Aliberti e le ferite giudiziarie - Le Cronache Attualità
Attualità scafati

Aliberti e le ferite giudiziarie

Aliberti e le ferite giudiziarie

di Salvatore \Memoli

Ho incontrato Pasquale Aliberti una mattina presto. Abbiamo bevuto  un caffè al tavolino di in un bar della sua città, tra tanta gente che ci passava accanto. Persone che lo salutavano con affetto, con rispetto e gli dicevano tante belle parole. Ho potuto osservare da vicino l’uomo, l’amico, il sindaco, il politico intelligente e molto dinamico.
Una persona che conosco da un po’ di anni e con cui siamo stati colleghi in Consiglio Provinciale. Avevo chiesto d’incontrarlo per esprimergli le mie felicitazioni per la sentenza di assoluzione. Ne sentivo il bisogno, come amico e cittadino, avendo seguito il suo lungo, drammatico processo che ha trascinato la parte più importante della sua famiglia in un tritacarne che ha fatto tanto male. Un travaglio trapuntato da perfidia ed inutile cattiveria. Accusa dopo accusa,  una lunga carcerazione, cambio di  carceri, allontanamento dalla regione, infamanti sospetti, distruzione di tutto ciò che aveva faticosamente costruito in anni di impegno e presenza nelle istituzioni, accompagnati da balletto di accusatori, falsi, inconsistenti, come attori brillanti di un canovaccio scritto per distruggere. Tutto questo é servito solo  per debilitare il suo equilibrio umano e psicologico. Come in un ambiente kafghiano, Pasquale ha registrato l’infamia che girava nelle accuse contro di lui, capendo che da qualche parte, anche per motivi diversi, politici e malesseri, malgrado essi stessi diventavano alleati, aggiungendo contraddizioni e bugie a carico di chi non faceva parte del proprio giro. Le accuse riferite da costoro alla magistratura sono state un motivo per indagare, sottoporlo ad indagini che mortificano, scatenare l’inferno di una macchina dell’investigazione che umilia, fa male, scava nella vita privata e pubblica, con dubbi e perfidia, abbatte tutte le certezze e le speranze di confrontare onestamente ed alla pari, accusa e difesa, verità e bugia, strumenti di morte civile  e speranza di recupero di uno spazio sufficiente per dimostrare che la verità é un’altra, che i fatti sono tutti inventati, che la perfidia stava distruggendo uomini e donne onesti e cose costruite con fatica, stritolando vite umane, portandole nel baratro della morte civile. Ho guardato sempre il volto di Pasquale mentre parlavo con lui, un volto espressivo, pulito,  segnato da una responsabilità morale verso se stesso e verso altri, che non riesce a dimenticare, affranto da un dolore che ha trasformato la sua giovane vita in una sapienza che debilita, isola, che incoraggia sospetti e accresce la sfiducia. La gente continua a salutarlo, a dirgli belle parole, alcune persone non le vedo, sono di spalle, posso soltanto registrare le sue reazioni. Eppure tra tante interruzioni, sul volto di Pasquale resta un’espressione innocente, indifesa, sincera, come il volto adolescente, di chi resta ancora stupito da quello che lo ha colpito e non riesce a capire il perché di tanta cattiveria. Vedo per lui un cammino faticoso ma crescente, di recupero di gesti di fiducia, di capacità di credere che ci sono ancora persone che sanno esprimere amicizia, valori, progetti e solidarietà. Pasquale deve crederci! Intanto la sentenza di assoluzione che ha apprezzato insieme al suo bravo avvocato Silverio Sica che ha creduto sempre in lui e nella sua innocenza, conoscendo atti, persone e circostanze di un processo d’infamia, parla chiaro delle sue condotte, restituendogli credibilità e forza giuridica. Diritto di parlare, di essere  credibile e di andare con la testa alta. Il resto deve farlo lui, giorno dopo giorno, deve uccidere il mostro del dolore che si é stratificato. Per stare bene lui, per dare fiducia alla sua famiglia ed ai suoi amici e soprattutto per restituire il sorriso ai suoi figli che sono tra i colpiti innocenti! Tutti vittime dell’infamia di nemici e falsi amici che vincono quando distruggono l’avversario, ignorando tutte le regole del rispetto delle persone e dei principi sani che dovrebbero guidare la sana vita sociale. Il processo é concluso dovrebbe restituire a tutti ed in particolare a lui la serenità di un giudizio di assoluzione piena, schiacciante. Purtroppo a volte non basta l’autorevolezza di una verità scolpita sulla pietra dei documenti che ribaltano una falsità. Il processo cammina su binari che poche volte s’incrociano con il vissuto di un imputato e meno che mai s’incrociano con i disastri che ha generato il sospetto. Non é responsabilità di nessuno! É la vita che cambia quando viene attaccata da imputazioni che lasciano impreparati e, più sono false, più scavano baratri esistenziali. Pasquale non riesce a togliersi dagli occhi e dalla mente le violenze subite, le tribolazioni ingiuste che lo hanno separato dalla famiglia e dai figli in particolare. L’assoluzione è soltanto un biglietto per riaffermare quello che é sempre stato, insieme ai coimputati… persone oneste, pulite e degne della stima ricevuta nella vita privata e pubblica.
Oggi tutto questo gli riapre un cammino nuovo. A lui ed ai suoi cari ho voluto testimoniare che la vita è sempre un’avventura bella da vivere, nel suo caso una realtà per continuare ad essere il politico brillante, l’uomo del popolo che si spende per ol territorio, la persona che realizza sogni per la sua comunità. Pasquale é il sindaco stravotato di una delle più grandi comunità civili del salernitano.
La politica é il luogo dove chi vuole deve sfidare le insidie perché a volte i nemici si celano tra gli amici. É luogo dove la vicenda umana si esalta e raggiunge traguardi. Tuttavia, la politica é anche frustrazione per taluni, per avversari incapaci, invidiosi, non in grado di pensare positivamente.
Sono certo che Pasquale recupererà presto il suo brillante smalto e che tutti, amici, cittadini ed opinione pubblica con lui otterranno traguardi nuovi per il bene di tutti.
Condizione per costruire una pagina nuova di vita vissuta, nella quale siano riconosciuti a Pasquale Aliberti  i tempi sottratti per difendersi dai nemici della verità e della democrazia.