Di Adriano Falanga
Questo ricorso s’ha da fare, ne è sempre più convinto Pasquale Aliberti, dopo aver letto e riletto il decreto di scioglimento con le motivazioni edotte dal Prefetto Salvatore Malfi, sintesi dei sei mesi di lavoro della commissione d’accesso e specchio anche dell’inchiesta giudiziaria condotta dalla Procura Antimafia di Salerno. Ricorreranno al Tar l’ex sindaco e i suoi fedelissimi. Secondo l’ex primo cittadino nella relazione prefettizia vi sono palesi errori o quantomeno incongruenze che necessitano per forza di cose una rettifica. Aliberti ha preso la decisione assieme ai suoi, al momento si cerca di completare il quadro difensivo e individuare il legale o i legali che presenteranno l’esposto al Tribunale Amministrativo. Ricorrere contro lo scioglimento è certamente possibile, a spese dei ricorrenti però. Si pensa alla richiesta di un risarcimento danni da devolvere a favore della città, per i danni di immagine ricevuti. Perno principale su cui Aliberti fonda il suo ricorso, è la contestazione di essere, o di essere stato, vicino al clan Matrone. Tramite la sua pagina social, l’ex sindaco presenta le sue tesi difensive. <<Non ho mai svolto visite mediche alla società l’Eternità di Scafati né visite mediche alla società Infinito di Boscoreale, entrambe si occuperebbero di trasporto funebre (e ritenute espressione del clan, ndr) Ho svolto attività di medico per la società Infinito, invece, per un importo di 60 euro annui ma trattasi di altra società in quanto si occuperebbe di sanitari e giocattoli>>. Quanto al manifesto elettorale presso un deposito dell’azienda di trasporti legata al clan Matrone, secondo gli inquirenti prova dell’appoggio elettorale avuto in occasione delle provinciali 2009, Aliberti ribatte: <<È possibile che io abbia chiesto appoggio a quel clan, a maggio del 2009, proprio nel mese in cui, con delibera di consiglio comunale eseguivamo l’acquisizione al patrimonio comunale di un bene di colui che viene considerato nella relazione braccio destro del boss? Un danno di circa trecento mila euro al clan in cambio di voti? E quale valore hanno le intercettazioni telefoniche dei Ros in cui mi vengono fatte minacce di sangue?>>. Quanto alle gare: <<Anche in merito agli appalti nella relazione il Ministro parla di influenze del clan Matrone nell’agro. Le gare a cui si fa riferimento furono tutte prontamente annullate e mai aggiudicate perché, a seguito dei nostri controlli presso la Prefettura, le imprese avevano irregolarità al certificato antimafia: cosa dovevamo fare di più?>>.
Ancora l’esproprio di piazzetta del Gesù a Vincenzo Nappo per costruire il centro sociale San Pietro è al centro di un’altra tesi difensiva di Aliberti. <<Premesso che il tenente (Antonio Cavallaro, citato dall’ex comandante Alfredo D’Ambruoso, ndr) di cui si parla nella relazione del Ministro è persona perbene e ha sempre svolto la stessa mansione prima che diventassi io sindaco, al di là delle parentele, proprio con la mia amministrazione abbiamo eseguito l’acquisizione al patrimonio comunale di un bene di proprietà di colui che viene individuato braccio destro di uno dei 30 latitanti più pericolosi d’Italia. Questo dopo che i precedenti sindaci non avevano fatto l’esproprio per realizzare il Centro Sociale>>. Poi non manca anche una difesa in favore della segretaria generale Immacolata Di Saia, fresca di “benservito” da parte della triade commissariale. La Di Saia andrà via entro Aprile come da tempistica di legge, al suo posto un professionista di classe minore, in quanto i commissari hanno deciso di “pescare” nell’elenco dei segretari idonei per comuni fino ai 65 mila abitanti. << Non era indagata nel procedimento che riguardò il sindaco di Casapesenna (scarcerato dopo una settimana dal Tribunale), non era segretaria comunale a Battipaglia, come lo stesso dirigente dell’area di assetto del Territorio, quando il comune è stato sciolto per camorra (trattasi sicuramente di errore umano). Era invece segretaria comunale con diverse gestioni commissariali, ultima delle quali a San Marzano con il Prefetto f.f. dott. Forlenza, di Salerno, colui che ha chiesto accesso al comune di Scafati, che la chiese a scavalco proprio quando io ero Sindaco, credo per le sue capacità>>.
