di Aniello Palumbo
Andate via da Salerno, dall’Italia, ma poi tornate! E’ importante fare esperienza all’estero, ma è altrettanto importante tornare, per arricchire il nostro Paese che è magnifico”. E’ questo l’accorato messaggio lanciato ai giovani dalla dottoressa salernitana Roberta Manzo, Embriologa, specializzata in Fecondazione Assistita e Andrologia, che per oltre sei anni è stata in America dove ha approfondito le sue conoscenze in vari ospedali e importanti centri medici specializzati in fecondazione assistita.”. Oggi l’infertilità è sempre più diffusa, sia a causa dell stress, sia per problemi ambientali e alimentari, ma anche per l’età avanzata delle donne che, impegnate a realizzarsi nel lavoro, pensano un po’ troppo tardi di voler avere un figlio e, considerando che la fertilità della donna risulta massima a un età tra i 20 e i 30 anni per poi decrescere repentinamente dopo i 35 anni, sono costrette a ricorrere alla fecondazione assistita”. La dottoressa Manzo che ha frequentato il Liceo Classico Torquato Tasso di Salerno, ha raccontato qual è stato il suo percorso di studi:” Mi sono iscritta alla Seconda Università degli Studi di Napoli a Caserta, dove, dopo aver vinto il “Premio Studente Meritevole”, istituito per gli studenti iscritti all’Anno Accademico 2007/2008, ho conseguito la Laurea di Primo Livello in “Biotecnologie” con il massimo dei voti e la lode, discutendo una tesi sul “Ruolo dei microRNA nel cancro”; successivamente, mi sono iscritta all’Università “la Sapienza” di Roma dove ho conseguito la Laurea Specialistica in “Biotecnologie Mediche, Molecolari e Cellulari” con il massimo dei voti e la lode, discutendo una tesi su”CDK9, un nuovo regolatore della miogenesi”. Nel 2008, ho lavorato come tirocinante, con la professoressa Chieffi, presso il laboratorio di Biologia Cellulare del Dipartimento di Scienze della Vita della Seconda Università di Napoli. Dal 2009 al 2011, sempre come tirocinante, ho lavorato in vivo, utilizzando modelli sperimentali per lo studio della Distrofia Muscolare di Duchenne, presso il Dipartimento di Scienze Anatomiche, Istologiche, Medico Legali e dell’Apparato Locomotore all’Università “La Sapienza” di Roma, con il professor Antonio Musarò. Durante questo periodo ho imparato a utilizzare diverse tecniche, quali: l’estrazione del DNA, RNA e proteine da tessuto, retrotrascrizione, PCR e Real Time – PCR, Wstern Blot, allestimento di preparati istologici, Analisi di Immunofluorescenza, microscopia Ottica e Ottica a Fluorescenza. Mentre seguivo il Master di II Livello in “Biotecnologie applicate alla fecondazione assistita”, alla Seconda Università di Napoli, nel Natale del 2011 decisi di inviare il mio curriculum ad alcune cliniche private americane. Fui chiamata per un colloquio da due cliniche private di New York che tenni in occasione del viaggio in America che aveva organizzato per me mia sorella Valentina. Nel maggio del 2012 mi chiamarono dalla clinica “New York Fertility Service” di New York dove iniziai il mio internship (tirocinio) in Fecondazione Assistita. Dopo sette mesi decisi di ampliare le mie conoscenze in questo campo e nel novembre del 2012 andai al Cornell Hospital, dove, con il dottore italiano Palermo, mi occupavo di andrologia ed embriologia. Lì conobbi Michael John Smith, che poi sarebbe diventato mio marito, che attualmente lavora come consulente dell’ ONU a Roma, dove mi sono trasferita. A febbraio del 2012 andai al Central Park West Fertility Center, di New York. Contemporaneamente seguivo la scuola d’inglese “American Language Communication Center ALCC”. Da settembre del 2013, andai al Presbyterian Brooklyn Methodist Hospital di New York dove ho imparato ad utilizzare la tecnica della biopsia embrionale che serve a capire la genetica dell’embrione In questo centro ho lavorato per più di quattro anni, fino a luglio del 2018, quando sono tornata in Italia perché in attesa di mio figlio, Elio Williams, che è nato un mese fa. Devo ringraziare i miei genitori(Gennario, Delegato Provinciale della LIPU, e Anna, insegnante di francese) che, pur soffrendo per la mia lontananza, mi hanno lasciato “volare” consentendomi di crescere sia dal punto di vista professional che umano”.