provenivano dal museo di Paestum e quindi la direzione del polo pestano è a conoscenza della cosa? Perché anche dalla direttrice Tiziana D’Angelo arrivano solo silenzi? Tanti anzi troppi sono gli interrogativi intorno a questa vicenda a cui l’amministrazione non concede risposte.