Di Olga Chieffi
Media ribollenti per la polemica nata dopo l’ostracismo, da parte dei gestori del Museo Diocesano, nella persona di Maria Teresa Bruno, nel corso e dopo l’inaugurazione della mostra Anima Mundi, dedicata al tema della prima serata della IV edizione della rassegna “L’Arte per la Giustizia”, ideata da Imma Battista e organizzata dal Conservatorio Statale di Musica di Salerno. Ospite del Museo Diocesano di Salerno, sono proprio i gestori di questo spazio la Salerno Opera S.r.l. la dr.ssa MariaTeresa Bruno responsabile del Museo Diocesano la quale ha praticamente ostacolato gli artisti sin dal montaggio della mostra, ineducatamente spegnendo le luci durante il concerto con pubblico in sala, inoltre Pasquale Auricchio, controtenore salernitano e presidente dell’associazione culturale Emiolia, in quel momento normale fruitore e ospite, è stato vittima di un attacco discriminatorio da parte della stessa consigliera della fondazione “Salerno Opera s.r.l.” Mariateresa Bruno, gestore dei monumenti di Salerno Sacra. Durante un’ intervista assieme ai fotografi Sara Napolitano e Tommaso Sansanelli con la stampa presente in sala, avvenuta dopo l’apertura della sala espositiva, il controtenore Auricchio è stato invitato a togliere le calzature con tacco 26 mentre la maggioranza delle donne presenti, compreso la direttrice Imma Battista, la fotografa Napolitano e l’attrice Gerarda Mariconda calzavano scarpe con tacco sia a spillo che non, per di più stando accortamente sulle guide accortamente a difesa del pavimento settecentesco. L’ostracismo è continuato non aprendo la mostra al pubblico il giorno successivo, visto che sarà in essere solo sino al 21 settembre, con roll up che illustra la copertina della mostra non più presente all’ingresso della biglietteria come il manifesto della rassegna ma spostato nella sala stessa della mostra non permettendo così ai turisti di passaggio di sapere che tale esposizione fosse presente negli ambienti del museo. Per di più nel pomeriggio di domenica durante una visita della fotografa con sette visitatori la sala era completamente chiusa al pubblico (nonostante l’ente organizzativo della rassegna “L’arte per la giustizia”, ovvero il Conservatorio Statale di Musica di Salerno, paghi per la suddetta sala e per la gestione della stessa), la fotografa chiama la signora Bruno per far entrare i visitatori dalla stanza della direzione, i quali si trovano dinanzi ad una scena obbrobriosa: la sala sporca, con l’intonaco a terra, le porte chiuse con il roll up nascosto, un tappeto arrotolato male con un tavolo davanti la “nuova porta d’ingresso” e, la cosa più assurda, l’opera principale della mostra a terra rotta e spostata per coprire la muffa del muro e i pezzi della stessa sparsi sul pavimento. Ieri ancora rimbrotti e dialogo mezzo stampa, ma l’essenza dei messaggi è che la mostra è restata ancora chiusa a causa di un altro e vento in corso nella giornata e che quindi i giorni per le visite esterne resteranno solo oggi e domani. Evento in corso al diocesano ieri? Di qual natura per chiudere una porta in faccia alle arti? Un festino, un diciottesimo? Una veglia di preghiera? Il tema gender fluid forse dà fastidio, fa storcere il naso ai perbenisti, li angustia. Ed ecco gli strani accadimenti per i danni alle opere e la chiusura della mostra, tra pesanti porte pseudo-scardinate, muffe e calcinacci, quando la sera precedente era tutto tirato a lustro. Ma siamo in un museo che contiene tesori preziosissimi, telecamere e sistemi di sicurezza, certo non mancano, e non è coerente con l’assoluto disinteressamento e disinformazione di questi cattivi gestori i quali non fanno rilucere il volto della nostra città. Edmund Husserl nel 1930 sottolineava la finitezza e la sterilità di un approccio scientista all’umano e ne sanciva il fallimento aprendo alla dimensione della ricerca del senso come paradigmatico della positività del sapere: nei momenti di disperazione della nostra vita questa scienza non ha nulla da dirci, le questioni che la scienza esclude per principio sono proprio le questioni scottanti nella nostra infelice epoca per un’umanità abbandonata agli sconvolgimenti del destino: sono le questioni che riguardano il senso o l’assenza di senso dell’esistenza umana in generale. La risposta può essere solo educativa, esistenziale, umana, affettiva, artistica, reale perché la crisi costringe a mettere a nudo, a rivedere la fondatezza delle motivazioni e delle ragioni l’io si riconosce in azione, se faccio capisco. “Cominciate col fare ciò che è necessario, poi ciò che è possibile. E all’improvviso vi sorprenderete a fare l’impossibile”, affermava San Francesco, il compositore John Cage invitava a praticare l’impossibile: non arte come vuota autoespressione, ma l’arte come automodificazione “Noi cambieremo in modo meraviglioso se accetteremo le incertezze del cambiamento”. L’arte, così concepita, è la forma piena della capacità di mettersi in giuoco e a rischio, se a questo vi aggiungiamo il Parsifal wagneriano, il “puro folle”, l’unico che può avere la rivelazione, poiché umile, potremo avere un quadro del messaggio lanciato con pienezza dalle opere di Anima Mundi.