di Pina Ferro
Un avvertimento legato al controllo dello spaccio oltre alla dimostrazione della capacità di imporsi sul territorio. Questo il movente alla gase della gambizzazione di Mario Mautone, alias scriscietto, avvenuta nel tardo pomeriggio del 24 luglio dello scorso anno nel quartiere di Pastena. A distanza di quasi un anno, gli investigatori, hanno datto un volto ed un nome a coloro che impugnavano le armi. Si tratta di Giuseppe Stellato, noto come “papacchione” e di suo figlio Domenico.
I carabinieri del Nucleo investigativo e della Compagnia di Salerno, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia salernitana, a seguito della laboriosa attività investigativa avviata dopo la gambizzazione dell’uomo nella zona orientale di Salerno ha portato, nella giornata di ieri, all’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare a carico di dei due Stellato. Padre e figlio sono accusati in concorso di lesioni aggravate dal metodo mafioso e detenzione e porto abusivo di armi. Stellato noto come papacchione ed è da sempre temuto per numerose azioni criminali sin dagli anni 2004/2005, imitato in tale deriva dal figlio Domenico, evidentemente ansioso di dimostrare anche lui una capacità di imporsi nella zona Orientale di Salerno come già avviene per il padre Giuseppe. Per gli inquirenti, il movente dell’agguato è da ricondurre alla volontà dimostrativa di padre e figlio. Giuseppe Stellato si sarebbe sentito intoccabile nel “suo” territorio al punto da arrivare, secondo le accuse, a sparare in pieno giorno e in un locale pubblico senza nemmeno coprirsi il viso, a differenza del figlio che avrebbe indossato un casco integrale. Sulla base degli esiti delle successive intercettazioni, è emerso che l’aggressione sarebbe da inquadrare nell’ambito di un avvertimento legato al controllo dello spaccio di stupefacenti sul territorio dove Giuseppe Stellato, al termine di un lungo periodo di detenzione, era tornato. La stessa notte dell’agguato, Giuseppe Stellato era stato nuovamente arrestato, in quanto, nonostante fosse sottoposto alla misura della sorveglianza speciale con obbligo notturno di permanenza in casa, nel corso di un controllo presso la sua abitazione, non si era fatto trovare. Da qui, l’ipotesi che la sua fuga fosse motivata dal timore di essere già stato identificato quale presunto autore degli spari di quel pomeriggio. Le registrazioni delle telecamere di videosorveglianza del quartiere lo avevano immortalato, in ciabatte e a torso nudo, mentre si allontanava a piedi imbracciando un fucile mitragliatore, facendosi notare da alcuni passanti che hanno avvertito il 112. In poco tempo, nel quartiere giunsero diverse pattuglie che lo accerchiarono sul lungomare Colombo, dopo essersi disfatto già dell’arma. Entrambi i destinatari della misura, già ristretti nelle case circondariali di Salerno e Bellizzi Irpino per altri reati, dovranno comparire nei prossimi giorni davanti al giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Salerno. per l’interrogatorio di garanzia