Scafati/Sarno/Nocera Inferiore. Sono 525 gli imputati a processo con l’accusa di avere conseguito (falsi) diplomi per docenti e operatori scolastici. Ulteriori 22, tra i 40 e i 55 anni, residenti nei comuni di Scafati, Sarno e Nocera Inferiore, si sono aggiunti agli altri e daranno in aula a ottobre: per loro nessun patteggiamento della pena ma dibattimento ordinario unificato. Al vaglio dei magistrati, tuttavia, c’è anche lo spacchettamento del processo che potrebbe essere diviso in diverse tranche proprio per consentire lo svolgimento regolare delle udienze giacchè nella sede di competenza (Vallo della Lucania) non ci sarebbe idoneità in nessun caso. Altri 20 coinvolti hanno patteggiato la pena a inizio primavera scorsa con pene che vanno dagli 8 mesi ai due anni di reclusione. Le indagini, portate a termine dai carabinieri erano partite dopo una segnalazione dell’ufficio scolastico regionale che aveva notato, per l’assunzione in ruolo nel 2018, la presentazione da parte di numerosi docenti di titoli di studio datati ma mai presentati in nessuna procedura concorsuale precedente. È così che gli inquirenti decisero di indagare, scoprendo oltre 500 i diplomi falsi. Collaboratori esterni e intermediari – stando alle accuse – avrebbero definito e promesso il pagamento anche di 4mila euro per il rilascio di un falso diploma. Quel titolo sarebbe servito per insegnare oppure lavorare all’interno delle scuole come personale Ata. I “frutti” dei diplomifici nelle scuole della Campania, oltre a diventare sentenze, sono sfociati in ulteriori processi: in altre regioni diventano condanne nei Tribunali con l’allontanamento dalla scuola di chi ha beneficiato in maniera fraudolenta di curricula gonfiati quando non del tutto falsi. L’ultimo caso riguarda due assistenti amministrativi , in servizio in scuole fiorentine, che a giugno sono stati licenziati una volta che il ministero dell’Istruzione ha accertato la falsità delle prestazioni lavorative svolte in due scuole paritarie di Nocera Inferiore dal 2011 al 2017. Un percorso lavorativo, secondo l’accusa solo sulla carta, che ha permesso nel tempo ai due dipendenti statali, ora ex, di entrare nelle graduatorie Ata e ottenere, come si dice nel gergo rassicurante dello statale, il posto fisso nel pubblico impiego. Ora un nuovo giudizio che riguarda scarsi 530 imputati provenienti da tutta Italia, di cui circa 60 (tra quelli già a giudizio e gli altri 22) provenienti nei comuni dell’Agro nocerino sarnese. Tra loro c’è una donna sui 40 anni che era riuscita presentando un diploma falso, ad ottenere l’incarico di supplenza e percependo una retribuzione di circa 40mila euro. Poi, con la stessa documentazione ottenne incarico su posto di sostegno in un concorso straordinario, venendo assunta e conseguendo retribuzione per il periodo interessato, pari a 23mila euro. Rischia il posto di lavoro e la restituzione delle somme come avvenuto per i due impiegati amministrativi licenziati in Toscana. All’origine erano una settantina i coinvolti che hanno residenza nell’Agro nocerino (le posizioni di una decina sono state archiviate), altri invece risiedono nelle province della Campania e nel Nord Italia ma che avrebbero conseguito i diplomi nelle scuole del Cilento e dell’Agro nocerino.





