di Arturo Calabrese
Nasce ad Agropoli, l’associazione Cis-Alentum, realtà che si prefigge l’obiettivo di smuovere le coscienze della popolazione e di accendere i riflettori su alcune delle emergenze che il Sud vive ogni giorno. Presidente è il giovamne Lorenzo Passaro il quale, nonostante l’età, ha le idee già molto chiare.
Cosa è Cis-Alentum?
“Un’associazione culturale e politica, un’aggregazione di anime che hanno a cuore le problematiche del territorio cilentano e meridionale”
La Questione Meridionale è ormai atavica, ma oggi il divario si è acuito a causa, anche, dell’emergenza sanitaria. Il suo pensiero.
“La questione meridionale non esiste da sempre. Il meridione storicamente è sempre stato centro del mondo mediterraneo, culla della cultura occidentale. La nostra terra è stata fino al 1860 punto di arrivo, mai di partenza. L’emigrazione è un fenomeno che coinvolge popoli in sofferenza, che subiscono una condizione di povertà estrema. Tale fenomeno colpì agli albori della civiltà industriale tutte le civiltà in difficoltà, ma non il meridione. L’emigrazione e la questione meridionale sono fenomeni nati con il “risorgimento italiano”, alimentati da 160 anni di politiche anti-meridionaliste tuttora in atto. Nonostante l’emergenza sanitaria scaturita dalla diffusione del contagio, la sanità meridionale con tutti i suoi limiti strutturali ed economici è riuscita a dare una risposta più efficace e capillare rispetto alla blasonata sanità del nord”
Viabilità: il Cilento interno ha una serie di strade disastrate, Rfi taglia fuori il territorio dal tracciato Alta Velocità, l’aeroporto “non decolla”. Quale è la situazione?
“La situazione è figlia dell’assenza di una pianificazione infrastrutturale strategica sia a livello nazionale nei confronti del meridione, che regionale. Il territorio richiede infrastrutture adeguate ai tempi moderni e la politica risponde con una truffa. Il nuovo tracciato dell’alta velocità è una palese truffa programmata per denigrare il meridione in quanto i fondi destinati a completare l’opera sono frutto di una semplice sostituzione delle risorse destinate alla linea tirrenica dal vecchio piano previsto dal ministero delle infrastrutture con i fondi del PNRR. Il nuovo tracciato previsto da Rfi inoltre non restituisce alcun vantaggio pratico per la popolazione del territorio, se non in piccola misura, dato che prevede un’unica stazione nel territorio del Vallo di Diano finalizzata al collegamento rapido con la zona petrolifera della Val D’agri. La pianificazione tattica e strategica dei trasporti dovrebbe seguire ragionamenti di tipo ingegneristico-matematico. Tali ragionamenti dovrebbero essere giustificabili attraverso studi di fattibilità seri, ripercorribili anche a distanza di anni nella loro validità, non dovrebbe subire l’influenza di becere decisioni politiche fini a se stesse quali ad esempio la costruzione di un aeroporto nel nulla, in quanto non degnamente collegato al territorio o come il primo e unico lotto dell’opera “Fondovalle Calore salernitano” consegnato alla popolazione dell’alto Cilento per scelta politica, senza che abbia alcuna utilità in quanto allo stato dei fatti non aiuterebbe in alcun modo la popolazione a soddisfare le proprie esigenze di mobilità. Si tratta di un’opera di fondamentale importanza, progettata nel lontano 1 marzo 1986, il cui utopico completamento è stato sfruttato più come promessa politica durante le varie campagne elettorali, che come opportunità concreta per il territorio”.
Alcuni ospedali della provincia rischiano di perdere i punti nascita. In Cilento, ad esempio, non si potrà più nascere. Cosa fare?
“Purtroppo questo tipo di strutture stanno chiudendo sistematicamente su tutto il territorio nazionale. Il problema è locale, ma nasce dalla regionalizzazione della sanità. Tale configurazione è incapace di distribuire in maniera costituzionalmente equa le risorse destinate a uno dei diritti fondamentali per un paese civile: quello di partorire in maniera sicura nei propri territori”.
La sanità in Campania è al collasso, ma di chi è la colpa?
“Le colpe si sono stratificate nel tempo a partire da una cattiva distribuzione a livello nazionale delle risorse, evitando di applicare i livelli essenziali delle prestazioni. La situazione non può far altro che peggiorare in mano ai diversi governi regionali. Il diritto alla salute dovrebbe essere garantito dallo stato in maniera uguale a tutti i cittadini italiani ai sensi dell’articolo 32 della Costituzione italiana”.
Il Governo vuole aumentare ed intensificare l’autonomia delle Regioni. È giusto o si deve fare diversamente?
“
L’autonomia differenziata allo stato attuale non è applicabile in quanto acuirebbe la condizione di iniquità creata da 160 anni di decisioni politiche nord-centriche finalizzate a garantire servizi adeguati prima al nord e poi al resto d’Italia, in maniera direttamente proporzionale alla latitudine”.
L’associazione ha organizzato per domenica prossima alle 16.30 un convegno dibattito sul Mezzogiorno.