Ad un anno esatto dalla scomparsa dell’Avvocato Rosanna Benvenuto Iannone, avvenuta il pomeriggio del 22 luglio 2016, verranno celebrate due messe in suffragio dell’amata Rosanna a Roma, questa mattina alle ore 8 a.m, presso la Chiesa di S.Maria della Mercede e S.Adriano , Via Basento 100 ed il giorno 27 luglio 2017 ore 18,30 p.m, presso la Cappella della Parrocchia San Mattia Apostolo, via Renato Fucini 285, la chiesa del quartiere d’origine.
Di Giulia Iannone
La mia pagina è bianca. Non trovo e non ho trovato fino ad ora le parole giuste per un ricordo che desideravo per lei non retorico, non consueto, non stereotipato. Tutte le frasi i pensieri e gli argomenti mi sembrano così inadatti, banali, insufficienti per celebrare una figura così bella complessa profonda toccante e sensibile quale è stata Rosanna Benvenuto, soprattutto mio madre. La mia penna non vola come al solito generosamente prodiga di trame decodificate dal nostro silenzio dell’anima. Dopo l’assenza, il vuoto, il distacco dalla frequentazione quotidiana, dall’incontro durato sette anni, tutto rimane chiuso dentro di me per sempre come sigillato e avidamente conservato nel tempio della mente. Ho visto mancare mia madre, forse, due volte. L’ho vista partire per un viaggio misterioso da cui pochi fanno ritorno. Disegno divino, destino, casualità non so e non oso dirlo nella mia infinita pochezza umana , tutto così incomprensibile imperscrutabile ed inatteso. Sentimenti umani si sono alternati nella vasta gamma di colori e di moti interiori: prima la speranza, lo sconforto, la devastazione, la rabbia, l’accettazione profonda di una esistenza in penombra, un chiaroscuro dominato dal buio con qualche piccola e flebile impronta luminosa, a volte chiara a volte soffusa, più spesso sospesa. Per sette anni ho intessuto un dialogo con la mia “altra madre”, simile ad un addio costante quotidiano, lungo, interminabile e fuori dallo scorrere del tempo ordinario. Vivere nell’addio in una altra dimensione, un altro spazio, luogo, valore del tempo. Ogni nuovo giorno, senza tempo e riferimenti usuali, un regalo di Dio. Ho visto questo essere coraggioso rinascere da capo, ricominciare dall’inizio, a camminare, parlare, mangiare, scrivere, disegnare, ma non ad amare, quello in ogni sua sembianza assunta, non ha mai spesso di farlo e trasmetterlo. L’ho vista perdere ad uno ad uno i suoi ricordi, i suoi pensieri, i suoi riferimenti. Una lotta quotidiana per esistere aggrappata alla roccia della vita, crisalide prigioniera del corpo. Finché non mi ha più riconosciuta, finché è diventata, solo nel corpo, immobile fragile incapace di parlare. Questo nella percezione più tangibile e materiale di una immagine esteriore, che sapevo non essere l’unica ma sicuramente la più osservabile ad un primo impatto, almeno visibile. Il suo mondo interiore, il suo dolore, la sua essenza dallo sguardo, il suo sentire la sua comprensione di noi, non mi è ancora al momento possibile spiegarlo. Io l’ho vista svanire piano piano come l’arcobaleno appena evapora l’acqua piovana. Un attimo, e poi è svanita, come un soffio di vento. Quel 22 luglio 2016 così è stato per me: e non è stato possibile più trattenere l’arcobaleno con noi. E’ per questo che non riesco a scrivere nulla di celebrativo e grandioso su questa intollerabile pagina bianca. Eppure dovrei e vorrei tanto perché tutto quello che sono anche se infinitamente piccola , che sento, percepisco, ammiro me lo ha insegnato, ispirato, suggerito, motivato e mostrato lei. La pagina può rimanere bianca ed assolutamente intonsa perché mia madre è e ci sarà sempre in ogni mia azione, in ogni mia opera, perché la luce nelle cose ed in questo mondo ce l’ha messa lei. Lei è ed è stato il motore di questa vita attraverso il suo gesto di primo infinito amore che è stato quello di mettermi al mondo. Lei è con me dentro di me accanto a me in ogni gesto che compio, che faceva lei prima di me. E’ stata lei ad affacciarsi dentro di me in questo anno che è trascorso e si è resa tangibilmente presente nello scorrere delle stagioni e degli eventi di tutto un anno. C’era a Natale a Capodanno ed all’Epifania, il suo senso di giustizia e di verità non mi sono sfuggiti in occasione dei 25 anni dalla morte degli “eroi moderni” Falcone e Borsellino di cui mi avrebbe parlato ancora ed ancora e mi sono mancati i suoi lunghi discorsi il cui senso però non mi è totalmente ignoto, nell’imitazione di Cristo, è stata anche lei, col suo dolore salvifico, l’agnello pasquale; nei momenti di sconforto, debolezza e smarrimento ho sentito la sua mano sul capo, il suo bacio sulla fronte prima di dormire, a volte mi è pure parso di sentire lei chiamarmi, vederla portarmi la tazzina del caffè a letto, rassicurarmi prima di un esame, spronarmi a non mollare nel fallimento, ricordarmi di non studiare fino a notte inoltrata, di comprare il giornale perché bisogna conoscere ed essere informati, trovare a tavola una bella torta per il compleanno, una bustina piena di mele e carote col ciuffo per il mio cavallo goloso. I racconti estivi sull’infanzia, lo stupore per un alba o un tramonto ammirato insieme, gli occhi puntati al cielo il X agosto per contare le stelle cadenti, sorprenderci ad ammirare incantate la grazia di un volo di una foglia d’ottobre staccata da un ramo , le lacrime di commozione per la squadra italiana di salto ostacoli che vince a Piazza di Siena dopo 32 anni la Coppa delle Nazioni. Ecco, tutto questo 2017 l’ho visto e vissuto lo stesso, con lei. Quindi poso la penna. Non c’è niente da scrivere. Lascio sul tavolo la mia pagina bianca ed aspetto che la mia mamma “bussi alla porta dell’anima” , filtri come un raggio di sole nelle stanze buie del cuore, per continuare insieme a me il cammino della vita. A tutti coloro che l’hanno conosciuta amata, ammirata e stimata come amica, compagna di lavoro, conoscente, rivolgo lo stesso medesimo invito per continuare a ricordarla. Aprite il vostro cuore al suo ricordo, sarà lei a fare visita a tutti voi con la sua presenza invisibile, in memoria di ciò che avete condiviso con lei.