Allarme inflazione: il governo in stallo - Le Cronache
Editoriale

Allarme inflazione: il governo in stallo

Allarme inflazione: il governo in stallo

Di Alessia Potecchi *

I tassi della BCE sono saliti di ben quattro punti nel giro di un anno. Occorre prudenza perché questo crea un impatto economico e sociale importante nei confronti delle imprese e delle famiglie. Va sottolineato che l’inflazione italiana ed europea deriva dall’aumento dei costi dell’energia e delle materie prime oltre all’aumento dei profitti delle aziende e non è quindi un’inflazione causata dall’ innalzamento della domanda. Il Governo non sta facendo nulla per combattere l’inflazione quando invece dovrebbe avere programmi concreti come gli altri paesi europei e rendere strutturale il taglio del cuneo fiscale che invece è soltanto limitato nel tempo, il salario minimo e misure per proteggere il potere di acquisto dei salari. Queste dinamiche, infatti, impattano maggiormente su chi si trova in una situazione di difficoltà e di povertà e allargano ulteriormente la forbice delle diseguaglianze. Occorre dare seguito alla proposta che è stata elaborata dalle opposizioni in merito al Salario Minimo, una proposta per rendere dignitoso il lavoro delle persone ed evitare che diventi vero e proprio sfruttamento, questo significa valorizzare la contrattazione che rimane lo strumento principale per aumentare i salari, vuol dire prendere come riferimento il Tec cioè il Trattamento Economico Complessivo dei contratti di lavoro maggiormente rappresentativi, ponendo comunque una soglia sotto la quale non è possibile scendere. Sarebbe poi utile poter stabilire dei salari minimi per quei settori dove le buste paga sono più basse e vi è anche poca contrattazione insieme al completamento e alla velocizzazione dei rinnovi dei contratti scaduti perché ovviamente la contrattazione va salvaguardata e incentivata, è lo strumento principale anche per ridurre la presenza di contratti pirata a cui sono soggette soprattutto le donne. Ci sono 780 mila lavoratori senza contratto nazionale. A questi vanno aggiunti quelli che non rientrano sotto la tutela di Cgil Cisl e Uil e si arriva a ben 1,2 milioni di lavoratori. Ma va sottolineato che anche in alcuni settori dove è presente la contrattazione nazionale abbiamo dei contratti firmati al di sotto delle 9 euro all’ora e anche sotto le 8 e le 7 euro. Il Governo è in ritardo sul Pnrr, sulla terza e sulla quarta rata, ci troviamo in una vera e propria situazione di stallo, era stata annunciata una revisione del piano che ancora non si è vista e non è stata presentata. Nel frattempo, quattro paesi europei hanno visto approvare le loro modifiche e altri sei hanno presentato nuove proposte. La nostra credibilità in Europa e anche il futuro di molte questioni che oggi rimangono  aperte a partire dalla revisione del Patto di Stabilità con i vincoli di bilancio che a noi interessa in modo particolare anche dopo la tragedia del Covid e il completamento dell’Unione Europea dipendono da come portiamo a termine i progetti inseriti nel Pnrr su cui i precedenti Governi si sono battuti e hanno lavorato. Ci troviamo anche in una fase di grandi trasformazioni e di processi di transizione che vanno gestiti e governati, sono sempre più urgenti interventi di politica industriale, rimettendo al centro il valore del lavoro nell’industria se si vuole giungere ad una reale e positiva transizione senza aggravare la condizione delle lavoratrici e dei lavoratori già provati dalla pandemia, dall’inflazione e dal caro vita. Un altro capitolo urgente su cui va fatta una seria riflessione è quello del MES. Le modifiche al Trattato prevedono che queste risorse possano venire in aiuto e supporto anche nel caso si verificassero delle crisi legate al mondo del credito e quindi al settore bancario. Approvare il MES non significa essere obbligati ad utilizzarlo ma si tratta di una questione importante che può essere utile per proteggere i risparmiatori in caso di necessità tanto che siamo rimasti l’unico paese europeo a non averlo approvato, questo a conferma  di come la pensa il Governo su questi temi arrivando addirittura a disertare i lavori della Commissione Esteri pur essendo stato dato parere favorevole da parte del Ministero dell’Economia, quindi una situazione sicuramente controproducente per il nostro paese.

*Responsabile Dipartimento Banche, Fisco e Finanza  del Pd Metropolitano di Milano