Questa sera al centro sociale di Pagani, alle ore 21, il lavoro dedicato al dramma dell’ Ilva di Taranto
Di GIULIA IANNONE
Cosa nasce dall’incontro tra una realtà teatrale che va solidamente avanti da 40 anni in una città che per 30 anni è rimasta senza teatro e le storie dei lavoratori del più grande stabilimento industriale d’Europa, l’Ilva, che svetta sulla stessa città: Taranto? Viene fuori “Capatosta” della Compagnia Crest, sesto appuntamento della rassegna “Scenari pagani” oggi, al Teatro del Centro Sociale di Pagani alle ore 21..“Capatosta” è pregevole pièce di teatro “necessario”, col suo ritmo e la sua costruzione scenica fa ridere il pubblico, ma lo commuove anche coinvolgendolo pienamente nella storia. Uno spettacolo piacevole, mai pesante, che riesce ad ottenere ciò che sta a cuore a Casa Babylon che, con la direzione artistica di Nicolantonio Napoli, organizza da 20 anni la rassegna: far sì che lo spettatore non resti passivo sulla sua poltrona, ma che, di fronte ad uno spettacolo interessante, abbia anche quel sobbalzo che porta alla riflessione sullo status quo. Sulla scena i due protagonisti (Gaetano Colella che è anche autore, e Andrea Simonetti) impersonano due operai dell’Ilva di Taranto, ognuno “capatosta” a modo suo. Il primo è un veterano, venti anni di servizio alle spalle e un carattere prepotente, di chi si è lavorato la vita ai fianchi e il poco che ha lo difende coi denti, compreso il suo piccolo desiderio: fuggire da Taranto, coi suoi figli, per non tornarci più. Il secondo è una matricola, un giovane di venticinque anni appena assunto nello stabilimento. I due potrebbero essere padre e figlio. Siamo in uno dei tanti reparti giganteschi della fabbrica, Acciaieria 1 reparto RH. Qui l’acciaio fuso transita per raggiungere il reparto della colata e gli operai sono chiamati a controllare la qualità della miscela. Dal 1962 ci sono generazioni di operai che si avvicendano, si confrontano, si scontrano e si uniscono. I padri hanno fatto posto ai figli e ai nipoti senza che nulla sia intervenuto a modificare questo flusso di forza lavoro. Si sono tramandati saperi ed esperienze così come usi e abusi. Sembra che in questo scenario nulla sia destinato a mutare. Ma è davvero così? “Capatosta” ci prende a pugni nello stomaco. Un esempio di teatro sociale fatto con mezzi rigorosi (e non minimi) e recapitato con una regia e un’esecuzione eleganti, non ingombranti, al servizio di una denuncia frontale sì dello scandalo industriale, ma ancor di più del terreno (sotto)culturale che lo riceve, tra l’utopia di una riaccesa miccia di lotta di classe e l’ignavia in cui gli operai rischiano di scivolare. Come da consuetudine alle 20.30 ci sarà l’AperiSpettacolo Tarallucci e Vino, curato da “Ritratti di Territorio” della giornalista Nunzia Gargano. A guidare l’excursus tra i sapori tradizionali della Campania ci sarà l’associazione “Amici di Villa Calvanese”. Protagonisti i tarallucci ed i prodotti da forno del panificio Malafronte di Gragnano ed il vino della casa vinicola Santacosta di Torrecuso (BN)