«Il coronavirus è ancora in circolazione e bisogna essere prudenti». A lanciare l’appello è il professor Paolo Ascierto, Direttore dell’Unità di Melanoma, Immunoterapia Oncologica e Terapie Innovative dell’Istituto nazionale per lo studio e la cura dei tumori – fondazione Giovanni Pascale di Napoli e presidente della Fondazione Melanoma, che sostiene progetti di ricerca e campagne di sensibilizzazione e informazione per i cittadini. Ascierto per primo ha utilizzato a Napoli il farmaco anti-artrite reumatoide tocilizumab nel trattamento della polmonite interstiziale da Covid-19, intuendo che il medicinale potesse avere effetto frenando la ‘tempesta citochinica’ nei pazienti colpiti dal virus, una iper-risposta infiammatoria che può essere appunto bersagliata con terapie anti-artrite.i Dottore, in Campania aumentano i casi di Coronavirus ed è tornata la preoccupazione tra i cittadini. Cosa sta accadendo? «Il coronavirus è ancora in circolazione e bisogna essere prudenti. Le misure di distanziamento sociali sono risultate l’arma più utile a fronteggiare la pandemia fino ad ora e si stima, secondo uno studio di Nature, che a livello europeo circa 3 milioni di vite siano state salvate grazie a queste strategie. Con la ripresa delle attività e l’arrivo dell’estate, c’è stato un fisiologico calo dell’attenzione e questo ha portato all’incremento dei casi». C’è il rischio di un secondo lockdown secondo lei? Potrebbe essere la soluzione? «Speriamo di non dover ricorrere ad un secondo lockdown. E’ sicuramente una misura utile, ma decisamente drastica. L’utilizzo di dispositivi di protezione, il divieto di assembramenti sono importanti ancora oggi e possono essere utili a ridurre il diffondersi del virus.Serve prudenza». Il 14 settembre anche in Campania si ritornerà tra i banchi di scuola. Secondo lei è la scelta giusta? Bastano il distanziamento sociale, lo screening a tappeto? «Come già detto la sospensione delle attività quotidiane è stata una misura drastica in una situazione di emergenza. Con la ripresa di tutte le attività quotidiane, commerciali e non, era giusto programmare la ripresa delle lezioni. Non possiamo trascurare l’istruzione per i nostri figli. I ministeri stanno valutando tutte le misure utili per ridurre il rischio di contagio. Sicuramente il distanziamento sociale, e lo screening della temperatura saranno prese in considerazione». Il virus uccide ancora, lo ha ripetuto – solo pochi giorni fa – anche il governatore della Regione Campania. Soprattutto tra i giovani, secondo lei, c’è un calo dell’attenzione rispetto alla prima fase dell’emergenza? «I dati che abbiamo ci mostrano un’età media più bassa dei pazienti rispetto alla prima fase. E’ fisiologico un calo dell’attenzione dopo un periodo di stress come quello passato, ma non possiamo permetterci che la pandemia riprenda la forza di propagazione che ha avuto in passato». Il vaccino può essere la soluzione? Quando potrebbe arrivare? «Ci sono diversi vaccini in fase di sperimentazione e messa a punto. La produzione di un vaccino è solitamente un processo lento che ha tempistiche lunghissime, basti pensare a quello dell’Ebola. Per quanto riguarda le tempistiche, si parla di sperimentazioni diverse che sono a diverse fasi come test clinici. Comunque si parla di sperimentazione in fase clinica cioè su esseri umani già a partire dal prossimo autunno. Purtroppo il processo di sviluppo di un vaccino è lungo». C’è chi sostiene che le mascherine siano dannose, soprattutto per bambini e anziani. E’ davvero così? «No. Le mascherine sono ovviamente fastidiose e con il caldo si è molto più intolleranti all’utilizzo delle stesse, però sono utili. Chiaramente parliamo di mascherine certificate e con filtri». Gli asintomatici sono contagiosi? «Purtroppo sì e questo spiega la propagazione del virus in modo dilagante nei mesi scorsi». A che punto è la sperimentazione del Tocilizumab. Funziona davvero? «Lo studio di fase II, il Tocivid19, ha confermato l’utilità del farmaco nella riduzione della mortalità a 30 giorni nei pazienti trattati con il farmaco. Altre esperienze retrospettive fatte in Italia e anche all’estero, ci confermano l’utilità del farmaco nel diminuire la mortalità a 30 giorni e anche l’utilizzo di ventilazione meccanica nei pazienti gravi con compromissione. Aspettiamo la pubblicazione dei dati dello studio di fase III, in modo tale da avere un dato scientifico più forte». Iniettare gli anticorpi dei guariti nei nuovi positivi. E’ la strada giusta seconda lei? «L’esperienza del plasma iperimmune è stata molto interessante e sembrerebbe essere stata utile nei pazienti gravi. Chiaramente va dimostrato scientificamente ma è stato sicuramente un approccio promettente». La settimana prossima lei sarà ospite del Festival delle Colline e riceverà il premio “Il Normanno”, insieme al suo collega Gerardo Botti. Una serie di riconoscimenti per il lavoro che sta svolgendo dall’inizio dell’emergenza ad oggi… «Abbiamo cercato di mettere al servizio della comunità la nostra esperienza che deriva da un campo totalmente diverso: l’immunoterapia nella lotta al cancro. Quest’ultima con il COVID 19 non c’entra niente ma ha in comune con il Covid 19, il trattamento delle complicanze. Tutti i riconoscimenti non erano messi in conto. Abbiamo cercato di essere utili, utilizzando le nostre conoscenze e convertendo le nostre risorse di ricerca su un campo nuovo». Il 31 luglio scade lo stato d’emergenza. Secondo lei, vista l’attuale situazione, la proroga è necessaria? «Credo che verosimilmente si andrà verso la proroga dello stato di emergenza, soprattutto con i dati degli ultimi giorni». Distanziamento sociale e utilizzo delle mascherine servono ancora? «Si, sono ancora le misure migliori per proteggerci in attesa di un vaccino».
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