Il cielo in due - Le Cronache
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Il cielo in due

Il cielo in due

E’ disponibile per le edizioni Ex Libris, l’ultima fatica letteraria di Alessio Arena, candidato premio nobel per la letteratura.

Di ARISTIDE FIORE

La fecondità dell’incontro/scontro tra opposti, del conflitto così come della complementarità, è un fenomeno ampiamente indagato e sfruttato in diverse civiltà e in vari ambiti culturali. Alessio Arena, nella silloge emblematicamente intitolata “Il cielo in due” (Edizioni Ex Libris, 2019), il sesto nella sua carriera letteraria, ne fa il principio regolatore della sua espressione. Duale è lo stile, che associa alla grande attenzione alla musicalità del verso, intesa a conciliarne la bellezza e l’efficacia, un lessico generalmente semplice, in modo da lasciare che il ritmo e la sonorità delle parole catturino l’attenzione ancor prima del significato. Duale è anche la rappresentazione dei temi e dei punti di vista che li contemplano, i quali, a seconda dei casi, possono accordarsi o contrastare fra loro, in relazioni rafforzate da opportuni artifici linguistici, come il legame tra parole di senso contrastante, ottenuto mediante assonanze, e certi cambi repentini nell’accordo delle sonorità tra una parte del componimento e quella seguente. C’è, in queste brevi composizioni, un frequente utilizzo di immagini tratte dall’osservazione della natura e del paesaggio. La descrizione degli elementi naturali, in particolare, sia che si tratti di aspetti fisici del territorio, sia di aspetti riconducibili alla sfera temporale, come stagioni o fasi della giornata, giunge fino alla loro personificazione, che fa di essi un riflesso di idee, stati d’animo e emozioni, rendendoli percepibili e confrontabili con analoghi processi che si verifichino nella mente e nell’animo del lettore. L’astrattezza delle immagini, suggestive più che descrittive, è finalizzata all’immediatezza e all’universalità dei concetti, andando quindi al di là dell’esperienza personale, irripetibile, dell’autore, in modo da lasciare al lettore la possibilità di completare il senso dell’opera attingendo al proprio vissuto, alla propria soggettività. La natura, quindi, in questa raccolta parla per se stessa e si fa anche tramite della trattazione di altri argomenti, fornendo unitarietà all’opera più di quanto non faccia già il filo sottile col quale l’autore ha legato fra loro i componimenti. Nel trattare direttamente della natura, i motivi dominanti ruotano per lo più intorno al rapporto con la civiltà e vertono sull’impatto antropico (“Quarta rivoluzione”, “Il sacco di Palermo”, “Dinamica degli inquinanti”), posto in contrasto con l’approccio armonico improntato sulla dedizione alla terra, alla fatica del lavoro agricolo (“Pace in spagnolo è paz”). Altre grandi aree tematiche possono essere individuate, come quella dei valori e quella della poetica. La prima si caratterizza innanzitutto su una riflessione riguardo al rapporto coi principi fondanti la società e il rapporto col mondo, la loro saldezza attraverso le avversità, ma anche la loro precarietà, la loro rivalutazione in contrasto con un’adesione tiepida, più ostentata che sentita. Un secondo piano di indagine affronta invece il rapporto con valori specifici, come i diritti dei lavoratori (“Festa d’aprile”), la fede, cercata ma non trovata (“Ore canoniche”), vacillante (“La messa di Bolsena”), o ridotta a pretesto per atti di violenza (“Tempo ordinario”), e la democrazia, che sussiste nonostante i continui attacchi dei suoi detrattori (“La libertà di Cioran”). Per quanto riguarda le composizioni dedicate alla poetica, vengono trattati temi come l’estetica finalizzata all’efficacia dell’espressione, la fecondità della malinconia, del raccoglimento che sembra pervadere l’intero volume, fino a pervenire a un elogio della poesia breve, il cui intento programmatico è rafforzato dalla sua piena realizzazione proprio in questa stessa opera: “Il giorno grava / sulla mira della luce, / misurando in grappoli di ombre / le pose della pietra.// La materia dell’ospite / calda / è meteora triste / tra paglia iniettata / di fiamma e precipizio.// Ma a terra/ l’acqua guasta / basti / a rodere la riva, / a recidere la norma / del numero e del verso.” (“La norma del numero”). Si può dire, dunque, che alla rappresentazione della realtà come “intarsio di suoni”, così definita da Andrea Battistini nella prefazione al volume, corrisponde, confermando l’impostazione dualistica, un intarsio di pensieri.