Erika Noschese
Era il 5 maggio 1998, un giorno come tanti, almeno apparentemente. Pioveva, tanto, ma nessuno si sarebbe aspettato una tragedia di quelle dimensioni. Eppure, in pochi secondi tutto è cambiato. Sarno si è improvvisamente trasformata in una valanga di fango che ha trascinato con sé tutto, dalle abitazioni alle persone: 137 morti solo nella cittadina sarnese, 160 in totale tra Siano, Quindici, Bracigliano e San Felice a Cancello. Una tragedia come poche che, a distanza di 20 anni, non si dimentica. 0A presentare un dossier dettagliato “Fango – il modello Sarno vent’anni dopo” è Legambiente, con un approfondimento per analizzare le cause di quella tragedia, le conseguenze e gli sviluppi giuridici, ma soprattutto per capire cosa è successo in questo lungo lasso di tempo, quali sono state le soluzioni messe in campo per fronteggiare il rischio – non solo nelle aree interessate ma più in generale nell’intero Paese – e se le cause che hanno contribuito all’amplificazione della tragedia sono state estirpate o meno. Secondo Legambiente, appare evidente che Sarno ha insegnato poco o nulla ad un paese come l’Italia che presenta un elevato rischio sia idrogeologico che sismico. Dopo la tragedia è stata realizzata una rete di circa 20 km di canalizzazioni e un sistema di 11 enormi vasche di raccolta costato oltre 400 milioni di euro, quasi 2,5 la spesa iniziale prevista di 161 milioni di euro e oggi, causa il vuoto legislativo, sono lasciati senza senza manutenzione e ostruiti da fango, terreno e dove si sono accumulati rifiuti di ogni genere. Appare inoltre evidente come il solo ricorso al mero calcolo idraulico per la realizzazione delle opere e degli interventi di mitigazione non è più sufficiente ma anzi potrebbe rivelarsi addirittura controproducente. «La tragedia di Sarno ha fatto da spartiacque in Italia anche rispetto alla legislazione in materia, ma purtroppo ci ha insegnato poco – spiega Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente – C’è ancora una forte discrepanza tra le evidenze, la conoscenza, i danni, le tragiche conseguenze del rischio idrogeologico nel nostro Paese e la mancanza di un’azione diffusa, concreta ed efficace di prevenzione sul territorio nazionale. A vent’anni da quella tragedia è ormai evidente che occorre un approccio diverso basato su politiche urbanistiche e territoriali di adattamento al clima per ridurre gli effetti devastanti che frane e alluvioni continuano ad avere sul nostro territorio, come ad esempio la delocalizzazione degli edifici più a rischio. Ma serve anche un’efficace azione di prevenzione che passa inevitabilmente attraverso la diffusione di una cultura della convivenza con il rischio, attraverso piani comunali di emergenza di Protezione Civile adeguati e aggiornati e attività di formazione e informazione per la popolazione sui comportamenti da adottare in caso di allerta». Nel dossier di Legambiente viene messo in luce come le piogge che si erano abbattute in quelle ore su quei territori, seppur intense, non erano tali da giustificare un disastro del genere. Cos’è allora che ha contribuito all’innescamento di una colata di circa due milioni di metri cubi di fango? Forse il fatto che le pendici delle montagne nell’area di Sarno erano state soggette a continui incendi nel corso degli anni oppure che i canali di impluvio della montagna erano quasi completamente scomparsi. Già nel 1993 Legambiente aveva denunciato il rischio di frane che incombeva su tutta l’area. Una tragedia come quella di 20 anni fa non può essere prevedibile, come tutti i fenomeni naturali, ma l’abusivismo edilizio certo grava ancor di più per un territorio, come quello di Sarno o dell’Agro nocerino sarnese, in generale, martoriato dal sacco edilizio e dall’abusivismo. «Il piano di protezione civile è uno strumento necessario per la corretta pianificazione e gestione dell’emergenza e dovrebbe essere uno strumento largamente diffuso e conosciuto dalla popolazione, ma non è affatto così», ha dichiarato Mariateresa Imparato, presidente di Legambiente Campania, sottolineando come solo in 14 comuni il piano sia visibile e accessibile. «Non c’è nessun alibi per le amministrazioni campane, visto che sono state beneficiarie di oltre 15 milioni di fondi comunitari destinati alle emergenze idrogeologiche con gli strumenti di prevenzione: piani di emergenza, strutture operative comunali, attività di informazione e addestramento delle comunità», ha aggiunto la presidente.
