di Andrea Pellegrino
Un progetto europeo, un censimento delle terre incolte. Si potrebbe partire da qui per mettere (o quantomeno iniziare a mettere) in sicurezza la Costiera Amalfitana. Un programma di intervento nazionale e internazionale per salvaguardare una delle bellezze mondiali. Le ultime piogge hanno dimostrato quanto sia fragile il territorio ma soprattutto quante volte, in poche ore, la tragedia è stata fortunatamente solo sfiorata. Un campanello d’allarme, forse l’ultimo, per svegliare la politica, non solo locale ma regionale, nazionale ed europea. Le passerelle degli ultimi giorni dovranno tramutarsi in fatti, anzi in soldi che occorrono per mettere in sicurezza gran parte della Divina. Parecchi soldi, di quelli però, che non creano consenso, almeno nell’immediato, ma salvano vite e paesaggio, quel paesaggio da conservare per le prossime generazioni. Con il sole che splende, probabilmente a qualche domanda si dovrà pur dare una risposta. Come ad esempio, oltre ai Comuni, a chi spetta vigilare su costoni e terrazzamenti? In questa complessa partita la Provincia di Salerno gioca ancora un ruolo? A giorni dal “disastro” e con arterie completamente chiuse non c’è stato, ad esempio, nessun impegno dell’amministrazione provinciale di Salerno. La Divina Costa, inoltre, è zeppa di terrazzamenti e terre incolte. Quelle stesse che sovrastano i costoni e spesso sono la causa di smottamenti. Aree (o ex aree) agricole private, in alcuni casi abbandonate al proprio destino ma che sono (o potrebbero essere) pericolose. Un censimento, accompagnato da uno più serio sugli abusi edilizi (l’abbattimento del Fuenti non è stata una sanatoria), potrebbe aprire un dibattito serio e fattivo sul futuro della Costa d’Amalfitana. Questi giorni hanno dimostrato un ulteriore elemento, seppur scontato: quel territorio vive di turismo, senza le strade è impossibile raggiungerlo. Dunque, senza turismo, la Costiera muore.