di Matteo Maiorano
«Chiediamo al parlamento un momento transitorio per poter investire». La direttiva Bolkestein continua a tenere inevitabilmente banco in seno agli stabilimenti balneari. La norma coinvolge generalmente le concessioni di servizi, come spiegato dal legislatore, ma la comunità europea coinvolgerebbe anche gli stabilimenti con relativi problemi per chi investe nel settore. Alfonso Amoroso ha provato meglio a chiarire l’intricata vicenda. Il presidente degli stabilimenti balneari di Confcommercio, con il sindacato, è pronto ad un braccio di ferro con l’Europa.
A che punto è la proroga per le concessioni?
«Al momento abbiamo ottenuto una proroga in base ad una legge italiana che sposta al 2020 le concessioni. Dovremo poi partecipare, secondo la direttiva comunitaria Bolkestein, alle aste. E’ terminato il periodo in cui le concessioni venivano tramandate di padre in figlio. C’era più sicurezza, maggiore tranquillità di lavoro per le persone che investono da anni in un determinato tratto di spiaggia».
Adesso anche l’idea delle attività sul litorale è cambiata…
«Una volta il guadagno per gli stabilimenti era limitato in un periodo di tre mesi, adesso il divertimento è diverso. La spiaggia è diventata luogo di svago aperto tutto l’anno. Ci sono strutture fruibili anche dagli 8 ai 12 mesi, si organizzano eventi e ci sono pub che sono aperti fino a tarda sera. Volendo queste attività possono rappresentare, per tante famiglie, un compenso annuale. Ci sono famiglie intere coinvolte in questo tipo di attività. A Salerno e in provincia ci sono diversi stabilimenti aperti tutti i mesi dell’anno: purtroppo con questa direttiva europea è tutto in ballo. Il nostro sindacato è da tempo in lotta perché venga stabilito il concetto che non entriamo nel merito della Bolkestein, perché colui che l’ha redatta l’ha pensata per le concessioni in generale. Però il legislatore è venuto in Italia ma ha chiarito che si riferiva a quelle di servizi».
Attualmente la direttiva coinvolge anche gli stabilimenti?
«Non rientriamo in questa categoria: noi riceviamo concessioni di beni. All’inizio ci è stato dato un tratto di spiaggia e farne un utilizzo balneare, mantenere un attività utile alla famiglia. Noi da qui stiamo andando avanti da anni. Avevamo ottenuto il rinnovo delle concessioni ogni sei anni, poi la direttiva europea ha bloccato tutto decidendo di ricorrere al metodo delle aste. Un altro problema è che non si ha più la possibilità di investire in questo modo sulla spiaggia. Vuoi perché siamo nei pressi del mare, vuoi per i continui aggiornamenti, vuoi perché bisogna essere moderni e all’avanguardia per attrarre, dobbiamo essere appetibili al pubblico. Con questa prospettiva ci sono delle difficoltà. A Salerno saranno oltre 500 gli stabilimenti balneari coinvolti dalla direttiva, Mentre in Italia il dato inevitabilmente sale ad almeno 30.000 attività. Il governo attuale ha inserito una legge che in qualche modo protegge le attività da un futuro certamente non roseo. Fino ad oggi non si è visto ancora nulla, solo convegni, speriamo si trovi il tempo di risolvere la problematica, si tratta di fare un braccio di ferro con la comunità europea, in questo momento la rottura è certa».
Se acque sono ancora ferme…
«In questi giorni ci sono degli emendamenti da inserire nella finanziaria presentati da alcuni parlamentari italiani. Speriamo che questi, che ci interessano inevitabilmente, possano trovare spazio nella finanziaria, speriamo che si muova qualcosa. Si parla di una proroga di 30 anni e l’impossibilità di andare alle aste a causa dei disastri recenti come avvenuto in Liguria e Sicilia.
La comunità europea fa di tutta l’erba un fascio perché anche gli ambulanti sono dei concessionari, in egual modo i tassisti. Speriamo inevitabilmente che le cose cambino».