“Era la notte tra il 5 e 6 maggio 1998” Convegno per ricordare le vittime
Era la notte tra il 5 e 6 maggio 1998 quando una vasta colata di fango causava la morte di 160 persone nei comuni di Sarno, Siano, Bracigliano Quindici, ad Avellino. Da quel tragico giorno sono passati 20 anni e, nella giornata di ieri, presso il Grand hotel di Salerno studiosi e istituzioni si sono riuniti, insieme ai rappresentanti delle principali forze politiche per fare il punto della situazione, in materia di difesa del suolo e per consegnare alla politica idee e proposte per la messa in sicurezza del Paese. Tra i presenti Francesco Peduto, presidente del Consiglio dei Geologi che ha presieduto il convegno “20 anni dopo Sarno: cosa è cambiato”, organizzato dal Consiglio Nazionale dei Geologi, dall’ordine dei Geologi della Regione Campania e dall’associazione Italiana di Geologia Applicata. «Quel 5 maggio – ha dichiarato Peduto – costituì una svolta nella lotta al dissesto idrogeologico e nella percezione, anche a livello istituzionale, della vulnerabilità del territorio italiano. In questi anni sono state fatte cose importanti e altre meno, ma sono ancora tante le azioni da mettere in campo per conseguire compiutamente l’obiettivo della messa in sicurezza dei territori e della tutela della pubblica incolumità, anche attraverso la realizzazione di opportune misure di ‘prevenzione civile’, non più derogabili, tenuto conto anche dei cambiamenti climatici in atto. Il Paese ha già pagato un tributo notevole in termini di perdita di vite umane, di distruzioni e di degrado del territorio, dunque, è necessario ottenere, oltre a una forte responsabilizzazione collettiva, delle risposte più mature e concrete dalla classe politica», ha concliso il Presidente del CNG. Al centro del convegno c’è il tema del rischio alluvioni e frane nel nostro Paese, oltre a quello della politica di gestione e mitigazione del rischio idrogeologico. «I drammatici eventi di Sarno, Bracigliano, Siano e Quindici del 1998, paradigma di quello che viene definito ‘rischio idrogeologico’, hanno all’epoca dimostrato e confermato la fragilità di un territorio, quello campano, ma in generale quello italiano, di cui non si è tenuto in considerazione nelle attività di pianificazione e nell’uso del suolo», ha dichiarato Francesco Maria Guadagno, presidente dell’associazione Italiana di Geologia Applicata e Ambientale (AIGA). Tra i presenti anche il sindaco Napoli: «Credo che il rapporto tra comunità scientifics e politica vada messo a profitto», ha dichiarato il primo cittadino. Tra gli alti interventi quello dei parlamentari Piero De Luca, Angelo Tofalo e lo stesso Casciello. Assenti giustificati Federico Conte e Mara Carfagna che hanno voluto far sentire la loro vicinanza in un momento come questo perchè dopo due decenni il ricordo è ancora vivo in ogni singola persona che ha assistito alla colata di fango che ha inghiottito centinaia di persone e una squadra di vigili del fuoco.
