di Marta Naddei
Il suo già fragile e provato fisico non ha retto all’attesa di un posto letto che si liberasse per consentirgli di essere curato adeguatamente. G.P., quarantaduenne salernitano, è morto per arresto cardiocircolatorio alle 13.40 di martedì presso l’ospedale SanGiovanni di Dio e Ruggi d’Aragona. Era da tempo malato di Hiv e lunedì pomeriggio, dopo altri ricoveri nelle settimane passate, era giunto al Pronto soccorso del nosocomio di via San Leonardo con febbre molto alta e chiarissimi segni di una disidratazione in stato molto avanzato.
Immediatamente, i sanitari del primo soccorso del Ruggi gli hanno somministrato una cura reidratante. Da quel momento è cominciato il calvario fatto d’attesa del quarantaduenne di Salerno: il Ruggi ha a disposizione soltanto sei posti letto per il trattamento di una patologia complessa e particolare come l’Hiv. Posti letto che quando G.P. si è sentito male e necessitava di un ricovero urgente erano tutti occupati.
I medici dell’azienda ospedaliera universitaria hanno così cercato una soluzione alternativa che permettesse al paziente di accedere ad un trattamento adeguato in maniera tempestiva. Sono così cominciate le telefonate agli ospedali più vicini e specializzati nelle cure per Hiv. Ma dal “Cotugno” di Napoli, struttura di riferimento per questo tipo di terapie, dal policlinico partenopeo “Federico II” e dal “Moscati” di Avellino, sono giunte risposte negative. Per il quarantaduenne salernitano affetto da Hiv non c’era posto in nessuna delle strutture sanitarie regionali dedicate. Minuti interminabili di attesa che per quel fragile corpo, tormentato da una tremenda malattia, sono trascorsi come se fossero stati giorni. Le sue condizioni infatti hanno iniziato a peggiorare con il passare dei minuti, fino alle fatidiche 13.40. A quell’ora, un infarto ha fermato per sempre le sofferenze di G.P.
La direzione generale del San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona ha disposto il trasferimento della salma nel reparto di Tanatologia, dove resta a disposizione dell’autorità giudiziaria. Il medico di turno, infatti, ha provveduto ad allertare i carabinieri, mentre la dirigenza aziendale ha disposto una azienda interna per ricostruire il percorso clinico del 42enne.