Pina Ferro
Uscivano ogni giorno a bordo di una C3 “Dolce e Gabbana” per guadagnarsi la giornata. Il loro salario era costituito da proventi di furti e rapine poste a segno nei territori di Eboli, Capaccio e Battipaglia. A mettere a segno i colpi una gang ben organizzata tutti legati da vicolo di parentela. I proventi dei reati predatori, in alcuni casi costituiti anche da prodotti alimentari quali caciotte e latticini vari venivano “piazzati” immediatamente dopo i colpi. Tra gli aquirenti il titolare del ristorante il Sorriso. A tradire la gang, oltre alle intercettazioni, decisivi si sono rivelati alcuni difetti fisici di due degli arrestati: uno era claudicante ed un altro non aveva un braccio. Menomazioni conseguenza di un incidente stradale avvenuto diverso tempo prima. Ieri mattina, i carabinieri della compagnia di Eboli, guidati dal capitano Geminale hanno smantellato la famiglia dei reati preadottori. Dieci le persone a cui è stata notificata l’ordinanza cautelare emessa dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Salerno Pietro Indinnimeo, su richiesta del pubblico ministero D’Alitto. In carcere sono finiti: Nicola Iula 36 anni, Margherita Iula 41 anni, Cristian De Lisa 29 anni, Carmine Gaiangos 39 anni (ordinanza notificata in carcere in quanto già detenuto per altri reati). Ai domiciliari sono finiti: Tania Postiglione, 30 anni, Vito Galdi 30 anni, Giuseppe Marotta 25 anni e Damiano D’Amato. Divieto di dimora per Massimiliano Marotta 40 anni e Vito Maiale 44 anni. Tutti sono ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di rapine a mano armata, furti in abitazione, furti aggravati, detenzione e porto illegale di armi e munizioni.Avrebbero messo a segno a 5 rapine a mano armata consumate ai danni di esercizi commerciali di Eboli e di Battipaglia; 2 furti di autovetture poi utilizzate per commettere le successive rapine; 3 furti in abitazione commessi nel comune ebolitano a febbraio dello scorso anno; 11 furti di beni custoditi all’interno di autovetture in sosta, ad Eboli, Battipaglia e a Capaccio tra il dicembre 2016 e il marzo dell’anno successivo. I furti venivano posti a segno stando attenti a camuffarsi per bene al fine di evitare di essere riconosciuto, si travestivano, cercavano di mascherare l’accento, portavano un sacchetto da riempire con il bottino. All’esterno degli esercizi pubblici presi di mira c’era un complice che li attendevaper darsi alla fuga. Il modus operandi della banda era quasi sempre lo stesso. L’inchiesta è partita nel dicembre 2016, dopo l’arresto in flagranza di due persone. Da allora, gli inquirenti, attraverso attività tecniche, hanno raccolto elementi di colpevolezza a carico degli indagati. Individuata l’autovettura, la C3 “D&G”, gli investigatori hanno predisposto delle intercettazioni ambientali che hanno portato addirittura ad assistere in differita ai colpi posti a segno dalla gang. Dopo ogni furto la refurtiva veniva suddivisa direttamente in autovettura alla presenza dei figli minori. Ai ragazzini venivano ceduti i cellulari che riuscivano a sbloccare con grande abilità. Per i ragazzini quella merce veniva vista come dei regali. Le indagini hanno, così, disvelato l’esistenza di un gruppo criminaleche faceva base operativa ad Eboli, aveva disponibilità di armi e, ogni giorno, si dedicava alla commissione di reati contro il patrimonio. Molte delle testimonianze rese dalle vittime dei furti combaciava perfettamente con le identità degli attenzionati. In alcuni casi polizia e carabinieri sono intervenuti immediatamente dopo i furti recuperando e restituendo la merce e denunciando gli autori. In tal modo è stato possibile raccogliere il maggior numero possibile di elementi a carico degli indagati. A bordo della C3 venivano studiati i colpi da mettere in atto, ma anche commentati quelli già posti in essere con le relative difficoltà. Alcuni di essi non apparivano affatto intimoriti dal fatto di poter essere riconosciuti dalle forze dell’ordine. La sera del 19 febbraio del 2017 Vito maiale, convivente di Stefania Iula (sorella di Nicola) fu contattato dal titolare di un ristorante di Battipaglia. I due si accordarono di incontrarsi. Successivamente di accordarono per l’acquisto di generi alimentari proventi di furto. In alcuni colpi erano stati utilizzati anche le figlie minori che avevano il compito di fungere da palo (colpo all’attivitòà Grande Muraglia). I particolari dell’organizzazione a base familiare sono stati resi noti ieri mattina nel corso di una conferenza stampa tenuta dal procuratore Corrado Lembo il quale ha rimarcato l’importanza di avere sistemi di videosorveglianza efficienti. Spesso, infatti, la Procura è a conoscenza della presenza di telecamere ma poi scopre che le stesse non sono attive. La videosorveglianza offre un grosso contributo alle indagini.