De Luca: «Bisogna completare gli interventi»
«Vent’anni dalla tragedia di Sarno. Oggi abbiamo ricordato quel giorno e quei giorni terribili insieme ai cittadini, alle istituzioni e ai corpi dello Stato che furono in prima linea nei soccorsi. Abbiamo ricordato l’impegno straordinario dei volontari, e gli anni che seguirono in cui tanto è stato fatto». Lo ha dichiarato il presidente della Regione Campania in occasione del ventennale della tragedia che ha colpito Sarno e altre zone della provincia di Salerno. «Bisogna completare gli interventi: come Regione Campania abbiamo ripreso il vecchio grande progetto Sarno rimasto fermo negli anni scorsi. Abbiamo superato tante difficoltà burocratiche. Ora un cronoprogramma ci offre la certezza di scadenze e realizzazioni», ha dichiarato ancora il governatore. «È un dovere per noi dare sicurezza, realizzare infrastrutture e dare certezze per la manutenzione. Fatti non parole. E grande cordoglio e solidarietà alle famiglie coinvolte nella tragedia, a chi ha perso i propri cari a Sarno, Quindici, Bracigliano, Siano e San Felice a Cancello», ha detto infine. Anche il Movimento Nazionale per la Sovranità ha voluto esprimere la sua vicinanza alle popolazioni colpite: «E’ necessario lanciare un allarme sul rischio del territorio e nello stesso tempo, intende far riflettere su tutto quello che è successo e invitare gli enti preposti a eseguire al più presto, uno studio sulla vulnerabilità dei versanti a rischio». Per Lope e Catapano si rende necessario valorizzare l’ambiente, il patrimonio arboreo e boschivo-costituire nell’immediato con le istituzioni regionali e governative una commissione d’esperti per monitorare i cambiamenti del clima, studiare le contromisure e promuovere un sistema assicurativo all-risks a tutela degli agricoltori,cittadini ed imprese colpiti dalle calamità. «La Campania non può più permettersi di perdere parti di territorio, anzi deve riattivare quelle aree che sono considerate passive restituendole all’ambiente ed all’economia locale», ha dichiarato il Movimento nazionale per la Sovranità.
Mattarella: «Tragedia immane favorita da uno sconsiderato sfruttamento del suolo e incuria nell’affrontare i pericoli»
«E’ stata una tragedia immane, innescata da eventi meteorologici di portata eccezionale, tuttavia favorita e ingigantita da uno sconsiderato sfruttamento del suolo, da incuria e superficialità nell’affrontare i pericoli derivanti dall’assetto idrogeologico». Lo ha dichiarato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, con un messaggio inviato ai sindaci dei comuni coinvolti nell’alluvione che venti anni fa, spazzò via uomini e case in tutta la valle del Sarno. «Il comune di Sarno – sottolinea Mattarella – pagò il tributo più elevato di vite umane. Ma le frane e le spaventose colate di fango del 5 maggio 1998 portarono lutti anche nei comuni di Quindici e di Siano e non risparmiarono quelli di Bracigliano e San Felice a Cancello. A tutti questi nostri concittadini va un pensiero commosso. Le immagini di quelle ore drammatiche sono ancora impresse nella nostra memoria e restano monito per l’intera nazione». Anche il presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, ha voluto ricordare la tragedia, il dolore delle famiglie e l’impegno dei soccorritori, che vide «gesti di concreta solidarietà e atti di autentico eroismo». Il Comune di Sarno ha onorato la memoria delle vittime con una serie di eventi distribuiti su tre giorni. «E’ il momento di ricordare, commemorare e onorare le vittime di quei tragici eventi», ha detto il presidente della Provincia e sindaco di Sarno, Giuseppe Canfora, parlando di «immane disastro ambientale». «Dal 1998 ad oggi – ricorda Canfora – sono state avviate e realizzate numerose opere di messa in sicurezza per mitigare il rischio idrogeologico. Complessivamente per le opere di messa in sicurezza sono stati spesi finora 150 milioni di euro. Ma, soprattutto, la manutenzione dei canali e la salvaguardia dell’ambiente sono obiettivi da perseguire con perseveranza». Nel giorno del ricordo e del dolore, tante le iniziative organizzate nel salernitano per testimoniare che tragedie del genere non devono e possono più accadere. A Sarno, dopo la manifestazione commemorativa tenutasi nella mattinata di ieri, messa nel Duomo e corteo della memoria, nella serata di ieri nel Duomo di Episcopio concerto della Fanfara con il soprano Gilda Fiume. Oggi altra giornata di eventi con una mostra, la sfilata della fanfara dei bersaglieri, alcune esibizioni canore e la consegna dei premi ai vincitori del concorso artistico “Mario Mancusi”. Iniziative sono previste anche a Siano, altro territorio colpito dalla frana.
