di Viviana De vita
ACERNO. Usura aggravata e minacce: il pubblico ministero ha chiesto la condanna per i noti imprenditori Silvio Feola e Antonio Meluzio finiti nel mirino della Procura nell’ambito di una capillare inchiesta culminata nell’ottobre 2009 quando scattarono le manette ai polsi di Feola, ex consigliere di Acerno titolare di un’azienda agricola. Nello specifico il magistrato, al termine della sua requisitoria discussa davanti ai giudici della prima sezione penale del tribunale di Salerno, ha chiesto 5 anni di reclusione per Feola e 3 anni per Meluzio. L’udienza è stata poi rinviata al prossimo 21 gennaio quando cominceranno le arringhe difensive (gli imputati sono difesi dall’avvocato Spadafora), quindi sarà fissata una nuova data per la sentenza. I fatti, oggetto del procedimento giudiziario, risalgono ad ormai quattro anni fa quando presso la compagnia dei carabinieri di Battipaglia cominciarono ad arrivare una serie di denunce da parte di imprenditori che segnalavano di aver chiesto un prestito a Feola e di non essere più in grado di restituirlo perché “lievitato” a causa degli interessi usurai. Alcune delle vittime affermarono anche di essere state minacciate dall’imprenditore che avrebbe stretto la cravatta al collo ad una dozzina di persone: secondo l’impianto accusatorio formulato dalla Procura uno dei malcapitati sarebbe addirittura stato costretto a cedere un fondo agricolo di grosso valore per il debito maturato con Feola. Le indagini culminarono nell’ottobre 2009 quando, in seguito ad un’ordinanza emessa dal Gip del tribunale di Salerno, scattarono le manette per Feola che finì ai domiciliari. Nel corso delle indagini gli inquirenti ricostruirono altri episodi usurai contestati al noto imprenditore battipagliese Meluzio che rimediò solo una denuncia a piede libero. Finiti entrambi sotto processo, i due imputati sono stati protagonisti di un lungo dibattimento nel corso del quale sono stati chiamati a deporre decine di testimoni che hanno confermato l’impianto accusatorio formulato dalla Procura. Ieri l’epilogo del processo con la discussione del magistrato: dopo le arringhe difensive arriverà il verdetto che farà calare, almeno in primo grado, il sipario sulla vicenda giudiziaria.