Ex COPMES, POLO E PRESUNTI CAMORRISTI IN COMUNE
Sul Polo Scolastico: <<il Ministro parla di interdittiva antimafia dell’impresa sanata solo dal Tar, di denunce fatte dal consigliere di opposizione, quello del Centro Commerciale (Mario Santocchio, ndr) e di tentativi di sbloccare i pagamenti a favore dalla impresa (ad opera di Nello Aliberti, ndr) Mai questi pagamenti sono stati sbloccati, mai l’impresa ha avuto irregolarità sul certificato antimafia, per non rispetto del capitolato di gara abbiamo fatto pagare una penale di 400 mila euro Dovevamo anche ammazzarli?>>. Ex Copmes: << Nella relazione il Ministro parla di una impresa, il cui titolare, a distanza di oltre tre anni dell’appalto sarebbe stato arrestato per presunti rapporti con la camorra. Una impresa che tra l’altro non aveva e non avrebbe eseguito neppure un euro di lavori in quest’opera. Premesso che la gara d’appalto fu eseguita da componenti del Provveditorato alle opere pubbliche, lo stesso di cui faceva parte un componente della commissione di accesso, premesso che, pur davanti ad un ricorso al Tar dell’impresa arrivata seconda, vi fu parere positivo per il comune, quali responsabilità abbiamo? Dovevamo essere veggenti? L’appalto sarà adesso revocato?>>. Aliberti si sofferma anche sulla presenza dei due pluripregiudicati negli uffici comunali, oltre l’orario consentito al pubblico e con la commissione d’accesso già insediata a Palazzo Mayer. << I due presunti esponenti della criminalità, come nella relazione del Ministro, interrogati dagli organi inquirenti hanno chiarito che erano al comune, uno in qualità di titolare di borsaLavoro per ex detenuti e l’altro per vicende amministrative personali. L’unico errore è stato quello di far accedere fuori orario, in questi anni, il pubblico, senza prestare maggiore attenzione>>.
NAPPO JR: Aliberti usa il nome di mio padre come scudo
<<Pasquale Aliberti usa il nome di mio padre come scudo alla sua lotta per la “legalità”. Ribadisco che l’acquisizione dell’area è stata fatta a causa di un abuso edilizio>>. Così Giacomo Nappo, figlio del citatissimo “braccio destro” di Franchino Matrone, Vincenzo Nappo (in foto). Perno centrale su cui Aliberti fonda il ricorso al Tar è l’esproprio del terreno in località San Pietro, dove il Nappo costruì, abusivamente, una piazzetta pubblica. Nappo, è ritenuto dagli inquirenti “contiguo” al clan Matrone. Secondo l’ex sindaco se ci fosse stato un accordo elettorale con il clan, non avrebbe potuto mai realizzare il centro sociale in quel terreno. Secondo il tribunale del riesame di Salerno però, che ha concesso gli arresti nei riguardi di Pasquale Aliberti, a smontare questa tesi è stato il pentito Alfonso Loreto. <<Loreto afferma che Nappo Vincenzo non c’entra più niente col gruppo dei Matrone che sta nascendo del quale farebbero invece parte Matrone Antonio (Michele), Alfano Carmine, Adini Marcello, e qualcuno degli “Annunziata” come Luca Merolla, Izzo ecc…>>. Non solo, secondo i tre giudici: <<appare ben strano che chi si dichiara avversario della camorra accetti che la propria consorte faccia un comizio elettorale in casa di Ridosso Anna, sorella del camorrista Salvatore, ucciso nel 2001 e di Ridosso Romolo, mandante di diversi omicidi. Del pari strano che accetti di cenare anche con il Ridosso Luigi e la moglie, delle cene elettorali di cui parla anche Ridosso Andrea>>. Quanto alla proprietà su cui oggi sorge il centro sociale, nel novembre 2014 fu sempre Giacomo Nappo, a fornire una sua spiegazione, tramite una lettera pubblica. <<L’area non fu confiscata perché mio padre è un camorrista, ma semplicemente il Comune ha fatto, com’è giusto che sia a chi commette un abuso edilizio, un’acquisizione gratuita dei beni>>. La procedura di esproprio fu iniziata dal centrosinistra nel 2003 ma mai portata a termine, siccome però si rischiava di perdere i finanziamenti, il Comune preferì portare avanti l’acquisizione per abuso edilizio, che permise il passaggio del terreno a costo zero e la demolizione in danno ai Nappo. <<Il Consiglio di Stato ha stabilito che la procedura di acquisizione gratuita era stata una forzatura da parte del comune stabilendo che il Tar di Salerno dovesse quantificare i danni arrecati a danno di mio padre – prosegue Nappo jr – Ad oggi aspettiamo un incontro con il Prefetto Basilicata prima di procedere per vie legali in modo da trovare un accordo con il comune ed evitare maggiori esborsi da parte sua e un risparmio per noi cittadini>>. Secondo il Consiglio di Stato Nappo, indipendentemente dall’opera pubblica che il comune voleva realizzare, aveva il pieno diritto di proprietà di quel terreno e poiché era in regola con il Piano Regolatore vigente, aveva il diritto di ottenere il permesso a costruire in sanatoria. Giacomo Nappo, sempre nella lettera pubblica del novembre 2014, scrisse anche che Aliberti usufruì di una loro proprietà quale sede di comitato elettorale per una sua campagna elettorale. Episodio poi chiarito dall’interessato: <<locali che mi furono proposti quale sede logistica vista la posizione centrale, e che ho regolarmente pagato>>.