Medaglia d’oro al valor civile per l’infermiere Amatruda
Il Sindaco di Roccapiemonte Carmine Pagano e i componenti dell’amministrazione comunale, a venti anni dal tragico evento franoso che il 5 maggio 1998 devastò i territori di Sarno, Siano, Bracigliano e Quindici, intendono ricordare tutte le sfortunate vittime di quel disastro e la figura di Aldo Amatruda, figlio di Roccapiemonte, infermiere all’ospedale Villa Malta di Sarno, struttura che fu completamente inghiottita dal fango assassino. Ad Amatruda è stata conferita dalla Presidenza della Repubblica Italiana la Medaglia d’Oro al valor civile e Medaglia d’Oro al merito della Sanità Pubblica. Amatruda, in occasione della catastrofica frana, nonostante fosse terminato il proprio turno di lavoro, era rimasto in servizio per soccorrere i feriti e nel tentativo di trasferire, insieme ad altri colleghi, i ricoverati in luoghi più sicuri, fu sommerso dalla valanga di fango. «Nobile esempio di elette virtù civiche e altissimo senso del dovere», questo uno dei passaggi della motivazione del conferimento dell’onorificenza firmata dall’allora Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro.
Casciello: «Serve nuova “legge quadro” per la tutela del territorio»
«Una mamma che stringe in un abbraccio una bara piccola, troppo piccola per dare un senso ad una tragedia che forse poteva essere evitata. Ma noi siamo il Paese che sa gestire le emergenze, non prevenirle: venti anni fa 160 morti tra Sarno, Bracigliano, Quindici, Siano, di cui 137 nella sola Sarno». Lo ha dichiarato l’onorevole Gigi Casciello intervenuto al convegno organizzato dall’Ordine dei Geologi organizzato ieri mattina a Salerno, in occasione dei vent’anni dalla tragedia del 5 maggio 1998 che ha colpito Sarno e altri comuni della Campania. Il deputato di Forza Italia ha portato i saluti istituzionali all’incontro, proseguendo: «Oggi (ieri per chi legge ndr) il dibattito è servito anche a fare il punto, con degli esperti, su quanto è accaduto nel “dopo Sarno”, in termini sia di conoscenza sui fenomeni di frana sia di evoluzione normativa e di gestione del cosiddetto “rischio idrogeologico”. Serve una nuova “legge quadro” sulla materia della tutela del territorio che possa riordinare tutta la normativa per una maggiore efficacia nell’impiego delle risorse destinate all’ambiente, per la riduzione del dissesto idrogeologico nel Mezzogiorno e per attuare specifici interventi prioritari e urgenti volti alla mitigazione di questo stesso rischio. Porterò questa idea, emersa anche dal Convegno di questa mattina con l’Ordine dei Geologi, in Parlamento per dare vita proprio a questa necessaria legge quadro». «A Sarno – ha poi ricordato l’onorevole Casciello – la ricostruzione non è ancora terminata, tantissime le difficoltà per gli espropri, problemi di gestione acuiti con il passaggio delle competenze dal Commissariato di Governo all’agenzia regionale Arcadis, ed ancora non si completa la messa in sicurezza del territorio. A preoccupare a vent’anni dalla tragedia è la manutenzione delle opere realizzate in parte e soprattutto a chi spetta questo compito. La Regione Campania dovrebbe intervenire con un piano triennale per la manutenzione delle opere, l’incuria e la cattiva gestione del territorio determinano ancora oggi una situazione di rischio idrogeologico molto grave. E’ dovere della Regione investire molto di più in azioni di prevenzione in modo da ridurre al minimo gli interventi in emergenza. Le risorse per gli interventi strutturali sono insufficienti e spesso vengono utilizzate anche male. Occorre anche l’attivazione dei presidi territoriali sull’intero territorio, valorizzando proprio l’esperienza di quei tragici giorni del 1998, in modo da garantirne l’operatività non soltanto nelle fasi emergenziali. Infine bisogna fare meglio e molto di più in termini di previsione, prevenzione e mitigazione del rischio idrogeologico, ecco perché emerge impellente la necessità di una norma quadro». Dunque, necessario dar vita a nuove leggi per tutelare il territorio e prevenire una nuova strage. Sono trascorsi 20 anni esatti da quel giorno ma Sarno non dimentica. L’Italia non può dimenticare quelle persone morte a causa di fenomeni naturali non prevedibili ma l’uomo, con i suoi “comportamenti” ha certamente contribuito a rendere ancora più debole un territorio come quello dell’Agro nocerino.