Angelo Retta: «Sul tiro sportivo polemiche pretestuose ed offensive per atleti ed appassionati» - Le Cronache
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Angelo Retta: «Sul tiro sportivo polemiche pretestuose ed offensive per atleti ed appassionati»

Angelo Retta: «Sul tiro sportivo polemiche pretestuose ed offensive per atleti ed appassionati»

di Clemente Ultimo
«Pretestuosa, basata su un’evidente ignoranza dei fatti, offensiva». Tre aggettivi “pesanti” quelli utilizzati da Angelo Retta, presidente dell’associazione sportiva e culturale “Sole e Acciaio”, per bollare la polemica nata sulle pagine di alcuni quotidiani che hanno riportato dichiarazioni attribuite al senatore Giovanbattista Fazzolari – smentite dal diretto interessato – sulla possibile pratica del tiro a segno nelle
scuole.
«Abbiamo preferito attendere la conclusione del turno elettorale in Lombardia e Lazio – puntualizza Retta – prima di intervenire in questo dibattito per evitare ogni possibile strumentalizzazione politica, tuttavia come associazione dedicata alle attività sportive outdoor, che annovera tra i suoi soci anche un nutrito gruppo di tiratori e cacciatori, non potevamo certo esimerci dal dire la nostra, soprattutto perché sono state scritte tante, troppe cose inesatte, frutto di un evidente pregiudizio nei confronti di quanti praticano il tiro sportivo».
Partiamo proprio dalle inesattezze, allora. Cosa si è detto o scritto di inesatto su quello che potremmo definire il “caso Fazzolari”?
«Prima di parlare delle cose inesatte che sono state dette, ritengo sia giusto evidenziare la pretestuosità della polemica, montata guarda caso a un paio di settimane dal voto: non c’è mai stata nessuna proposta da parte di Fazzolari di inserire il tiro a volo tra le discipline sportive per gli studenti. E sa perché? Per un motivo semplicissimo: questa disciplina sportiva è già inclusa tra quelle che posso far parte dell’offerta curriculare ed extracurriculare delle scuole italiane, oltre ad essere ovviamente praticata duranti i giochi studenteschi, ovvero i vecchi giochi della gioventù. Insomma, un polverone sollevato senza avere alcuna cognizione della realtà, per una sorta di riflesso pavloviano che caratterizza una parte dei media e del mondo politico ogniqualvolta si parta di armi. Eppure in questo caso siamo al paradosso».
Ovvero?
«Nel 2007 ad includere il tiro tra le attività sportive che possono essere praticate dagli studenti fu il ministro Beppe Fioroni, esponente del Partito Democratico. Non voglio entrare assolutamente in aspetti partitici, che come associazione culturale e sportiva non ci interessano e non ci competono, ma è di tutta evidenza che stiamo parlando dell’esponente di un partito che certamente non può essere definito particolarmente sensibile alle istanze provenienti dal mondo dei tiratori sportivi o dal mondo venatorio».
Tra le critiche sollevate c’è stata anche quella legata alla sicurezza: secondo alcuni una disciplina che prevede l’uso di armi da fuoco espone i ragazzi a pericoli eccessivi.
«Questa è l’obiezione classica, ed infondata, sollevata da chi non ha nessuna esperienza di pratica del tiro sportivo: le regole di sicurezza da adottare nel maneggio di un’arma sono il “catechismo” che deve essere memorizzato da ogni aspirante tiratore prima ancora solo di vedere una carabina.
Ci sono procedure che devono essere memorizzate fino a diventare automatismi, destinate proprio a garantire il massimo livello di sicurezza. Del resto è un fatto che gli incidenti gravi si verificano solitamente quando un’arma finisce nelle mani, letteralmente, di chi non ne conosce il funzionamento e inizia a “giocarci”. Ogni tiratore, ad esempio, dà per scontato che la sua arma sia sempre carica – anche quando sa che non è così – ed evita di puntare verso tutto ciò che non è un bersaglio. Insomma, il tiro sportivo può essere considerato un vero e proprio sistema per l’educazione all’autocontrollo. Infine una considerazione generale: se volessimo parlare di sicurezza in termini puramente astratti, anche discipline come la scherma ed il tiro con l’arco andrebbero cancellate. Infine sarebbe opportuno guardare ogni tanto più in là del proprio naso: in Paesi come Francia e Gran Bretagna il tiro a segno a livello studentesco è pratica che non desta alcuno scandalo».
Lei ha parlato di polemica offensiva, perché?
«Per un motivo semplice ed evidente: lo sport italiano vanta una solida tradizione nel campo del tiro, basta dare uno sguardo al medagliere olimpico. Nelle diverse discipline del tiro gli atleti azzurri hanno conquistato in tutto 43 medaglie, di cui 16 ori, portando la nostra rappresentativa ad essere la quarta al mondo per successi conquistati. E questo per tacere delle vittorie ottenute nelle altre competizioni internazionali. Alcuni di coloro che si sono sentiti in dovere di intervenire in queste settimane sull’argomento hanno usato espressioni semplicemente inaccettabili, arrivando addirittura ad utilizzare logori cliché del secolo scorso. Un atteggiamento offensivo verso gli atleti e verso ogni tiratore sportivo. E ci sarebbe tanto altro da dire».
Cosa, ad esempio?
«Che molti dimenticano un altro aspetto importante: l’indotto economico generato dall’attività del tiro sportivo o da quella venatoria. Il nostro Paese vanta una realtà armiera che va da pregevoli realtà artigianali e multinazionali che dettano le regole di mercato a livello globale, Beretta è solo uno degli esempi possibili.E poi ci sono i campi di tiro, le rivendite, insomma migliaia e migliaia di persone che generano lavoro e ricchezza per le nostre comunità. Un patrimonio che dovremmo valorizzare e non danneggiare con polemiche farlocche».