Non c’è fortuna ad Agropoli per la cultura. Gli ultimi episodi parlano chiaro ma se da una parte la colpa è anche dell’ente, dall’altra non tutto può ricadere sullo stesso. È giusto, per essere chiari, andare con ordine. Situazione nota è quella dell’Antiquarium: dodici reperti trafugati, tra cui un’anfora etrusca dall’inestimabile valore. Nessun segno di scasso o di effrazione, pare che i ladri siano entrati con le chiavi e indisturbati abbiano portato via le testimonianze del passato. Manco a dirlo non c’erano sistemi di sicurezza o di videosorveglianza atti a tutelare ciò che era custodito nel museo, solo successivamente il comune retto dal sindaco Roberto Antonio Mutalipassi è corso ai ripari installando ciò che sarebbe già dovuto essere lì.
Per l’Antiquarium c’è stato l’interessamento del consigliere di minoranza Raffaele Pesce che ha portato il caso all’attenzione del deputato di Noi Moderati Pino Bicchielli, firmatario di una interrogazione parlamentare. Al momento sono in corso delle indagini. Per quanto riguarda la Fornace, invece, l’ente non ha colpe o comunque non dirette. Palazzo di Città ha proposto alla Fondazione Giambattista Vico, affidataria dell’immobile, un capitolato per la gestione ma la realtà un tempo guidata dal professor Vincenzo Pepe, oggi presieduta dal figlio Luigi e finita al centro dell’inchiesta “Vico Nero”, non ha mai risposto alle richieste del comune che l’ha dunque intimata di restituire le chiavi. Uno sfratto vero e proprio, insomma. Non c’è fortuna, si diceva, ed è proprio così dato che due musei su due ad Agropoli sono ora chiusi. Incuria, negligenza, inadempimenti, pressapochismo, tante sono le motivazioni che hanno portato a questo stato delle cose.
Adesso, la Fornace è miseramente vuota perché la Fondazione dovrà trovare sede altrove, come viene anche ammesso sui social dagli organi dirigenti con parole di resa che in alcuni passaggi mistificano anche la realtà. Agropoli non ha spazi per la cultura e questa è davvero una maledizione.